scritto da Nino Maiorino - 29 Settembre 2024 07:52

Le Quattro Giornate di Napoli, la testimonianza

La drammatica testimonianza scritta dal protagonista Guglielmo Chianese, in arte Sergio Bruni, (15 settembre 1921 - 22 giugno 2003) uno dei più noti cantanti della antica tradizione melodica napoletana

La testimonianza di un protagonista

 

Concludiamo questo ricordo de “Le Quattro Giornate di Napoli”, (le due precedenti puntate sono state pubblicate in data 24 e 27 settembre) con la testimonianza di un protagonista, una persona che fu in prima linea in quelle drammatiche circostanze, tale Guglielmo Chianese, nome che probabilmente ai lettori dice poco, ma che è stato una delle vittime di quei tragici eventi e le ha raccontate lasciando una testimonianza scritta.

“I tedeschi, prima di lasciare Napoli, hanno tentato di abbattere delle cose belle, e allora, naturalmente, noi giovani ci siamo ribellati”.

“Io ho fatto il capo, perché dove abitavo io, a Chiaiano, un paesino vicino Napoli, avevano messo una mina sotto un ponte che porta al Vomero; io ho visto la mina e mi sono detto -avevo allora 22 anni- se scoppia salta mezzo paese”.

“Quindi ho radunato un po’ di ragazzi e siamo andati in giro per procurarci qualche arma, perché, se mentre toglievamo la mina arrivavano i tedeschi, dovevamo combattere”.

“Il 28 settembre, praticamente, mi sono reso conto che, per togliere la mina, avevamo bisogno di un esperto: mi sono ricordato che a Chiaiano c’era il papà di un mio amico che era Capitano di artiglieria”.

“Mi sono recato con il gruppo dal Capitano Lo Bianco, e gli ho detto: “Abbiamo bisogno di voi: forse voi non lo sapete, i tedeschi hanno messo una mina sotto il ponte, al cimitero, e bisogna levarla”.

“Va bene, domani sarò con te” mi rispose.

“Ale ore 9,45 del giorno dopo abbiamo scavato la mina, e lui l’ha disinnescata”.

Sidercar

“Fatto questo ce ne siano scesi a Chiaiano; sennonché, mentre scendevamo, ho sentito il rombo di un sidercar e ho avvertito i ragazzi: questi sono tedeschi, andiamocene”.

“Ci siamo nascosti in mezzo a un trivio dove c’è una strada che si chiama XX Settembre. E’ arrivato il sidercar con tre tedeschi e una donna napoletana: due di essi sono scesi. Intanto io sono andato a nascondermi con un altro in un appartamento la cui finestra affacciava quasi sulla strada, e ho visto che i due tedeschi hanno fermato un giovane, invalido di guerra, che camminava con il bastone, perché in guerra era stato ferito alla gamba destra. Evidentemente lo avevano fermato perché volevano sapere la mina chi l’aveva tolta, quindi, ad un certo punto, io mi butto dalla finestra e prendo di spalle uno dei due tedeschi, con quella rivoltella malferma che avevo. Insieme a due bombe a mano”.

“Hanno alzato le mani, e nel sidercar era rimasto l’altro tedesco con quella donna”.

“Ad un certo punto hanno alzato le mani con le pistole. Allora mi sono detto: Se hanno alzato le mani io li devo disarmare, ed avevo intenzione di arrestarli e portarli dal Maresciallo dei Carabinieri”.

“Sennonché, uno sciagurato, dilettante, butta una bomba a mano da sopra, in mezzo a me, ai tre tedeschi, alla donna e al povero mutilato.

“A questo punto il tedesco che era rimasto nel sidercar incominciò a sparare e il primo colpo mi colpì alla gamba destra; poi gli altri ragazzi hanno incominciato a sparare contro i tedeschi, che facevano fuoco contro di me”.

“Io, a terra, con la rivoltella malferma, ho lanciato anche una bomba a mano, che non li ha colpiti, perché ero già ferito alla gamba, al torace, alla vena aorta e al femore”.

“Attualmente la mia gamba destra è più corta di sette centimetri e mezzo”.

Sergio Bruni

Questa drammatica testimonianza, che abbiamo riportato dal volume edito da Guida, è stata scritta dal protagonista Guglielmo Chianese, in arte Sergio Bruni, (15 settembre 1921 – 22 giugno 2003) uno dei più noti cantanti della antica tradizione melodica napoletana; molti ricorderanno che, quando si esibiva, si avvicinava al microfono zoppicando, proprio perché aveva una protesi ortopedica di sette centimetri e mezzo che compensava il piede perduto”.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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