Sarebbe ridicolo, se non fosse penoso, l’esito della improvvisa, paradossale e improvvida “convergenza” tra Città Democratica che fa capo a Gravagnuolo e Fratelli d’Italia che fa capo a Cirielli, che ha tenuto banco, nelle ultime settimane, nei santuari della politica cavese in previsione delle prossime elezioni amministrative di maggio.
Pensare di poter far confluire in un solo raggruppamento le diverse e opposte esigenze di due schieramenti tanto diversi tra loro, ciascuno dei due avendo già ben definito l’iter procedurale e avendo già designato il proprio candidato alla carica di prossimo Sindaco, era non solo improbabile, ma illusorio; e meraviglia che i “volponi” della politica cittadina non abbiano pensato a ciò.
Poteva essere mai ipotizzabile, ad esempio, che Città Democratica rinunciasse, in virtù di non si sa quali vantaggi, alla candidatura di Stefano Cicalese, oramai da mesi annunciata e tenacemente, e legittimamente, perseguita dallo stesso Cicalese, già da mesi impegnato nella sua campagna elettorale?
Poteva essere mai ipotizzabile, nell’altro schieramento, che fratelli d’Italia rinunciasse alla candidatura di Renato Aliberti, più defilato di Cicalese, ma anch’egli già impegnato nella corsa alle elezioni?
Entrambi i candidati sono persone serie e mature: cosa avrebbe pensato l’elettorato se uno di essi, in virtù di un “matrimonio” papocchiato, deciso non si sa da chi e perché, avesse rinunciato alla candidatura?
Quale credibilità avrebbero avuto entrambi nei confronti della città e in occasione di ulteriori future competizioni?
Quale credibilità avrebbero avuto i due candidati, se uno di essi avesse rinunciato proprio in virtù di quel matrimonio, “imposto” dai non tanti occulti “manovratori”, a fronte del quale c’è poi stato il prevedibilissimo “non s’ha da fare” di manzoniana memoria.
Tutto ciò la dice lunga sulla serietà degli schieramenti, delle persone che li guidano e li rappresentano, di quelle che li manovrano e li condizionano, nonché di quei candidati che poi si “scandidano” per poi ricandidarsi.
Ma è serio tutto ciò? Già lascia perplessa la constatazione che una città di circa 55.mila abitanti, la seconda della provincia di Salerno, fiore all’occhiello della stessa anche per le tradizioni e l’amenità del luogo, esprima una tanto frastagliata compagine politico/amministrativa; innumerevoli schieramenti, più di dieci candidati (oramai si è perso il conto).
A ciò si aggiunge il balletto dei candidati. Ma ci rendiamo conto della tristezza dello scenario?
Ma qualcuno ha pensato che i cittadini vorrebbero valutare un programma almeno a breve/medio termine per la città, che indichi soluzioni alle vere emergenze che affliggono la popolazione, senza voli pindarici e profonde e dotte dissertazioni su argomenti che le competenze locali non possono affrontare, ma con idee concrete su quei problemi che il Comune può e deve affrontare, perché ne ha la competenza, perché ne ha le risorse, a condizione che abbia prima di tutto la volontà politica di farlo, e poi gli uomini giusti.
All’elettore cavese non interessa se Città Democratica si coalizza con Fratelli d’Italia, o se Cettina Capuano riceve il sostegno di Sel, o se il CUC rimane negli attuali locali o trasloca altrove: all’elettore cavese interessa sapere quale programma abbia il singolo candidato, quali saranno le priorità, quali saranno le soluzioni e entro quanto tempo saranno realizzate!
Ma i candidati si rendono conto di questo? Vogliono decidersi a scendere dall’Olimpo delle raffinate (si fa per dire!) alchimie politiche e partitiche per stare vicini alla gente, discutere con essa, parlare e capire i problemi quotidiani?
C’è da sperare che in questo lasso di tempo che ci separa dalle ormai imminenti elezioni qualcuno di questi “cervelloni” la smetta di parlare solo del male fatto da Marco Galdi e dalla sua amministrazione, per dire il bene che vorrebbe fare alla città ed ai cittadini?