Immigrazione, lavoro e schiavismo
La politica e le varie istituzioni sembrano solo adesso "scoprire" la questione della totale illegalità in cui vivono e lavorano migliaia e migliaia di immigrati
Parole forti quelle pronunciate ieri dal presidente Mattarella contro lo sfruttamento dei lavoratori immigrati. La vicenda del giovane lavoratore indiano Satnam Singh, morto “vedendosi rifiutati soccorso e assistenza dopo l’ennesimo incidente sul lavoro”, sta scuotendo il Paese. Mattarella, in un passaggio del suo discorso, pronunciato in occasione del 160esimo anniversario della Croce Rossa, fotografa la situazione. “Fenomeno che, con rigore e con fermezza, va ovunque contrastato, totalmente eliminato e sanzionato, evitando di fornire l’erronea e inaccettabile impressione che venga tollerato ignorandolo”. C’è poco da aggiungere. La politica e le varie istituzioni sembrano solo adesso “scoprire” la questione della totale illegalità in cui vivono e lavorano migliaia e migliaia di immigrati. Basti pensare che l’azienda dove lavorava il bracciante indiano è sotto inchiesta per caporalato da cinque anni. Non cinque giorni, bensì cinque anni. E che solo ora si parli seriamente di rivedere la legge Bossi-Fini, che disciplina l’immigrazione, in vigore dal 2002. Da subito mostrò i suoi limiti. Adesso, dopo oltre venti anni, si accenna finalmente a modificarla? Ne sono passati, nel frattempo, di governi e maggioranze. Da Berlusconi a Prodi, da Monti a Letta, da Renzi a Gentiloni, da Conte a Draghi. In conclusione, la politica nel nostro Paese sul tema dell’immigrazione da anni è la protagonista assoluta di una fiera dell’ipocrisia. A destra come a sinistra, sulla pelle degli immigrati si fanno battaglie ideologiche, ma mai provvedimenti concreti, seri, efficaci, onesti. In un Paese che, in generale, fa finta di non vedere questa nuova forma di schiavismo, non meno disumano e intollerabile di quello del passato.