La miniatura: storia di un viaggio linguistico
La parola "miniatura" sarà il punto di partenza del nostro viaggio ma anche il punto di arrivo. Il suo significato è quello di un qualcosa riprodotto su scala minore, la sua etimologia è "mini" che a sua volta deriva dal latino "minimum". Tutto lineare ed anche corretto ma è solamente un grattare la superficie del sapere collettivo
Cosa hanno in comune un fiume, un minerale, una tecnica pittorica ed una riproduzione su scala ridotta? No, non è una barzelletta. Si tratta della dimostrazione di come una parola possa compiere un viaggio attraverso i secoli, avere più etimologie, frammentarsi in più sentieri per poi congiungersi al significato che tutti noi conosciamo.
La parola “miniatura” sarà il punto di partenza del nostro viaggio ma anche il punto di arrivo. Il suo significato è quello di un qualcosa riprodotto su scala minore, la sua etimologia è “mini” che a sua volta deriva dal latino “minimum”. Tutto lineare ed anche corretto ma è solamente un grattare la superficie del sapere collettivo.
Immaginiamo di sfogliare un manoscritto medievale e quindi notare una lettera più grande delle altre, la prima di un paragrafo o capitolo, che invece di essere semplice e lineare spicca per colore e forme. Questa lettera, chiamata capolettera, è decorata con motivi astratti, pigmentata con un rosso aranciato ed impreziosita con intrecci floreali. Tale tecnica è, per l’appunto, la miniatura e gli artisti che vi si cimentavano erano i miniatori. Torniamo al colore della tintura visto che il rosso vermiglio non è casuale ed è un aspetto cruciale.
Per ricavare questa particolare pigmentazione veniva utilizzato il minio, detto anche rosso di Saturno o rosso di Parigi. Il minerale si estraeva dai maggiori giacimenti in Spagna, nei pressi del fiume Miño. Ora vien da sé che la parola “miniatura” prenda il nome dal minerale usato per ricavarne il colore e, ancor prima, dal fiume iberico. I tasselli cominciano ad incastrarsi ma è necessario aggiungere gli ultimi per capire come si arrivi al termine “miniatura” che noi oggi conosciamo.
Se in principio la miniatura riguardava esclusivamente la tecnica artistica della prima lettera del testo, a cominciare dal tardo medioevo – a partire dal 1300 – i manoscritti, i libri, i codici, venivano impreziositi da vere e proprie illustrazioni. Si possono trovare scene bibliche, leggende cavalleresche, storie di santi, rappresentazioni dei mesi dell’anno ed altre allegorie. Col tempo vennero introdotte varietà di pigmentazioni, come l’acquerello, la tempera e l’oro zecchino. Insomma, delle vere e proprie opere d’arte ricche di minuziosi dettagli. Poiché realizzate su uno spazio ridotto quale una o massimo due pagine di un manoscritto, il miniatore doveva cimentarsi in un’opera su scala ridotta. Per estensione e attraverso il linguaggio comune, la parola “miniatura” ha assunto così il significato maggiormente diffuso oggi. Un affascinante viaggio linguistico che ha attraversato secoli, stili e varie etimologie.