Stabilimenti balneari: esproprio delle opere inamovibili e rinvio delle gare
Caos all’italiana
Non si è ancora conclusa la “telenovela” della operatività degli stabilimenti balneari i quali, anche a causa dell’eccessivo caldo, pure quest’anno sono stati presi d’assalto dagli amanti del mare che cercano di attenuare i disagi delle altissime temperature tra spiaggia, onde e ombrelloni.
La situazione è veramente paradossale e allucinante in quanto, bocciato in tutte le sedi il provvedimento del nostro governo di proroga delle concessioni fino al 31.12.2024, la UE ha confermato la scadenza del 31.12.2023.
In teoria questa estate i lidi balneari non avrebbero potuto lavorare, in pratica sono affollatissimi: cose all’italiana, e non è prevedibile la conclusione.
Frattanto la Corte di Giustizia europea ha emesso una nuova sentenza in base alla quale è legittimo l’esproprio delle opere inamovibili edificate su stabilimenti o spiagge.
Da parte di Assobalneari Italia (Federturismo e Confindustria) sono state espresse numerose perplessità riguardo alla sentenza, che distruggerebbe l’eccellenza turistica italiana.
Tali opere non amovibili possono essere acquisite a titolo gratuito dallo Stato, nel momento in cui termina la concessione: questa pratica non rappresenta una restrizione alla libertà dello stabilimento balneare, almeno stando a quanto evidenziato dalla Corte di Giustizia UE.
La quale si è così pronunciata in merito sul ricorso avanzato dalla Società Italiana Imprese Balneari (SIB) riguardante l’esproprio, effettuato dallo stato a titolo gratuito alla fine del periodo concessorio, delle opere realizzate negli stabilimenti.
Insomma: gli stabilimenti balneari dovrebbero essere chiusi, ma sono affollatissimi; lo stato sta espropriando le opere realizzate negli stabilimenti e sulle spiagge, e se va avanti così i bagnanti rischiano di fare i bagni in luoghi che lo stato ha espropriato, arenili inclusi.
Questa procedura risulterebbe applicabile a tutti gli operatori esercenti attività nel territorio italiano e non costituirebbe una restrizione alla libertà di stabilimento; ma se l’operatore non può più operare, non si comprende di cosa si stia parlando: secondo il Codice della Navigazione, sarebbe previsto anche il pagamento di canoni demaniali maggiorati, ma non si capisce questi canoni chi dovrebbe pagarli se le concessioni non sono più valide.
Sono più di trentamila le imprese balneari che hanno investito negli anni notevoli risorse nella costruzione e manutenzione delle strutture sulle spiagge e oggi questa eccellenza è riconosciuta dal numero di Bandiere Blu ottenute dai comuni italiani, ai vertici in Europa.
La prospettiva di perdere tali investimenti senza alcuna compensazione mette in discussione la capacità e la volontà di investire, a fronte della minaccia di non vedere riconosciuti tali investimenti al termine della concessione: ma la concessione è di fatto già terminata.
Però “Confimprese demaniali” sottolinea come la sentenza non neghi un ristoro per le opere realizzate: “il legislatore può intervenire per modificare la norma e ci auguriamo che si abroghi l’articolo 49 del Codice della navigazione, residuato che andava collegato con il diritto di insistenza” afferma.
In questo caos si è inserito il governo il quale, fra le proteste della Lega, ha informato che sulle concessioni balneari sono in corso trattative con la UE per il rinvio delle gare.
In data 7 agosto c’è stata la riunione del CDM che ha confermato che la trattativa con Bruxelles sta andando avanti, anche se “con le sue complessità”.
Ma qualche minuto prima il governo aveva fatto sapere che a valle delle interlocuzioni con la Commissione Europea, in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri verrà esaminato e approvato il provvedimento di riordino delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo, al fine di stabilire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali.
Insomma, il governo continua a lavorare per smussare gli angoli e, soprattutto, per alleggerire la pressione di Bruxelles, che insiste sulla messa in gara delle concessioni già a partire dal 2025, praticamente da adesso a fine anno.
Ma la trattativa non si presenta per nulla semplice; il 7 agosto, dalla Commissione europea, è arrivato l’ennesimo altolà all’Italia dopo la risposta di Roma all’ultimatum sull’applicazione dell’ormai famosa direttiva Bolkestein: “Il parere motivato spedito all’Italia nel novembre scorso –fa sapere un portavoce dell’UE– è solo l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Europea”; non proprio un segnale distensivo.
Fatto sta che la tensione delle associazioni di categoria cresce a vista d’occhio, con tanto di proteste clamorose: venerdì 9 agosto ci sarà uno “sciopero” degli ombrelloni di due ore negli stabilimenti italiani che aderiscono a Fipe Confcommercio e Fiba Confesercenti; in Toscana, sarà addirittura triplicata: insomma gli ombrelloni si apriranno a singhiozzo.