Cava de’ Tirreni, Coordinamento Civico: “Addio alla città media superiore ai 50 mila abitanti. Una città non più alla portata di tutti”
Stando così le cose, diventa inevitabile chiedersi: quali drammatiche conseguenze avrà questa emorragia demografica rispetto alla possibilità di beneficiare di finanziamenti europei, statali e regionali e di altri specifici programmi di sviluppo dedicati alle città medie superiori ai 50.000 abitanti
Riceviamo e pubblichiamo
Dalla consultazione di Wikipedia si apprende che al 31.05.2024 la popolazione residente di Cava de’ Tirreni è pari a 49.993 abitanti.
Per la prima volta dall’inizio del nuovo millennio la nostra città ha perso – si spera non in via definitiva! – il requisito quali-quantitativo di “città media superiore ai 50.000 abitanti”: una categorizzazione introdotta a valle di studi di livello europeo sulla dimensione degli aggregati urbani ai fini tanto di una ottimale e più efficace erogazione dei servizi e della programmazione e gestione delle politiche di area vasta quanto del diritto ad usufruire di speciali vantaggi.
Un elemento, in tal senso, merita di essere sottolineato. Leggendo con più attenzione la tabella allegata (riportante anno per anno, dal 2000 al 2022, il numero dei residenti), si evince, inequivocabilmente, come la progressiva riduzione che ci ha condotto allo stato attuale sia iniziata nel 2015 – ossia proprio in corrispondenza dell’inizio dell’era Servalli – dopo che, nel 2014, si era raggiunto un picco abitativo di oltre 54.000 cittadini: se tanto mi dà tanto, ne consegue che particolarmente la miope inconcludenza e la drammatica incapacità delle due ultime amministrazioni comunali non hanno consentito di attuare strategie valide per porre un freno a tutto questo né di adottare soluzioni efficaci in termini di politiche di sostegno alle fasce più deboli, segnatamente quelle di tipo abitativo.
Solo a titolo di esempio, infatti, occorrerebbe chiedere a Servalli & Co. che fine abbiano fatto i programmi – di cui nessuno ha più sentito parlare – per la realizzazione di centinaia di alloggi ERP nelle aree liberate dai prefabbricati (tra cui quelle di Via Ido Longo e di Pregiato): l’omessa realizzazione di quegli alloggi, purtroppo, da una parte ha fatto ulteriormente lievitare il valore di mercato delle case nella nostra città e, dall’altra, ha costretto ad emigrare tanti cavesi in difficoltà economica, che, per anni, hanno inutilmente sperato, in quanto assegnatari individuati da graduatorie regionali, di poter ottenere un alloggio pubblico a prezzi di locazione particolarmente vantaggiosi.
Stando così le cose, diventa inevitabile chiedersi: quali drammatiche conseguenze avrà questa emorragia demografica rispetto alla possibilità di beneficiare di finanziamenti europei, statali e regionali e di altri specifici programmi di sviluppo dedicati alle città medie superiori ai 50.000 abitanti, tenendo conto, peraltro, dell’inevitabile incremento annuo delle tariffe, a parità di gettito fiscale, per progressiva riduzione della base contribuente?
Un’altra cosa, infine, appare altresì chiara: Cava de’ Tirreni non è più una “città per tutti”, sia per l’abnorme incremento di tasse e tributi registratosi negli ultimi anni – conseguenza ovvia anche del progressivo decremento demografico – cui fa riscontro un progressivo decremento dei servizi in termini quali-quantitativi, sia per la già richiamata permanenza di valori di compravendita immobiliare sempre più proibitivi. A tutto questo va ad aggiungersi la generale congiuntura economica negativa di questi tempi, in ragione della quale un numero sempre più grande di cavesi proprietari, avendo necessità di monetizzare, vende il proprio immobile a persone spesso provenienti da Comuni dell’hinterland napoletano (le quali, per lo più, non vengono a risiedere a Cava ma utilizzano quell’immobile unicamente come cespite), per andare ad acquistare altrove una casa ad un prezzo molto inferiore. Sempre più affittuari, poi, preferiscono trasferirsi in Comuni limitrofi per contenere non solo gli alti costi dei canoni di locazione ma anche quelli dovuti a tasse, tributi e tariffe, che a Cava lievitano inarrestabilmente in modo ormai insostenibile.
Proprio la diffusa consapevolezza e i timori che invertire questo trend negativo, nei prossimi anni, non sarà facile per nessuno dovranno rendere ancor maggiori – specie in quanti avranno la responsabilità di governare Cava in futuro – il coraggio, la determinazione e l’impegno per restituire alla nostra città la dignità e il rispetto che merita.
Il “Coordinamento Civico per CAVA”
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