Cava de’ Tirreni, la denuncia del Co.Be.Co.: “Servalli continua imperterrito a voler vendere il patrimonio di pregio della Città”
Non capiamo -si legge nel comunicato- i toni trionfalistici con cui è stata accolta l’approvazione della magistratura contabile di un piano di riequilibrio che, non dimentichiamolo, costa a noi cittadini lacrime e sangue, con l’imposizione di tributi e tasse al massimo coefficiente e servizi ridotti al lumicino
I conti sono migliorati ma Servalli continua imperterrito a voler vendere il patrimonio di pregio della Città, tra cui palazzo Buongiorno, ex sede del Municipio in via della Repubblica e l’area dell’ex Velodromo, su cui gravano ancora forti dubbi sulla legittimità della procedura, e la scuola della Badia, che potrebbe essere decisiva per il rilancio turistico della frazione.
E’ quanto sostiene in un comunicato stampa la portavoce del Co.Be.Co. Maria Di Serio.
“Il Consiglio Comunale -si legge nel comunicato- nella seduta del 22 aprile, con il voto delle forze che sostengono l’amministrazione Servalli, ha confermato il piano delle alienazioni. A nulla è servita la discussione, piuttosto scarna e caratterizzata dal sostanziale silenzio delle forze di maggioranza che ha votato favorevolmente, nonostante la gravità delle decisioni che si stavano prendendo”.
“Non capiamo -si legge ancora- i toni trionfalistici con cui è stata accolta l’approvazione della magistratura contabile di un piano di riequilibrio che, non dimentichiamolo, costa a noi cittadini lacrime e sangue, con l’imposizione di tributi e tasse al massimo coefficiente e servizi ridotti al lumicino”.
“Ricordiamo -continua- che nel programma elettorale Servalli non ha mai fatto cenno all’alienazione di immobili,quindi sta agendo in assenza di un mandato popolare, violando le più elementari regole democratiche, venendo meno al compito di gestire al meglio un patrimonio che non è suo, ma dei cittadini. Assistiamo impotenti al loro ammaloramento per l’incuria e l’abbandono in cui versano, e denunciamo alla pubblica opinione l’incapacità di questa amministrazione di mettere a reddito i beni comunali, rinunciando a ricavarne degli utili”.