Cava de’ Tirreni, i fascistelli di piazza Abbro
E' grave quello che è accaduto. Lo è perché non si nega un evento aperto alla partecipazione dei cittadini. A meno che non ci siano motivi di ordine pubblico, di sicurezza
Ora abbiamo davvero toccato il fondo. Negare da parte del Comune una propria struttura per un incontro politico promosso da un’organizzazione civica, è indubbiamente un evento a dir poco preoccupante clicca qui per leggere. E’ del tutto irrilevante se, in punto di diritto, la manifestazione si poteva o meno svolgere in ragione di quanto statuito dalla convenzione stipulata tra il Comune proprietario e il concessionario. La questione è di ordine politico. Solo e squisitamente di natura politica. Con buona pace della convenzione. Del diritto. Del dirigente comunale. Dell’Avvocatura comunale.
E’ grave quello che è accaduto. Lo è perché non si nega un evento aperto alla partecipazione dei cittadini. A meno che non ci siano motivi di ordine pubblico, di sicurezza o per ragioni tali da porre in pericolo l’incolumità dei partecipanti. In ogni caso, se ci fosse qualsiasi valido motivo, il diniego doveva essere accompagnato da parte del Comune di un’immediata proposta di individuazione di un altra adeguata location. Altrimenti, è legittimo pensare che a trionfare sia la pretestuosità. La ricerca dell’utile cavillo per negare quel che non andava vietato.
E’ avvilente quello che è accaduto. Lo è a maggior ragione perché tra i promotori vi è un consigliere comunale che ha concorso all’elezione del sindaco Servalli, ma che legittimamente si è allontanato dalla maggioranza per sedere nei banchi dell’opposizione. E’ facile immaginare che in questo modo sia stata consumata da Servalli e dai suoi una volgare vendetta. Ci auguriamo che non sia così anche se, come insegnava Andreotti, che in materia era un maestro, a pensar male si fa peccato ma quasi sempre s’indovina.
E’ triste, però, anche constatare come si sia stati così solleciti e perfettini in questa occasione e poi su ben altre situazioni si chiudano gli occhi in modo odiosamente prosaico e tracotante. Siamo proprio sicuri che nelle proprietà comunali date in concessione tutto avvenga come da convenzione? Stendiamo un velo pietoso, che è meglio. Inutile dire che, come spesso accade, ci sono due pesi e due misure. A riprova dell’arroganza del potere.
E’ sorprendente, poi, quello che è accaduto. Non fosse altro perché mai potevamo immaginare tanta stoltezza nel prendere una decisione che si rivelerà un boomerang per l’Amministrazione comunale. Anzi, nei panni degli organizzatori del convegno ringrazierei per tanta sconsideratezza politica. Il clamore di questo diniego si rifletterà positivamente sugli organizzatori e sul convegno stesso. Le persone colte, in questo caso, parlano di eterogenesi dei fini.
Non c’è molto altro da dire. In verità, nonostante tutto, ci auguriamo che dietro questo diniego non ci sia alcuna motivazione politica. In altre parole, che tutto quanto sia solo il frutto di un eccesso di zelo burocratico.
Potrebbe pure essere. Anzi, noi ci sforziamo di pensare che sia proprio così.
In questo caso, il sindaco Servalli può ancora porre rimedio a questo fatto increscioso e disdicevole soprattutto per lui. Ha l’autorità e i poteri per farlo. Adducendo ragioni di opportunità, politiche e di buon senso. D’altra parte, non gli costerebbe molto. Il nostro primo cittadino è un socialista rosselliano, convinto assertore del socialismo liberale e ammiratore dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, uccisi per mano fascista nel 1937 in Francia. Fossimo al suo posto ci guarderemmo bene prima di passare come uno squadrista in salsa locale e da primo cittadino che nega un pubblico incontro. In altre parole, di correre il rischio di essere tacciato come il novello fascistello di piazza Abbro.
Ci auguriamo che Servalli mostri tutte le sue qualità democratiche. In una stagione politica in cui sembra di ritrovare fascisti a destra e manca, assicurarci di non aver un sindaco fascista non è cosa da poco. Almeno un potenziale fascista in meno.