Cava de’ Tirreni, da Antonello Barretta l’appello ai cavesi per il rilancio della Città
Il documento-appello è il frutto del contributo e confronto dialettico con tanti amici, dei loro suggerimenti e indicazioni, delle loro aspettative, e l’uso della prima persona plurale è appunto la sintesi di un comune sentire di cui mi attribuisco l’onore di rappresentare
Riceviamo e pubblichiamo
Gentile Direttore,
Cava de’ Tirreni ha una storia cittadina e un tessuto culturale, economico e sociale da difendere e rilanciare.
Oggi più che mai è indispensabile richiamare tutti i concittadini a concorrere allo sviluppo della nostra Comunità.
E lo faccio, non da politico, ma da cittadino a cittadino, da genitore a genitore, con un invito per tutti a una partecipazione attiva e consapevole per costruire il bene comune ed il futuro dei nostri figli, a partire dalle fasce della popolazione più svantaggiate, dalle fragilità e disabilità.
Siamo chiamati a intraprendere una rivoluzione culturale che deve coinvolgere ognuno di noi, senza eccezioni, rifiutando logiche precostituite e guardando ad una Città nuova.
Diversamente continueremo ad essere spettatori non protagonisti con l’aggravante di non essere neppure legittimati ad elevare critiche e proteste, seppure meritevoli di apprezzamento.
Il documento-appello che mi onoro di sottoporLe è il frutto del contributo e confronto dialettico con tanti amici, dei loro suggerimenti e indicazioni, delle loro aspettative, e l’uso della prima persona plurale è appunto la sintesi di un comune sentire di cui mi attribuisco l’onore di rappresentare.
In ultimo, è utile informare che quanti convengono sul contenuto del documento possono manifestare la loro adesione anche collegandosi al link www.civicava.it dove, in forma riservata e non pubblica, potranno lasciare i propri recapiti al fine di poter essere invitati ad eventuali e successivi incontri di dibattito e confronto sui diversi temi riguardanti la città.
Nel ringraziare dell’attenzione, invio i più cordiali saluti.
Cava de’ Tirreni, 30 ottobre 2024
dott. Antonello Barretta
Il Cittadino al Centro
Appello alla Città per il rilancio di Cava de’ Tirreni
Cava de’ Tirreni, 30 ottobre 2024
Premessa
Con il presente documento ci rivolgiamo a quanti sono disponibili a scendere in campo in prima persona per offrire ai Cavesi l’opportunità di avvalersi di un’amministrazione fondata su un progetto e una visione di città condivisi, composta da persone competenti, dedite solo al bene comune, moralmente ineccepibili.
Tale amministrazione, se i Cavesi vorranno sceglierla, non potrà che segnare una netta discontinuità rispetto a tutte le esperienze del recente passato e del presente, indipendentemente dal loro ‘colore’ politico. Ciò senza condanne aprioristiche e/o ostracismi nei confronti di quanti in buona fede e con buona volontà hanno partecipato a tali esperienze.
Facciamo appello a tutti i Cavesi, indipendentemente dai loro orientamenti culturali e politici in senso lato, a unirsi a noi e ad arricchire il nostro progetto apportandovi idee, proposte e impegno personale.
La Visione del Futuro
Il governo della città, in questi ultimi anni, si è caratterizzato da un preoccupante appiattimento della politica sulle problematiche del palazzo e dall’abbandono di un dialogo organizzato e costante con i cittadini-elettori.
A ciò hanno negativamente contribuito da un lato le difficoltà in cui si dibatte la politica, dall’altro la modesta qualità delle idee nella gestione, nelle scelte e nella complessiva attività di governo dell’esecutivo municipale, peraltro assillato, assediato e ingessato da una pesante situazione debitoria.
Questi fattori di criticità hanno prodotto sempre più con maggiore frequenza dei corti circuiti nel consenso e nella condivisione determinando preoccupanti situazioni di scollamento tra palazzo e società civile, tra partiti ed elettorato, tra l’azione amministrativa ed il mondo della cultura, dell’imprenditoria, delle professioni e del lavoro.
In un simile contesto, la funzione primaria della classe dirigente che si propone per governare la Città dovrà necessariamente essere, ancor più rispetto al passato, quella di mostrare capacità di proiettare verso il domani le scelte del presente, nella convinzione che il futuro è il tempo per eccellenza della politica.
La visione del futuro, tuttavia, potrà realizzarsi solo attraverso l’operato di donne e uomini responsabili, competenti, appassionati, che segnino una discontinuità con le logiche asfittiche e improduttive del passato – e del presente – e posseggano valori comuni e condivisi e le capacità per costruire il domani.
E se è vero che ogni politica ha bisogno di una classe dirigente per essere attuata, è ancora più vero che classe dirigente non è solo quella dei partiti politici, ma anche quella dei professionisti, degli operatori dell’informazione, del mondo della cultura e delle arti, dell’imprenditoria, di ogni cittadino; occorre ripartire, quindi, dalla comunità, dalla società civile; non per negare la politica, ma per ricostruirla realmente come strumento democratico necessario per rappresentare le istanze e gli interessi di tutti per governare un percorso virtuoso di cambiamento.
Ripartire dalla Città
Il Comune rappresenta il centro della vita sociale ed economica di Cava de’ Tirreni ed è l’istituzione maggiormente percepita dai cittadini.
Il futuro della Città, quindi, dipende sempre di più dalla capacità di innovazione, dall’efficienza di chi governa la nostra Città, dall’ammodernamento e dall’efficientamento della struttura comunale, dall’attitudine a costruire il futuro, dalla capacità di attrarre i migliori talenti costruendo occasione di lavoro, ma anche di formazione e di ricerca.
A questo scopo è inderogabile che i valori professionali e morali presenti in città si mettano in campo con spirito di servizio, abbandonando la delega ad amministrare di fatto concessa ai partiti, con conseguente passività personale accompagnata spesso da mormorii critici e/o sfoghi sui social.
Una città, purtroppo, che tuttora langue e arretra. E perde in modo preoccupante residenti. Due numeri ufficiali. Il primo di gennaio del 2022 Cava de’ Tirreni contava 51.067 abitanti. Al 31 marzo 2023, invece, la nostra città contava 50.418 abitanti. In appena 15 mesi, dal primo di gennaio del 2022 al 31 marzo 2023 (ultimo dato ufficiale disponibile al momento) si contano 649 abitanti in meno. Cava ha perso poco meno di 50 residenti ogni mese. Più di uno ogni giorno. E il trend di decrescita continua a oggi in modo costante e irreversibile.
Altro che città che cambia e si sviluppa! E’ la prova provata di come stiamo perdendo colpi e siamo, di fatto, già sotto i 50 mila residenti, visto che a luglio 2024 la nostra Città, sebbene il dato non sia al momento ufficiale e certificato, ma più che attendibile, contava 49.993 abitanti.
Vero è che il calo demografico è un trend che riguarda l’Europa, l’Italia e in modo marcato l’intero Mezzogiorno, ma nella nostra Città esso è aggravato da concause strettamente locali.
Da diversi anni Cava sta, infatti, subendo un processo di arretramento sotto tutti i punti di vista, tanto da risultare ormai stravolta nella sua identità tradizionale, snaturata nella sua vocazione turistica, impoverita nella sua offerta culturale, svilita nella sua proposta commerciale, mortificata del suo folklore.
Non c’è un programma culturale e di eventi. Più che un dormitorio, la nostra città rischia di diventare un cimitero. Di sera basta allontanarsi di appena cento metri in linea d’aria dai portici per avere un silenzio spettrale, interrotto da qualche auto con lo stereo ad alto volume. Ciò a dimostrazione, d’altronde, di come la città sia fuori controllo e abbandonata a se stessa.
E il commercio?
Con un simile quadro, quale attività commerciale è nelle condizioni di non dover boccheggiare e non rischiare quindi di chiudere i battenti? Gli operatori del settore sono tutti in sofferenza e in pericolo.
Un disastro.
Certo, la nostra Città – se pure con grandi difficoltà –stringe i denti e, nonostante tutto, resta relativamente attrattiva.
La domanda che, tuttavia, non può essere elusa, è: fino a quando il nostro tessuto economico e sociale sarà in grado di riuscire a mantenersi a un livello adeguato?
Sia chiaro, la nostra Città ha ancora tutti i requisiti – e la “storia” – per essere protagonista di un futuro di rilancio e di sviluppo. Ha ancora i numeri per “fare rete” e promuovere il proprio territorio, sia in termini paesaggistici sia in quelli legati al patrimonio culturale e artistico.
La naturale “bellezza” del nostro territorio è stata arricchita dalle generazioni che ci hanno preceduto e dalle quali l’abbiamo ricevuta in eredità.
E questo, nonostante le criticità causate da uno sviluppo urbanistico incoerente e discutibile, che va dagli anni ’50 del secolo scorso al dopo terremoto, e dagli aggravi provocati dall’abusivismo edilizio degli ultimi quarant’anni.
A ciò si è aggiunta una visione miope della tutela del territorio, completamente scevra da un disegno programmatorio e organico, al quale altri enti e soggetti – con interessi del tutto confliggenti con i nostri – hanno imposto misure restrittive e vincoli illogici e castranti per lo sviluppo socio-economico. Vincoli che hanno sottratto risorse alla Città perché hanno contribuito a impedire la realizzazione di investimenti che gli operatori economici hanno preferito effettuare in altri Comuni vicini.
Per ora, nonostante tutto ciò, la valle metelliana continua ad avere le carte in regola per primeggiare in un contesto – anche ultraregionale – perché costituisce un sicuro riferimento per riacquisire la leadership perduta.
Quel che non torna, però, è lo stato in cui versa attualmente la città e che lascia assai preoccupati sul suo futuro.
Il Motore del rilancio: l’Ente Comune
Quella che abbiamo descritto è la Città, ma l’Ente Comune forse sta anche peggio: con una massa debitoria da smaltire nel tempo con il piano di riequilibrio finanziario pluriennale; con una struttura burocratica – un tempo fiore all’occhiello del nostro Comune – oggi deprivata di adeguate professionalità.
L’impressione, tuttavia, è che noi cavesi forse ancora non abbiamo piena consapevolezza dello stato di estrema sofferenza economico-finanziaria in cui versa il nostro Comune. Così come di tutto quello che ne consegue in termine di costi e di qualità nell’erogazione dei servizi, di promozione e sviluppo del territorio, di offerta culturale e turistica, di tutela e crescita del nostro tessuto produttivo, di qualità complessiva della vita nella valle metelliana.
Alcuni dati, impietosi.
Il personale del Comune a tempo indeterminato in servizio al 31 dicembre 2019 era di 413 dipendenti. Al 31.12.2020 è diminuito a 364 dipendenti. Al 31.12.2021 a 323 dipendenti. Al 31.12.2022 a 264 dipendenti. Al 30.9.2023, siamo a 249 dipendenti.
In sintesi, in meno di quattro anni il personale del Comune si è ridotto di ben 164 dipendenti. E a oggi sono ridotti in numero maggiore e così ancora per i prossimi mesi a venire!
Non solo. Molti di questi dipendenti, dagli uffici tecnici a quelli sociali, sono in regime di tempo parziale (part-time). Gli uffici sono in pratica sguarniti.
Un disastro che viene pagato soprattutto dai cittadini, che ricevono servizi sempre più ridotti e scadenti.
In concreto, un’ecatombe.
Inutile dire, ovviamente, che le incombenze e i compiti amministrativi e gestionali sono rimasti gli stessi, se non aumentati.
Anche per tutto ciò la Città è allo sbando.
La macchina comunale è sotto pressione, avvilita e confusa a causa dell’assenza di qualsiasi serio indirizzo politico e amministrativo; i conti del nostro Comune sono a dir poco disastrosi, nonostante il maquillage degli attuali amministratori.
Non è una frase fatta affermare che ci sono non poche macerie da rimuovere e che c’è molto da ricostruire.
Per queste ragioni, governare la nostra Città nella prossima consiliatura sarà una vera e propria sfida.
Questo perché i prossimi amministratori comunali troveranno – nella migliore delle ipotesi – la stessa situazione economico-finanziaria deficitaria, con tutti i limiti giuridici e gestionali che ne derivano. Chi sarà chiamato ad amministrare di qui a poco dovrà, prima di ogni cosa, avere la piena consapevolezza di trovarsi di fronte ad un impegno rilevantissimo, che presuppone grande senso civico, etica, responsabilità, competenza, determinazione, ma anche coraggio, visione e, perché no, fantasia.
I prossimi amministratori dovranno necessariamente possedere i predetti requisiti, essenziali per ripartire.
Altrettanto fondamentale è che di tanto diventino consapevoli tutti gli elettori-cittadini, che dovranno pretendere – e scegliere al momento del voto – amministratori capaci e competenti e non chi proverà ancora una volta a incantarli con le solite promesse che non potranno essere mantenute, offendendo la loro intelligenza e approfittando della loro buona fede.
In breve, occorre convincersene: non solo è finito il tempo delle vacche grasse, ma anche quello dell’approssimazione, della sciatteria etica, dell’opacità delle azioni, dell’incompetenza amministrativa, della disonestà intellettuale.
Servirà, quindi, una squadra di amministratori di alto profilo.
Occorrerà essere portatori di un’etica del dovere, del sacrificio, dell’impegno, del lavoro.
Rinnovo del Consiglio comunale e della Politica
Nello scenario appena descritto, dovrebbe apparire scontato che alle prossime elezioni comunali ai cittadini cavesi non bisognerà promettere nulla se non la propria totale, leale e incondizionata dedizione alla causa.
E sarà indispensabile promuovere un diverso rapporto con la cittadinanza, fondato sulla collaborazione, sulla partecipazione, sulla condivisione; occorrerà – come detto – risalire la china e tutti dovranno essere chiamati a dare il proprio contributo.
Mai come adesso è attuale l’invito rivolto ai suoi concittadini da John Fitzgerald Kennedy nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca: “Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”.
Prima di tutto, però, dovrà essere la politica a dare l’esempio e a fornire prove di concreta testimonianza in tal senso.
Gli attuali schieramenti, le forze politiche partitiche e civiche presenti in Consiglio comunale o solo in città, saranno capaci di assolvere siffatta mission?
In un simile contesto, riteniamo che non si tratta affatto di negare la politica, ma piuttosto di esaltarla nella sua manifestazione più alta. Sarà necessario, quindi, uno sforzo comune per alzare l’asticella dell’impegno, quale conseguenza di un rinnovato e profondo senso civico.
Va sottoscritto – quindi – un patto per il buongoverno con i Cittadini, per creare le condizioni di un ricambio significativo del personale politico in termini di qualità umane, capacità politica e competenze professionali.
Per suggellare regole di governo funzionali alla corretta, oculata e trasparente gestione della res pubblica.
Per dare centralità al cittadino, favorendo la sua partecipazione e condivisione al governo della città.
L’Appello al buongoverno
E’ con questo spirito che va rivolto un appello al buongoverno indirizzato alle forze politiche cittadine, ai movimenti civici, alla società civile nelle sue diverse articolazioni, alle singole persone, alla città nel suo insieme, nella prospettiva di una palingenesi politico-amministrativa.
Un appello che deve necessariamente partire dal processo di selezione del personale politico, il quale non può che essere eticamente responsabile e fortemente motivato. Oltre che, nel limite del possibile e nel rispetto delle competenze di ciascuno, portatore di valori di solidarietà e di ideali democratici nel solco del dettato costituzionale, escludendo quanti si caratterizzano per linguaggio e modalità estremistiche o sono animati da deleterie nostalgie politiche autoritarie.
Un appello a segnare una discontinuità rispetto all’attuale gestione politico-amministrativa, chiedendo a quanti sono stati direttamente o indirettamente responsabili di questi ultimi anni di consiliatura comunale di accompagnare questo processo di rigenerazione politica e di rilancio della città non necessariamente da protagonisti in prima fila. Ciò in ragione di comprensibili ragioni di opportunità politica e credibilità del progetto.
Allo stesso modo, il medesimo appello va rivolto ai partiti, nessuno escluso, a non insistere in un protagonismo invasivo e predominante, bensì ad avere un atteggiamento di apertura e di attenzione, collaborativo e dialogante.
Un appello a dire no alla polverizzazione dell’offerta elettorale con la presentazione di liste acchiappavoti e personalistiche, prive di qualsiasi qualità, che sviliscono la credibilità della politica e delle istituzioni comunali.
Un appello a fissare regole chiare per la definizione della compagine amministrativa.
Prima regola: il decisore principe delle scelte è il Consiglio Comunale, rispetto al quale Sindaco e Assessori sono ‘esecutori’ delle scelte. La città, nelle sue articolazioni ideali, territoriali – frazioni, periferie, centro – e degli interessi si riflette nel Consiglio Comunale, che deve riappropriarsi delle sue funzioni istituzionali. Non più Sindaci e Assessori che decidono e Consiglieri che alzano la mano, tutt’al più proponendo emendamenti. Il rapporto va invertito, il Consiglio Comunale che indirizza e la Giunta che ne mette in atto gli orientamenti.
Seconda regola: l’amministrazione, in tutte le sue articolazioni – Sindaco, Giunta, Consiglio Comunale, Dirigenza – dovrà acquisire e sollecitare la partecipazione diretta dei cittadini, avvalendosi anche delle opportunità offerte dalla digitalizzazione degli strumenti di comunicazione. Il Sito Web del Comune sia un ‘portale della partecipazione’ e si adottino strumenti di ‘ascolto’ della città quali i referendum locali, realizzabili a costo zero con il voto online dei cittadini.
Terza regola: gli assessori siano scelti realmente e con piena autonomia dal Sindaco sulla base di requisiti quali la competenza, l’esperienza, l’autorevolezza e l’eticità, e presentati in larga parte prima del voto.
Un appello nell’impegnarsi, al di là di quanto statuito dalla norma, a garantire concretamente al prossimo primo cittadino l’autonomia politico-amministrativa che gli deriva dalla dignità istituzionale del ruolo e dalle responsabilità che esso comporta, in altri termini, un primum inter pares e non sotto costante ricatto politico, ma neanche un uomo solo al comando.
Una leadership, in conclusione, piena e induscutibile del primo cittadino non solo per assicurare una guida stabile e certa, ma anche come elemento di garanzia della collegialità dei processi decisionali e di equilibrio fra le varie componenti istituzionali (assessori, consiglieri, partiti) che vi concorrono.
L’Appello per un Programma di Ampio respiro e di Qualità
La politica deve prima di tutto essere sogno, speranza, visione del futuro. E deve dare centralità ai cittadini. Alla loro partecipazione. Al loro contributo di idee o anche solo di istanze, interessi, bisogni. Quando manca tutto questo si cade nel nulla.
La città, d’altro canto, ha bisogno di un’iniezione di fiducia. Almeno per svegliare dal torpore mortale la bella addormentata. Per tentare di risvegliare le coscienze dei cittadini metelliani. Per far riaffiorare in loro l’orgoglio di essere cavesi. Eredi di una cultura, di una storia e di una tradizione secolare. Custodi di un patrimonio di civiltà da tutelare e da lasciare alle future generazioni, piuttosto che essere mandato alla malora come in questi ultimi anni.
Per questo, appare necessario e indispensabile voltare pagina. La città su questo non ammette ambiguità. Vuole chiarezza. Vuole respirare aria nuova, non inquinata dalla gestione del potere e dal poltronismo famelico e familistico di questi ultimi anni.
E più ancora vuole un progetto di città proiettato per almeno i prossimi venti anni. Vuole delle idee forti e chiare. E con delle direttrici di marcia certe, innovative, credibili e realizzabili almeno nel medio e lungo termine.
In quest’ottica, va data centralità ad alcuni temi.
- Primo fra tutti, quello rappresentato dalla cultura, dalla scuola e dalla formazione, nella convinzione che un’offerta culturale di qualità può e deve costituire uno dei principali volani di sviluppo di un territorio che ha il privilegio di avere un contesto storico e architettonico invidiabile e invidiato nell’intero contesto regionale. L’offerta culturale, infatti, ha le potenzialità per promuovere e andare in sinergia con il turismo, il commercio, l’artigianato, la ristorazione e in generale con i servizi dell’accoglienza. In quest’ottica, la necessità di una diversa politica sul ruolo e l’utilizzo di alcuni contenitori, primi fra tutti l’ex Mediateca e il Complesso Monumentale di San Giovanni, oltre che ridare decoro e una rinnovata funzione alla Biblioteca comunale in sintonia con la sua mission
- Deve ritornare al centro dell’attenzione il ruolo e la vita delle nostre frazioni. E’ in gioco, infatti, la qualità della vita tanto del centro urbano quanto delle stesse realtà frazionali. Allo sviluppo centripeto avuto negli ultimi decenni del secolo scorso dalla nostra città, occorre gradualmente avviare una serie di scelte in direzione opposta, in altre parole, dal centro verso le frazioni. L’obiettivo è riequilibrare il territorio metelliano, alleggerire la pressione sul centro urbano e dare una nuova prospettiva alle frazioni. Queste ultime, infatti, devono nel tempo ritornare, nel limite del possibile, a essere entità vive e autonome, con servizi, adeguate infrastrutture, attività socio-culturali e ricreative, promuovendo le realtà del territorio, a partire dal mondo associazionistico e dalle parrocchie. E lo stesso vale per la periferia cittadina, che comprende quelle realtà intermedie tra centro e frazioni, che rischiano di perdersi nel più totale anonimato sociale e culturale. Per questo si propone una delega assessoriale alle frazioni e alle periferie al fine di programmare interventi e azioni con una visione organica e ragionata.
- Un tema che merita assolutamente una particolare rilevanza è l’ambiente, il quale riguarda non solo la tutela del territorio, la difesa del suolo e il fermo al suo consumo (agevolando al contrario la rigenerazione urbana e edilizia), la cura e l’implementazione delle aree verdi, ma anche la mobilità e viabilità urbana (e quindi anche i trasporti pubblici), che incidono fortemente sulla qualità della vita e sull’inquinamento atmosferico e acustico. Allo stesso modo, il tema ambientale è strettamente connesso a quello della gestione dei rifiuti solidi urbani. Per queste ragioni, vanno rivisitati ruoli e mission della Metellia Servizi, che non può surrettiziamente assolvere il ruolo di esattore e cassaforte del Comune. Al contrario, va rivista la politica sulla gestione della sosta, con l’alleggerimento del peso posto a carico delle famiglie e dell’economia cavese. Alla stessa stregua, va rivista la raccolta dei rifiuti, dovendo decisamente puntare in prospettiva alla riduzione dei costi a carico dei cittadini, alla tariffazione nonché all’obiettivo di “rifiuti zero e riuso”, nell’ottica virtuosa di meno rifiuti, più recupero e riciclo.
- Non meno importante è l’esigenza di affermare il modello dell’amministrazione condivisa per la cura dei beni comuni. Dare spazio alle attività di cura dei beni comuni significa non solo migliorare concretamente la qualità della vita, ma anche rafforzare i legami di comunità, a mantenere alto il senso di responsailità e di appartenza, nonché di coesione sociale. In quest’ottica, se il Comune deve promuovere e realizzare quella che viene chiamata la “società della cura”, alla società civile proponiamo di fare un passo avanti. Se è comprensibile e giusto, infatti, che i cittadini pretendano dalla pubblica amministrazione risposte tempestive ed efficienti, ma nessuna istituzione può garantire ordine, pulizia, tranquillità e buone relazioni sociali, se viene a mancare il rispetto delle regole e dei beni pubblici e se prevalgono la maleducazione e l’indifferenza. Da qui, la proposta di sviluppare una formula di “cura condivisa” dei beni comuni, con la valorizzazione politica ed economica della loro cura, non tanto e non solo per manutenere l’esistente, ma per migliorarlo, trasformarlo e svilupparlo nella prospettiva di contribuire al rilancio della città dando vita a un Patto tra cittadini e Comune.
- Non può essere assolutamente negata la centralità al tema della solidarietà che interseca quelli socio-sanitario e della pratica sportiva. La tradizione della nostra città ci ha sempre visto all’avanguardia nelle politiche sociali. E’ un’eredità che va preservata e sviluppata garantendo al meglio i servizi per gli anziani, i minori e i disabili, ma anche contrastando concretamente la lotta alle nuove povertà e alle emarginazioni vecchie e nuove. In ambito strettamente sanitario non può che restare in primo piano l’attività e il destino del nostro ospedale, ma il Comune, assieme all’ASL, dovrà incrementare la medicina sul territorio realizzando un concreto ed efficace collegamento tra servizi ospedalieri e territorali, nonché assicurare una sempre maggiore integrazione tra sociale e sanitario. Infine, lo sport, formidabile strumento di relazione, dialogo e inclusione, oltre che una delle più efficaci pratiche educative, anche per prevenire e contrastare il disagio e la devianza giovanile. Un elemento essenziale, quindi, per la crescita di una comunità forte e sana, fondata su valori e regole. Da qui, la necessità di individuare il modo per far sì che i nostri giovani possano utilizzare nuovamente le strutture sportive comunali escogitando la formula migliore per conciliare le rigide esigenze contabili del Comune con il contenimento dei costi posti a carico delle società sportive dilettantistiche.
- E’ indispensabile e urgente realizzare le condizioni affinché i giovani restino con convinzione e totale partecipazione sul territorio, valorizzando e attraendo i talenti, dando vita a nuove opportunità, creando spazi di aggregazione per favorire la rete di relazioni, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla legge, favorendo protocolli d’intesa con i soggetti pubblici competenti e con il mondo della formazione e con quello delle imprese.
Queste priorità, ovviamente, non escludono affatto l’importanza di altri temi quali la sicurezza, la riorganizzazione della macchina comunale (a partire dai vuoti in organico, in particolare quelli della Polizia Municipale), le società partecipate, la gestione del territorio e la sua riqualificazione, il ruolo della nostra città nel comprensorio e più ancora l’affermazione di una visione complementare del suo sviluppo per fare rete con le altre realtà del territorio e le istituzioni sovracomunali.
L’Appello a un cambio di passo
La nostra è la storia di una città protagonista della propria realtà provinciale e regionale che nei secoli ha affermato il suo ruolo nei diversi ambiti: civile, culturale, sociale, economico. Cava ora può e deve essere protagonista di una nuova storia, con intelligenza, passione e orgoglio. Deve cambiare, però, registro. Lo deve fare nel suo insieme, come città. Deve tornare a produrre politica.
In un mondo che cambia, dobbiamo tornare un passo avanti, lungo il cammino del benessere, della sostenibilità, della giustizia e della pace.
Tutti insieme, per tentare di ridare un futuro di progresso alla nostra città. Nella convinzione che la diversità e la pluralità siano una ricchezza.
A condizione, però, che si faccia sintesi politica. In altre parole, di dare concretezza ad una proposta politica tanto valida quanto suscettibile, però, di ridursi ad un bel libro dei sogni se non sarà capace di misurarsi con la realtà e con le miserie umane.
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Belle parole, difficile fare i fatti.