scritto da Pasquale Petrillo - 12 Ottobre 2024 09:00

Libano, che ci fanno ancora i nostri soldati?

Israele sta raggiungendo il risultato che si è prefissato. Il premier libanese Najib Mikati, espressione di un governo controllato da Hezbollah, ha chiesto all’Onu di imporre un cessate il fuoco. In cambio Mikati è disponibile ad applicare finalmente alla lettera la Risoluzione 1701. Vale a dire il ritiro di Hezbollah dal confine con Israele sino al fiume Litani

foto Giovanni Armenante

Preoccupa  sempre più la situazione in Libano dopo che ancora una volta, nella giornata di ieri, le forze di pace dell’Onu sono finite sotto i colpi dell’esercito israeliano. Israele, tuttavia, sta raggiungendo il risultato che si è prefissato. Il premier libanese Najib Mikati, espressione di un governo controllato da Hezbollah, ha chiesto all’Onu di imporre un cessate il fuoco. In cambio Mikati è disponibile ad applicare finalmente alla lettera la Risoluzione 1701. Vale a dire il ritiro di Hezbollah dal confine con Israele sino al fiume Litani. Israele, infatti, sta operando proprio nell’area controllata delle forze ONU, ovvero dal suo confine al fiume Litani, dove non dovrebbero esserci militanti di Hezbollah. Al contrario, proprio da quell’area, vengono lanciati missili contro Israele. Resta da capire, in un simile contesto, cosa ci fanno i soldati dell’ONU, compresi i nostri militari, se gli Hezbollah possono operare liberamente in un’area che dovrebbe essere loro interdetta. In conclusione, come sempre accade, la verità è la prima vittima di qualsiasi guerra. Motivo in più per il nostro Governo di riconsiderare la presenza dei nostri soldati in quell’area in una missione di pace che appare non solo pericolosa ma anche inutile.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

Una risposta a “Libano, che ci fanno ancora i nostri soldati?”

  1. La scarsa serietà dei governanti attuali conduce a guerre e a proteste inconsulte . Se ognuno facesse il proprio compito in maniera seria e determinata , la società moderna potrebbe avere un corso più pacifico. E invece i governanti inseguono voti e consensi da spendere sulla poltrona del loro potere e tutto diventa fluido, ognuno fa valere i propri interessi e la massa viene utilizzata all’occorrenza o per usare le loro tasse per fini impropri com e per armamenti o foraggiare istituzioni pubbliche a fini propri.
    Questo modo di pensare ci potrà condurre ad un apocalisse dove nessuno avrà più alcun potere da far valere.

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