Oggi parliamo di Inflazione
Per comprendere bene quale è l’impatto sulla economia di questi fenomeni, la “Inflazione”, la “Deflazione”, la “Iperinflazione” e la “Stagflazione”, dobbiamo prima conoscere il significato degli stessi.
Il fenomeno più diffuso e più pericoloso per le nostre tasche è quello della “Inflazione”, che Treccani definisce “enfiamento, gonfiatura”, un prolungato aumento dei prezzi e la corrispondente diminuzione del loro potere d’acquisto; una tassa perversa che toglie valori ai nostri quattrini, sia se tenuti sotto il materasso, sia se giacenti in banca o investiti diversamente, e contro il quale ben poco possiamo fare.
Ma non meno perversa è la “Deflazione”, fenomeno inverso dell’Inflazione, che Treccani definisce come eccessivo aumento accompagnato da un deprezzamento qualitativo, calo, diminuzione, consistente nella riduzione del livello generale dei prezzi e nel conseguente aumento del potere d’acquisto della moneta; si tratta di fenomeno indesiderato, manifestatosi in passato, generalmente associato a una riduzione dell’attività economica.
Nel linguaggio corrente il termine Deflazione viene usato per designare una riduzione drastica o improvvisa del tasso d’inflazione: tale riduzione dovrebbe più correttamente denominarsi “disinflazione”.
Ma v’è un terzo fenomeno, denominato “Iperinflazione”, che Treccani definisce come una fase di acuta Inflazione, che raggiunge valori così elevati da indurre, al fine di contrastare la eccessiva perdita del potere di acquisto della moneta nazionale, a sostituirla con valuta estera o addirittura a ricorrere a forme di baratto.
Il defunto economista, deceduto nel 2012, Filippo D. Cagan, il cui lavoro si è concentrato sulle politiche monetarie e sul controllo dell’Inflazione, ha pubblicato oltre 100 libri, articoli, riviste, recensioni, relazioni ed opuscoli su questi ed altri fenomeni di macroeconomia, asserisce che si è in Iperinflazione quando la crescita dei prezzi supera il 50% mensile, come accaduto in 5 Paesi europei dopo la Prima guerra mondiale, tra cui la Germania, e in due dopo la Seconda.
Fortunatamente non riguarda i paesi industrialmente e socialmente progrediti, come il nostro, ma fino al secolo scorso questi fenomeni hanno colpito soprattutto l’America Latina (Argentina) e l’Africa (Zimbabwe).
Tecnicamente si è in tale situazione già a decorrere dal 20% mensile.
Altro fenomeno perverso è denominato “Stagflazióne – stagnazione”, che Treccani definisce anche “inflazione recessiva”, fase del ciclo economico caratterizzata da ristagno insieme a Inflazione, ossia dal rallentamento del ritmo di espansione dell’attività produttiva accompagnato dalla accelerazione del tasso di inflazione.
Comunemente il termine Inflazione è comprensibile perché citato costantemente; meno comprensibili sono gli altri tre, Deflazione, Iperinflazione e Stagflazione.
Per comprendere bene questi perversi fenomeni ci viene in aiuto il sito economicoMoney.it che nei giorni scorsi ha pubblicato un argomentato servizio.
*Cos’è l’Inflazione
Come abbiamo accennato prima, l’Inflazione è un concetto chiave in politica economica, avendo un impatto significativo su individui, imprese e governi; si tratta, infatti, della percentuale della quale aumentano i prezzi di beni e servizi, sottoposta ad un monitoraggio continuo.
Ma la domanda è: perché i prezzi aumentano (e diminuiscono)?
E, soprattutto, quali sono gli effetti di queste variazioni?
Analizziamo cos’è l’Inflazione, come si misura, e il rapporto causa-effetto in materia di economica e politica.
l’Inflazione si riferisce a un aumento generale e sostenuto del livello dei prezzi; questo significa che, con il passare del tempo, il potere d’acquisto della moneta diminuisce.
Facciamo un esempio.
Se oggi abbiamo 1000,00 euro, e l’inflazione è al 10%, inconsapevolmente il loro potere di acquisto si riduce a 900,00 euro, e di ciò ci accorgiamo quando andiamo a fare un acquisto; se prima con i nostri 1000,00 euro potevamo acquistare, ad esempio, un capo di abbigliamento importante, oggi lo pagheremo 1100,00 euro
Quindi l’inflazione ha bruciato il 10% del nostro capitale.
Gli esperti riconoscono tre livelli di Inflazione: quella “strisciante” con tasso inferiore al 5%; quella “galoppante” con tasso superiore al 5% ma inferiore al 20%; la l’iperinflazione, con tasso superiore al 20%.
L’inflazione è misurata attraverso l’indice dei prezzi al consumo (IPC), un indicatore che monitora i prezzi di un “paniere” di beni e servizi rappresentativi di ciò che i consumatori acquistano regolarmente: quando l’IPC aumenta, significa che i prezzi stanno aumentando, quindi c’è Inflazione, che nella nostra economia sembra diventata endemica perché persistente.
Oltre all’ IPC – Indice Prezzi al Consumo (riguardante i consumatori), esiste un altro indicatore, l’ “IPP – Indice dei Prezzi dell’inflazione all’ingrosso” (riferito ai prezzi indicati dai fornitori); questi indici vengono pubblicati ogni mese dall’ “Istituto Centrale di Statistica”.
Gli economisti distinguono due forme principali di inflazione: inflazione da domanda e inflazione da costi.
La Inflazione da domanda si verifica quando la domanda di beni e servizi supera l’offerta disponibile, spingendo i prezzi verso l’alto.
La Inflazione da costi, invece, si manifesta quando i costi di produzione aumentano, e vengono trasferiti sui consumatori sotto forma di prezzi più elevati.
C’è anche un altro tipo, la Inflazione monetaria determinata dalla quantità di moneta in circolazione. Secondo la teoria quantitativa della moneta, se l’offerta di moneta cresce più velocemente della produzione di beni e servizi, l’inflazione è inevitabile.
Questo accade perché più denaro disponibile significa maggiore capacità di spesa da parte di consumatori e imprese, che spinge i prezzi verso l’alto.
L’inflazione è considerata positiva quando si mantiene a livelli moderati.
Una bassa inflazione è segno di un’economia in crescita, e la Banca Centrale Europea (BCE) ha identificato nel 2% il valore corretto per l’inflazione nell’Eurozona.
Il discorso non si esaurisce qui, ma per non rendere eccessivamente pesante questa analisi, la interrompiamo ripromettendoci di riprenderla successivamente per analizzare gli altri fenomeni collegati.