scritto da Nino Maiorino - 13 Settembre 2024 07:20

I limoni della “divina costiera” sono in pericolo?

La notizia proviene da fonti qualificate, come cibotoday.it, ed è confermato da Enzo Tropiano, direttore di Coldiretti Salerno.

I famosissimi limoni di Amalfi sono in pericolo per una malattia.

La terminologia “limoni di Amalfi” è generalmente utilizzata per individuare tutti i limoni della costiera amalfitana e sorrentina, che godono dello stesso clima e delle medesime condizioni ambientali.

Siamo andati a vedere costa sta succedendo nei giardini terrazzati dove si coltivano questi limoni che vengono utilizzati anche per dolci e liquori.

La strada per arrivare al limoneto sopra Maiori, fino alla imponente torre cinquecentesca del Capo di Conca dei Marini in cima, è impervia e dissestata, e si fa fatica a percorrerla sia a piedi che con il fuoristrada.

La malattia che minaccia i limoni di Amalfi è il malsecco, un fungo che continua a diffondersi: sulle piante i limoni non ci sono più, l’ultimo ciclo di raccolta è appena terminato; ora bisognerà aspettare i prossimi mesi per una nuova fioritura.

A preoccupare, quindi, non è l’assenza del frutto, ma l’ingiallimento delle foglie e le piante secche, arse non per la siccità ma a causa del malsecco.

“Siamo preoccupati -spiega Enzo Tropiano, direttore di Coldiretti Salerno- su 250 ettari coltivati, 40 sono stati colpiti dal malsecco e il fungo continua a diffondersi.  Questa malattia colpisce le parti apicali della pianta e ne determina il disseccamento in brevissimo tempo. In alcuni casi, parte addirittura dalla radice per poi intaccare il tronco. Ad oggi non c’è un antidoto ma solamente linee guida da applicare e fornire agli agricoltori per evitare la diffusione del fungo”.

Come specifica il presidente del Consorzio di tutela del Limone Costa d’Amalfi Igp, Angelo Amato, “il fungo si sviluppa tra i 20 e i 25 °C, quindi non possiamo additare il problema alle alte temperature, anzi, secondo gli studi che stiamo facendo con il “CREA – Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione”, stiamo notando che, superati i 30 °C, questo interrompe la sua propagazione”.

Un vero e proprio paradosso: per fermare il malsecco gli agricoltori devono sperare che il “caldo faccia andare in protezione la pianta e faccia cadere al suolo i limoni” prima del tempo di maturazione.

Come intervenire per salvare i limoni più famosi d’Italia?

“Occorre applicare un monitoraggio per controllo fitosanitario, facendo anche tesoro delle esperienze dei territori che da tempo lo combattono come la Sicilia. Il Cnr di Acireale da 50 anni è in prima linea contro questo fungo -aggiunge Tropiano della Coldiretti- le prassi da adottare devono tenere conto delle criticità e dei vincoli in essere nella costiera amalfitana ed hanno anche bisogno di alcune deroghe per essere efficaci, come l’abbruciamento in loco del materiale infetto secco”.

Altre misure necessarie sono la copertura dei limoneti, perché grandinate ed altre situazioni meteorologiche avverse causano il ferimento della pianta e la conseguente propagazione del fungo per inoculo.

La coltivazione di questi pregiati limoni ha sostenuto un intero territorio.

Nel 2023 sono stati raccolti 2 milioni e mezzo di chili di limoni, ci spiega Angelo Amato del Consorzio di tutela.

Un numero destinato ad abbassarsi nel 2024 per la siccità e il malsecco.

Non bisogna dimenticare che quella del limone è una coltivazione eroica, che prevede grande dispendio di energie e di costi per l’irrigazione e il mantenimento delle piante.

Tra le circa 300 aziende, cifra che include anche le realtà dedite alla trasformazione, vi sono tanti piccoli produttori che nei loro “giardini” conservano una contenuta ma vitale produzione.

“Abbiamo bisogno di sostegno per l’estirpazione delle piante malate e la piantumazione delle nuove -spiega Carlo De Riso, presidente della cooperativa O.P. Costieragrumi- abbiamo chiesto contributi a pianta in modo da recuperare il 40% della nostra perdita”.

In costiera i limoni sono più di una semplice coltivazione.

“I limoneti sono delle cupole a cielo aperto che rappresentano la spiritualità di questi luoghi e costituiscono un paesaggio unico -spiega Chiara Gambardella del Consorzio di tutela Limone Costa d’Amalfi Igp- questo frutto è tutto per gli abitanti del luogo, tale coltivazione contribuisce anche combattere il dissesto idrogeologico e a contenere le frane, senza considerare l’occupazione generata dalle attività di pasticceria e di produzione di liquori”.

“Il problema malsecco c’è e bisogna combatterlo -spiega il pasticciere di Minori Sal de Riso, famoso nel mondo per la sua delizia e gli altri dolci al limone-  abbiamo l’obbligo di custodire le nostre piante e convincere i giovani a non abbandonare questa coltivazione. Da sempre, soprattutto nelle zone più alte, gli agricoltori hanno problemi logistici nel trasporto e nella raccolta, che si fanno rispettivamente in spalla e a mano. Personalmente non so se esisterebbe la mia pasticceria senza il limone. Sono nato in mezzo a loro. Mio padre, che aveva un bar tabacchi, già era celebre per granite e sorbetti. Ricordo che grattugiava la scorza con il vetro, facendo cadere gli oli essenziali nello sciroppo. Oggi con la tecnologia abbiamo fatto passi in avanti nelle lavorazioni. Ma una cosa non è cambiata. Questa terra non potrebbe esistere senza il limone”.

Quindi alcune specialità che non esisterebbero se non ci fosse il limone.

La Caprese per l’estate è quella al limone; la Delizia è al limone; il tiramisù al limone di Sal De Riso; ci sono poi il limoncello, le granite, prodotti richiesti da tutto il mondo, grazie a questo agrume, realtà che hanno acquisito una fama enorme e sono di vitale importanza per il territorio.

Il limone è, in conclusione, uno dei simboli dell’Italia e ed è divenuto anche un prodotto che consente ai grandi chef di esibirsi.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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