Cava de’ Tirreni, il silenzio sull’ammanco nelle casse del Comune: la Città non deve sapere!?
La politica ha fallito. Inutile girarci intorno. E il rischio maggiore è che quasi certamente fallirà ancora. Anche con i prossimi amministratori. Per quanto migliori potranno essere. Ammesso che poi lo siano per davvero
A quasi un mese di distanza, tutto è avvolto nel più assoluto silenzio. Parliamo della notizia dell’ammanco di poco meno di due milioni di euro dalle casse del Comune. E’ comprensibile che ci sia del riserbo in ragione delle indagini in corso da parte delle autorità inquirenti. Tuttavia, l’impressione è che nel palazzo ci sia una volontà di tenere nascosta questa vicenda, cercando di farla andare nel dimenticatoio. In altre parole, il sospetto è che le indagini in corso siano la scusa, l’alibi, per tacitare uno scandalo che forse non coinvolge affatto solo un dirigente comunale.
E’ singolare, poi, che la Commissione comunale Controllo e Garanzia si sia tenuta a porte chiuse. Non solo. In quella sede, infatti, per quello che si è riuscito a sapere, sembra che non sia stata fornita alcuna informazione aggiuntiva rispetto a quanto già si sapeva e reso noto dalla stampa.
Insomma, sembra proprio che sia stato siglato un patto per il silenzio e la reticenza. Alla faccia della trasparenza di cui ad ogni piè sospinto ci si riempie la bocca.
Non è meno singolare, anzi, forse è assai grave, che dopo tutto questo tempo non si sia tenuta una seduta del Consiglio comunale. In altri tempi e con altri amministratori comunali, questo non sarebbe accaduto. Quale, infatti, la sede più appropriata per una informativa e un dibattito su un episodio cosi rilevante, controverso e oscuro?
Sì, perché forse a qualcuno sfugge che il parlamentino cittadino è l’organo rappresentativo dei cittadini. E dove, se non in Consiglio, e non dai giornali, possono essere fornite all’opinione pubblica cittadina le notizie, le informazioni ufficiali su quanto accaduto? Certo, quello che è possibile dire, in ragione delle indagini in corso. Altra cosa, però, è il silenzio che finora si è visto.
Forse, volendo essere benevoli, i nostri amministratori comunali hanno a cuore le coronarie dei cavesi? E’ possibile. I contribuenti metelliani potrebbero, infatti, essere chiamati a saldare il conto di questo presunto ammanco milionario dopo che da alcuni anni già vengono salassati per i conti comunali in rosso.
Forse, volendo essere invece malevoli, i cavesi vengono ritenuti tanto immaturi, dei veri bambinoni, da non dover essere adeguatamente informati? Peggio ancora, per evitare altri grattacapi e contraccolpi, i nostri governanti ritengono che sia meglio stendere un velo pietoso, anzi, una pesante coperta su un caso di cattiva gestione amministrativa che mina alla base la credibilità dell’istituzione comunale?
Sta di fatto che i contribuenti cavesi, quelli che con i loro soldini tengono in piedi la baracca, compresa la Metellia, hanno il diritto di sapere. Cosa? E’ facile. Quali saranno le conseguenze per il loro portafoglio? Al Comune come chiuderanno il prossimo bilancio consuntivo? E quali contraccolpi avrà da tutto ciò il piano pluriennale di riequilibrio finanziario?
D’altro canto, dopo tre anni di macelleria sociale che ha colpito tutti, dagli anziani dei centri di aggregazione ai giovani che fanno sport, dai commercianti tartassati a più non posso alla politica vessatoria dei parcheggi, i cavesi hanno o no il diritto di sapere in quale pozzo di San Patrizio vanno a finire i loro quattrini?
Non sappiamo quali siano i veri motivi di questa segretezza, che va ben oltre il dovuto. Il sospetto, come dicevamo prima, è che ci siano ben altre responsabilità che potrebbero coinvolgere finanche i piani alti della politica. In ogni caso, è assai strano se non del tutto impensabile che nessuno sapeva o non si sia accorto di questi mandati di pagamento incriminati, emessi, a quanto pare, a partire dal 2021. Resta da capire se ci sia solo una culpa in vigilando da parte di qualcuno o, invece, siamo in presenza di complicità più o meno diffuse? Anche perché c’è da capire a quale logica rispondono tutti questi mandati di pagamento, per un importo a quanto pare più che milionario, emessi a favore del Consorzio Farmaceutico? Ma le casse del Comune non piangevano e piangono tutt’ora miseria? Ad ogni modo, tutto questo lo appurerà l’autorità inquirente.
Nello stesso tempo, diventa sempre più incalzante la convinzione che la situazione sia molto più pesante e compromettente di quanto sia emersa fino ad oggi. In altre parole, quello che ci hanno fatto sapere potrebbe essere solo la punta dell’iceberg.
Un dato è comunque appurato e confermato. Il Comune di Cava de’ Tirreni versa in una situazione disastrosa. Quest’ultimo accadimento ne è la conferma. E’ un Ente che cade a pezzi. Sgovernato. Pieno di debiti. Con una struttura organizzativa al limite del collasso per i vuoti in organico. Una macchina comunale del tutto fuori dal controllo della politica. Da quanti, cioè, oggi la governano almeno sulla carta e dovrebbero guidarla, indirizzarla e vigilarla.
Chi, alle prossime comunali, erediterà il governo della città, troverà lo sfacelo. Non dovrà solo mettere i conti in ordine, ma rimettere in funzione una struttura comunale stremata e allo sbando. Impresa se non impossibile quantomeno assai improba. In una città, sia chiaro, che in questi anni è arretrata sotto tutti i punti di vista e che ogni giorno miseramente perde colpi e langue.
Siamo onesti. Diciamo le cose come stanno.
La politica ha fallito. Inutile girarci intorno. E il rischio maggiore è che quasi certamente fallirà ancora. Anche con i prossimi amministratori. Per quanto migliori potranno essere. Ammesso che poi lo siano per davvero. Anche se, vedendo gli attuali, non ci vorrà molto per fare meglio. In ogni caso, molto probabilmente potrebbero comunque fallire non per loro colpa o per i loro limiti, bensì per le macerie in cui indiscutibilmente si troveranno ad operare.
Per questa ragione, riteniamo che mettere almeno in carreggiata il nostro Ente Comune sia una inderogabile e prioritaria necessità. Nel contempo, siamo sempre più convinti che la migliore, auspicabile soluzione sia almeno un anno di commissariamento. Affidato, però, ad un alto ufficiale della Guardia di Finanza o, in subordine, dell’Arma dei Carabinieri.
In questa ottica, cosa aspetta l’opposizione per andare dal Prefetto a rappresentare lo stato di gravissimo degrado del nostro Ente comunale e a chiederne il commissariamento? La città non si può permettersi il lusso di aspettare gli esiti delle indagini delle autorità inquirenti, che richiederanno tempi ragionevolmente lunghi.
Il nostro Comune va bonificato. Subito. Non solo risanato finanziariamente. Soltanto dopo può ritornare la politica. Per il bene dei cittadini metelliani. E a tutela degli stessi dipendenti e dirigenti comunali, nella stragrande maggioranza persone perbene, alla mercé del tempestoso clima che si vive a Palazzo di Città che li costringe a lavorare senza paracadute alcuno.
In conclusione, o si azzera da subito il pallottoliere e si volta pagina per davvero o per questa nostra disgraziata città continuerà il calvario in tutte le sue declinazioni.
Buon Natale, comunque.