scritto da Anna Di Vito - 11 Novembre 2024 07:42

LIBRI & LIBRI A colloquio con Tonino Scala autore del giallo “Lo Sparatrappo”

La violenza di genere, è purtroppo una piaga sociale molto radicata. La presentazione del 25 novembre non è casuale anche se il libro diventa un pretesto per parlare d'amore

Oggi intervistiamo Tonino Scala, scrittore, giornalista, attivista, Segretario regionale Campania di  Sinistra Italiana – Avs, che il prossimo 25 novembre alla Mondadori di Nocera Inferiore, alle 18, presenterà il suo libro “Lo Sparatrappo”.

Partiamo da argomenti attuali. Persiste una scia di violenza e sangue infinita nel napoletano in un Far West di  sparatorie ed accoltellamenti tra giovanissimi, anche minorenni.
Responsabilità ascrivibili al degrado sociale e familiare?

Degrado sociale e responsabilità istituzionale le due cose vanno a braccetto. Nel napoletano, la violenza giovanile rappresenta il sintomo di un problema profondo e sistemico. Certo, le difficoltà familiari e il degrado socioeconomico giocano un ruolo, così come una cultura camorristica che sembra “normalizzare” la violenza tra i più giovani. Questa non è fatalità, non è il caso. È una realtà con cui fare i conti. Una realtà in cui gli spazi di crescita, di educazione, di protezione e di sostegno mancano o, peggio ancora, falliscono. Le istituzioni ci sono, forse, ma appaiono come miraggi, mentre le famiglie, quando presenti, restano impotenti, sopraffatte da un sistema che non offre alternative. E così, invece di accompagnare i ragazzi verso il futuro, ci ritroviamo a commentare vite già finite, progetti cancellati, sogni infranti.

C’ è di mezzo la cultura tardo camorristica? Oppure il governatore regionale uscente Vincenzo De Luca non ha sputo in due mandati, ed ora scalpita per il terzo, tenere sotto controllo una bomba sociale ad orologeria?

La verità è che bisognerebbe avere vergogna per ogni euro tolto agli operatori delle educative territoriali di tutta Napoli, mortificati, anonimi e umiliati. Tuttavia, il contesto istituzionale non è da meno: due mandati di governo locale, pur con molte promesse, non sono riusciti a risolvere né ad alleviare questa “bomba sociale a orologeria”. È evidente come i fondi, necessari per rafforzare le strutture educative e sociali sul territorio, siano stati insufficienti e spesso ridotti, lasciando gli operatori sociali abbandonati e senza risorse.

Non possiamo dire non ha voluto secondo te?

Ascrivere al governo regionale tutto ciò che sta accadendo sarebbe sbagliato. Sarebbe voler utilizzare quel becero populismo che lui stesso, il presidente usa. La vicenda è molto più complessa servono pensieri lunghi non risposte ad effetto. L’emergenza della violenza giovanile e della criminalità in alcune zone di Napoli è diventata una realtà ordinaria, una piaga che si è fatta quotidianità. La risposta non può essere sempre la stessa, non può essere l’appello retorico o la richiesta disperata di “maggior controllo”. Per dirla con Bufalino, servirebbe un esercito, sì, ma un esercito di maestri, di educatori, di figure che siano esempi, in questo mondo saturo di cattivi maestri. Perché in questa realtà siamo tutti colpevoli, tutti corresponsabili di una società che non riesce a offrire un’alternativa, ma non per questo assolti.

L’ attuale governo che promette tuttora rigore nella pubblica sicurezza perché dimentica questi angoli degradati del Paese? Cosa non può essere applicato del Decreto Caivano? Ritieni utile il Decreto Caivano? In quali parti non lo sarebbe?

Sulla questione della sicurezza e della promessa di “rigore”, il Decreto Caivano è stato pensato per intervenire nelle aree più vulnerabili. Tuttavia, il decreto rischia di essere una misura temporanea, efficace sul breve periodo ma limitata nell’impatto strutturale. Senza un forte investimento nell’educazione, nella riqualificazione urbana e nell’accesso a percorsi di crescita per i giovani, si rischia di curare i sintomi senza mai affrontare le cause. Solo creando opportunità reali e una rete di supporto forte, si potrà arginare il problema.

 

 

Tra i vari recente è un tuo ultimo parto letterario “Lo Sparatrappo” che avrò l’ onore di presentare a Nocera Inferiore alla Libreria Mondadori assieme all’ottimo saggista e giornalista Luigi Gravagnuolo. Successivamente faremo tappa a Roma, ma non spoileriamo tutto. “Lo Sparatrappo” è un giallo leggero e romantico, animato da visioni tutte NaplesStyle, ma tratta tematiche attualissime, in cui si inserisce anche la Violenza di Genere e la Violenza in genere. Non è un caso che a Nocera lo presentiamo proprio il 25 novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza di Genere. Secondo te è una piaga sociale estinguibile?

La violenza di genere, è purtroppo una piaga sociale molto radicata. La presentazione del 25 novembre non è casuale anche se il libro diventa un pretesto per parlare d’amore visto il protagonista di questo giallo atipico: è il giorno in cui il mondo riflette sull’urgenza di combattere ogni forma di violenza sulle donne. La violenza di genere è un problema che parte dalla mancata accettazione del progresso sociale e dall’incapacità di gestire il cambiamento nelle dinamiche familiari. Riconoscerlo è il primo passo per un cambiamento culturale profondo, ma servono interventi continui, educazione e sensibilizzazione, senza i quali l’obiettivo rischia di rimanere lontano.

Parte sempre da un’intolleranza dell’ emancipazione femminile ed in parte dalla non accettazione della possibile disgregazione familiare, che quando condotta con imperizia, dà luogo alle derive violente, che, attualmente, la cronaca ci racconta, sfociano anche nei reati familiari come i parenticidi, o i filicidi.
Cosa sta accadendo secondo te ai giovani oggi? Hanno scambiato la ribellione e l’ affermazione di sé per egoismo freddo e disumano o c’è dell’ altro?

Sulla ribellione dei giovani, sembra che il bisogno di “affermarsi” a tutti i costi e la cultura individualistica spesso degenerino in una mancanza di empatia e valori. Ma dietro questa superficie c’è spesso anche un disagio profondo, una mancanza di fiducia nelle istituzioni e una sensazione di abbandono. Quando i giovani non trovano percorsi formativi e sociali validi, il rischio di comportamenti estremi aumenta.

Le vittorie delle destre a livello internazionale ci raccontano una deriva culturale o un’abile intercettazione dei bisogni di pancia e delle recrudescenze represse di vecchi manierismi involuti?

La vittoria delle destre a livello internazionale evidenzia un cambiamento nei bisogni e nelle priorità di una parte della popolazione, ma anche una deriva culturale, un ritorno a valori che sembravano superati. Si tratta di una reazione che va compresa, poiché esprime un malcontento e una paura del cambiamento. Se la sinistra vuole essere un’alternativa, deve intercettare questi bisogni con una proposta inclusiva e convincente, rispondendo alle vere preoccupazioni delle persone, ma senza assecondare tendenze divisive.

Free lance, conosciuta con lo pseudonimo di Ripley Free. Giornalista, studi classici, comunicazione e cronaca di Inchiesta, scrittrice, addetta alla Comunicazione, esperta in giornalismo Investigativo. Autrice di opere di cronaca romanzata noir e thriller. Organizzatrice di eventi culturali. Attenta alle questioni sociali, alle minoranze, ai dimenticati delle istituzioni.

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