I Salis scaricano anche chi li ha aiutati
Lo abbiamo scritto in epoca non sospetta che la vicenda di Ilaria Salis non ci convinceva e non ci piaceva.
La protestatrice Ilaria possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che si è mossa come un elefante in un negozio di cristallerie.
Una persona normale, e con questo termine intendiamo che abbia sale nella zucca, non si ficca nella gabbia del leone per sfidarlo, perché se poi il leone le morde la zucca, non si potrà dire che il leone è stato cattivo, ma che lei è stata quanto meno imprudente.
Comunque il passato è storia, quel che è stato è stato, cosa fatto capo ha, e non vogliamo ripetere che la disgrazia che le è capitata la Salis se l’è cercata.
Ma ora, dopo circa un anno e mezzo di calvario tra la prigione e il tribunale ungheresi, trascinata in ceppi come una pericolosa criminale, grazie a AVS, che l’ha candidata alle elezioni europee da poco conclusesi, è stata eletta parlamentare e l’Ungheria di Orban l’ha dovuta rilasciare, chiedendo comunque alle autorità dell’UE di esonerarla dalle prerogative parlamentari per costringerla a tornare in Ungheria.
Non crediamo che l’UE lo farà, ma staremo a vedere il prosieguo di questa vicenda.
Ci preme ora sottolineare qualche boutade, come quella del papà dell’eroina, Roberto Salis, il quale ha più volte detto che la candidatura della figlia non aveva l’obiettivo di sottrarla al processo, dimostrando, fra l’altro, scarsa gratitudine nei confronti di Frantoianni & Co., i quali hanno dato a Ilaria la possibilità di sottrarsi alle “torture” ungheresi, alle quali evidentemente la neo eurodeputata volontariamente avrebbe voluto ancora sottostare.
Sembra che ora Roberto Salis, che Vittorio Feltri ha soprannominato “papà Brontolo”, voglia dare le dimissioni: «Adesso dò le dimissioni non solo da portavoce di mia figlia, ma anche da candidato conto terzi», ha testualmente promesso.
E per gli italiani sarà un vantaggio, se non altro verranno risparmiati dalle continue virtuosaggini di “papà Brontolo”.
La saga Salis si arricchisce ogni giorno delle gesta di padre e figlia, con una presenza tanto strabordante da esasperare quei cittadini che, come successe con Gino Cecchettin, non ne possono più di personaggi pronti a dare lezioni dall’alto della loro superiorità morale o culturale.
Se di fronte alle immagini di quell’italiana portata in catene in tribunale il Paese si era indignato per la violazione dei diritti della detenuta, ora aumenta la schiera dei cittadini che non solo non si sentono a proprio agio ad avere una pregiudicata dei centri sociali in rappresentanza dell’Italia in Europa, ma che si sentono offesi ancor più dagli attacchi diretti sferrati quotidianamente da “papà Brontolo” contro tutti coloro che li hanno aiutati.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’appellativo di «nano Mammolo» rivolto a Giorgia Meloni (anche se poi ha ritrattato dicendo che non si riferiva alla premier) e un tweet in cui papà Brontolo chiarisce di non aver alcun rispetto per queste istituzioni.
Il padre di Ilaria, con le sue dichiarazioni, ha manifestato la totale adesione ai valori di Avs, il partito che ha candidato sua figlia per sottrarla al processo in Ungheria: ma poi è spuntato un suo tweet del 18 settembre 2022, in cui scriveva al Pd e all’allora segretario Enrico Letta: «Piuttosto che votare per Di Maio, Speranza, Cirinnà, Fratoianni, io emigro».
Insomma, papà Salis, da quello che pubblicava, apparteneva alla parrocchia opposta alla sinistra, e anche a quella della figlia, visto che lui stesso, il 3 febbraio 2023, difendeva Fratelli d’Italia sulla visita dei Dem all’anarchico Cospito in carcere, rispondendo sempre a Letta: «I vostri deputati devono finirla di andare a trovare delinquenti che per libera decisione decidono di fare la fame e iniziare ad occuparsi dei cittadini che la fame la fanno controvoglia».
A uno degli attuali capi del partito della figlia, Nicola Fratoianni, il papà Roberto scriveva il 5 novembre 2022 contro Ong e migranti: «Ma lei lo sa che nei paesi di origine dei migranti ci sono centinaia di milioni di persone più sfortunate di queste perché non riescono a racimolare 3000,00 $ per gli scafisti? Ci dica qual è il suo piano? Portarli tutti qui?».
E ancora, ai post di un giornalista di Repubblica sul pericolo fascismo in Italia, rispondeva: «Siete un disco rotto! Fatevi una vita!».
E a Matteo Orfini: «Quelli che lei chiama “fascisti” si stavano difendendo dal solito attacco dei collettivi di sinistra»: sono gli stessi compagni della figlia, quelli che Roberto Salis giurava che non avrebbe mai votato, e ora si scopre che effettivamente non lo ha fatto.
Il padre di Ilaria, quindi,finito alla gogna per il tweet contro Fratoianni, si è subito dissociato da coloro i quali hanno fatto eleggere la figlia per salvarla dalla prigione.
Quando si dice: riconoscenza e coerenza; sembra che in questa famiglia ci sia qualcosa sulla quale la psicanalisi dovrebbe fare qualche indagine.