Per come ci stiamo avvicinando alle prossime comunali a Cava de’Tirreni, è legittimo chiedersi se tutti questi candidati a sindaco siano un segnale positivo circa la qualità della nostra democrazia o, al contrario, la spia di una patologia politica?
Oddio, che un bel po’ di persone pensino di avere i numeri (elettorali), le qualità (politiche) e le competenze (amministrative), per governare la propria città testimonia, in fondo, che il sistema democratico è più che radicato nella nostra realtà sociale e culturale. Niente di male, quindi. Anzi.
E’ anche vero, però, che troppi candidati significano altro. Innanzi tutto, l’assenza di leadership politiche forti e riconosciute, ma anche l’incapacità da parte dei vari soggetti politici di fare sintesi e quindi aggregazione. Insomma, le divisioni e i contrasti, e quindi lo spirito di competizione e di confronto, sono il sale della democrazia checché se ne dica, quando però l’eccessiva frantumazione politica porta al rischio della polverizzazione del voto, allora vuol dire che qualcosa non va nel verso giusto, che si è di fronte a qualcosa di patologico, in altre parole, al cattivo funzionamento dei processi politico-democratici.
D’altro canto, al di là dei tanti candidati a sindaco -molti dei quali chiaramente strumentali, altri impresentabili e soprattutto improbabili nel ruolo di primo cittadino- c’è il problema davvero drammatico dell’assenza di una classe dirigente. Potremmo dire, anzi, che l’alto numero dei candidati a sindaco è indirettamente proporzionato alla qualità della classe dirigente che dovrebbe accompagnare il primo cittadino nel governo municipale.
Questa, in fondo, è la vera questione. Tolto il sindaco uscente che, nel bene e nel male, per quanto criticabile una squadra ce l’ha già, gli altri candidati hanno dietro di loro il vuoto. E questo vale sostanzialmente per tutti, anche per quelli più accreditati.
E’ questa la vera patologia e nello stesso tempo la spia di un malessere politico, ma anche socio-economico e culturale, che vive in questa stagione la nostra città.
E allora? Una soluzione non c’è. Al più, si possono formulare auspici.
Il primo, è che fra tanti candidati a sindaco, ma immaginiamo anche a consigliere comunale, gli elettori cavesi sappiano fare quella sintesi che è mancata ai protagonisti della politica cittadina. In pratica, scegliere il meglio, quelli cioè che si ritengono più proponibili per il ruolo in cui si candidano. Non è che l’operazione sia tanto facile, ma sperare non costa nulla.
Il secondo, è che quanti nella nostra città occupano un ruolo sociale e professionale di un certo rilievo, diano qualcosa in più in termini di impegno civico e istituzionale, andando oltre l’associazionismo borghese e autoreferenziale. Dedicare qualche ora alla cosa pubblica significa investire nel futuro della città e quindi anche dei propri figli. Insomma, la classe dirigente emerge se il meglio di questa nostra città va oltre la cura del proprio, esclusivo orticello, superando così egoismi, convenienze e indifferenza. In altre parole, è il pilatismo che contribuisce a generare la cattiva politica e non viceversa, come però si vuol far credere.
Non ci resta che sperare, dunque, non fosse altro perché serve a poco piangerci addosso. (foto Michele Mari)
14.02.2015 – By Nino Maiorino – Ben detto, Caro Direttore: con questa situazione, povera Cava!