scritto da Nino Maiorino - 04 Settembre 2024 07:00

Autovelox all’italiana

Gli Autovelox sono quegli utilissimi apparecchi di rilevamento della velocità delle autovetture che vengono installati su strade e autostrade per controllare che gli automobilisti rispettino i limiti prescritti, e obbligare indirettamente gli stessi al rispetto delle regole, e rilevare eventuali infrazioni.

All’uopo memorizzano le targhe auto degli indisciplinati ai quali successivamente verrà contestata l’infrazione e applicate le sanzioni previste.

Ricordiamo che, attualmente, salvo modifiche delle quali ricorrentemente si parla, il mancato rispetto del limite di velocità comporta le seguenti sanzioni: per il superamento da 10 a 40kmh la multa oscilla da 173,00 a 695,00 euro; oltre i 40 e fino a 60kmh la sanzione va da 544,00 a 2174,00 euro, salvo ulteriori provvedimenti per i recidivi.

I subdoli apparecchietti sono utilizzati in tutti i paesi moderni ad alta intensità di traffico, e svolgono onorevolmente il loro lavoro, ma nel nostro strano paese, dove tutto viene complicato dalle disposizioni scritte male e dalla conseguente eccessiva burocrazia, tutto si complica.

La prima complicazione osservata dal “normale” cittadino è che il posizionamento dell’autovelox deve essere avvertito con tanto di cartello segnaletico, quasi a dire al non corretto guidatore: rallenta almeno fino a quando mi vedi, poi fai quello che vuoi fino al prossimo; questo è uno dei motivi per i quali gli incidenti stradali invece di diminuire, aumentano.

Infatti per guida distratta o andamento indeciso nell’ultimo anno sembra si siano verificati 32.701 sinistri: il 15,0% del totale; per mancato rispetto di precedenza o semaforo 29.840,  il 13,7%; e per velocità troppo elevata 20.316, il 9,3%: questi dati indicano le principali origini degli incidenti.

L’ACI segnala che nel 2022 (ultima rilevazione) gli incidenti stradali sono aumentati del 9,2% rispetto all’anno precedente.

Ma non è su questi dati, pure importanti, che ci vogliamo soffermare in quanto gli autovelox sono da qualche tempo nell’occhio del ciclone, e della magistratura, cioè da quanto è stato accertato che essi sarebbero considerati addirittura illegali.

In verità non sarebbero i soli, perché anche i Photored (fotocamere che rilevano il transito con il semaforo rosso), gli Etilometri e le Telecamere ZTL sarebbero fuori norma.

In questo pasticcio le amministrazioni locali non c’entrano, ed è quindi necessario fare un po’ di chiarezza.

Secondo Giorgio Marcon, un consulente tecnico, tutti gli strumenti di rilevazione elettronica della velocità in Italia sarebbero fuorilegge; quindi le multe comminate a causa dei rilevamenti di tali dispositivi potrebbero essere impugnate e cancellate.

Giorgio Marcon è un veneto esperto di apparecchiature elettroniche che assiste gli avvocati e i cittadini nei ricorsi contro le rilevazioni tramite le predette apparecchiature.

Marcon, membro del Centro Tutela Legale, sostiene che questi strumenti non possiedono le necessarie certificazioni legali e metrologiche.

La tesi risulterebbe avvalorata da una recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha stabilito che l’omologazione, da sola, non è sufficiente per la validità delle multe.

Secondo l’esperto, il problema chiave è che manca una verifica preliminare da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (che fa capo a Matteo Salvini) per accertare che gli strumenti rispondano ai requisiti tecnici per la rilevazione precisa e senza errori della velocità dei mezzi oggetto di monitoraggio.

Solo dopo questa verifica, che ad oggi non è ancora prevista, potrebbe avvenire l’omologazione del dispositivo, ma le modifiche in corso del Codice della strada non sembrano risolvere il problema.

Marcon, sulle colonne del “Quotidiano Nazionale”, afferma che il Ministero o il Codice, “pur potendo sanare il processo di omologazione, non si occuperebbe anche della mancanza di certificazione metrologica, elemento fondamentale per la validità delle multe”.

Secondo il giornale on-line “Il Post” questa questione sta andando avanti da anni, e i recenti sequestri di autovelox disposti dalla Procura della Repubblica di Cosenza si basano su un conflitto di interpretazione della legge.

Il T-exspeed v.2.0 non risulta omologato, ma soltanto autorizzato dal ministero dei Trasporti: questa questione giuridica alla base di tutti i sequestri fatti finora non è nuova, anzi si trascina da anni senza che il ministero riesca a trovare una soluzione.

Gli amministratori delle aziende che forniscono questo modello ai Comuni sono accusati di «frode nella pubblica fornitura» per «la mancata omologazione del rilevatore e l’assenza del prototipo».

La procura di Cosenza sostiene che la mancata omologazione potrebbe causare un danno erariale, cioè una perdita economica per lo Stato: frattanto ha sequestrato i dispositivi in molte regioni italiane.

La iniziativa della Procura di Cosenza non è nuova; anche un anno fa indagò sulla ditta che costruisce i dispositivi, la quale fece opposizione, ed in prima istanza vinse la causa, ma l’Appello bloccò tutto e la ditta produttrice fu costretta a bloccare le vendite.

La querelle continua dnianzi a diverse Corti.

Lo scorso aprile c’è stata una sentenza della Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso presentato da Andrea Nalesso, un avvocato di Treviso multato per aver superato di 7kmh il limite di velocità sulla tangenziale della città, che è di 90 chilometri orari.

La Cassazione aveva annullato la multa proprio perché l’autovelox era stato approvato ma non omologato, e ritenendo che quando il codice della strada parla di «approvazione od omologazione», quella congiunzione “od” implichi una distinzione tra le due procedure, entrambe necessarie.

Quando diciamo che le leggi vengono scritte male ci riferiamo anche a questo.

Ma c’è qualche struttura dello Stato che controlla quanto costano alle tasche dei contribuenti questi errori?

 

 

 

 

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Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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