Cava de’ Tirreni, a colloquio con lo psicologo e psicoterapeuta Paolo Landi: “Il passato può rappresentare una trappola mortale, bisogna poter avere un occhio lungo sul futuro”
Abbiamo bisogno di persone di cultura, professionisti, politici, imprenditori, commercianti illuminati verso le opportunità del futuro, persone che sappiano leggere e rischiare con nuovi progetti di sistema per la nostra città, ovviamente senza mai dimenticare la storia, l’arte, l’architettura ed il paesaggio cavese che dovranno sempre rappresentare il punto di partenza per il rilancio cittadino
Per una città stressata serve uno psicoterapeuta. Per questo Ulisse online continua il suo viaggio nei malanni cittadini intervistando, non a caso, il proprio psicoterapeuta di fiducia: Paolo Landi. Cavese doc, Direttore de La città della luna – cooperativa sociale, psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, esperto nella direzione dei servizi complessi sociali, sanitari e socio sanitarie. Per ultimo, ma non ultimo per noi, collaboratore del nostro giornale dove da anni cura un’apprezzata e molto seguita rubrica: L’angolo dell’anima.
“Il problema non mi sembra tanto il colore politico ma la mancanza del senso della squadra politica. Per me la squadra ha sempre rappresentato la base delle mie scelte personali, familiari e lavorative: da soli si va veloci ma non si va lontano!”
Guardandola da un punto di vista politico, economico e sociale, come la descriverebbe oggi la nostra città?
Premetto che la nostra è una bella città da molti punti di vista: una posizione geografica strategica, alle porte della Divina Costiera Amalfitana, ad un passo e un salto dalla bella e rinnovata Salerno, Paestum, Pompei ed Ercolano tre dei siti archeologici più importanti e visitati del mondo. Beneficia ancora in parte della vecchia e imponente cultura napoletana. Il centro storico cavese, nonostante le critiche di noi cavajuoli è tra i più eleganti e raffinati del Sud Italia. I Villaggi cavesi mantengono, a differenza di altre cittadine, ancora una quasi intatta tipica “archit-cultura” tipica, nel senso che non si sono completamente snaturate, come invece è successo nelle cittadine limitrofe, rappresentano un altissimo patrimonio da salvaguardare con molta cura ed attenzione sociale e politica.
La dimensione politica cavese la trovo perfettamente ri-specchiabile con l’intero panorama politico del Paese Italia: squadre a destra, a manca e pure al centro, divise da guerre intestine interne ai partiti ed ai movimenti politici. Il problema non mi sembra tanto il colore politico ma la mancanza del senso della squadra politica. Per me la squadra ha sempre rappresentato la base delle mie scelte personali, familiari e lavorative: da soli si va veloci ma non si va lontano!
La squadra rappresenta una forza che è molto più della somma dei singoli membri e mancando squadre politiche coese manca la sussidiarietà al singolo membro politico in caso di temporanea difficoltà.
La situazione economica cavese, allo stesso modo, è più o meno paragonabile a tutte le altre città medie italiane: si sta perdendo l’industria ed il commercio ma questo è un dato non solo nazionale bensì mondiale: da un ventennio è iniziato il processo di globalizzazione e ciò non è reversibile. Abbiamo bisogno di guardare con lucidità questo fenomeno: è inutile disperarsi se l’industria viene de localizzata altrove, spesso in paesi esteri e che il commercio cavese ha perso lo smalto che ebbe nel quarantennio tra gli anni sessanta e la fine del XX Secolo. Si acquista sempre più sulle grandi piattaforme e da qui non si tornerà più indietro. Cava economicamente deve e può investire su una economia basata su strutturate iniziative turistiche, sulla sostenibilità ambientale, sui servizi e sull’accoglienza delle disabilità e degli anziani sempre più alla ricerca di cittadine medie, eleganti, tranquille e con una buona vivibilità. Dunque dobbiamo sempre di più investire su servizi di qualità.
Per far ciò dobbiamo investire in cultura, troppi pochi gli investimenti in cultura negli ultimi trent’anni a Cava, invece la nostra cittadina avrebbe tutte ma proprie tutte le carte in regola per farlo. Chi riuscirà ad investire in servizi di qualità, in cultura (arte, musica, teatro, ceramica, passeggiate ed escursioni etc etc), nella rivoluzione per una città accessibile anche ad anziani e disabilità, porterà ricchezza, benessere e potenzierà questa città già di suo bellissima.
“Abbiamo bisogno di persone di cultura, professionisti, politici, imprenditori, commercianti illuminati”
Guardando indietro, quali le differenze? Cosa ha perso?
Per me Cava non ha perso qualcosa in particolare, l’economia ed il benessere non lo si trova cercandolo nel passato glorioso. Spesso sento dire: “Quando avevamo il Tribunale, quando avevamo l’Inps, quando i forestieri venivano a spendere sul corso a Cava e così via”. Il passato può rappresentare una trappola mortale, bisogna poter avere un occhio lungo sul futuro: abbiamo bisogno di persone di cultura, professionisti, politici, imprenditori, commercianti illuminati verso le opportunità del futuro, persone che sappiano leggere e rischiare con nuovi progetti di sistema per la nostra città, ovviamente senza mai dimenticare la storia, l’arte, l’architettura ed il paesaggio cavese che dovranno sempre rappresentare il punto di partenza per il rilancio cittadino.
“I nostri difetti? L’abbassamento del livello culturale medio in città, da ciò derivano tutti i mali, prima tra tutti un’accidia sociale in sensibile aumento in città”
Ci dice quali sono a suo avviso i pregi e i difetti di questa nostra città?
L’eleganza, la bellezza, la capacità di accogliere (però solo quando lo si vuol fare!), la bellezza del territorio e delle persone che la abitano rappresentano solo alcuni dei tanti pregi.
I difetti? L’abbassamento del livello culturale medio in città, da ciò derivano tutti i mali, prima tra tutti un’accidia sociale in sensibile aumento.
Non crede che un limite dei cavesi sia di vivere troppo di un passato glorioso per sfuggire al presente?
Il Passato non va mai dimenticato, mai! Rappresenta le nostre fondamenta, sulle quali costruire un sociale, un’economia, un turismo umanamente sostenibile, un luogo di incontri culturali a 360°.
“La città avrebbe necessità di una squadra di governo che regga un decennio e che abbia la vision per traghettare Cava nel futuro”
Possiamo, sempre come città, recuperare il terreno perduto? Ritrovare un ruolo e una prospettiva?
Ci vorrebbe un Campo Largo (risata n.dr.)… battuta a parte, credo che Cava ha necessità di persone di grande struttura morale, culturale, e perché no psicologicamente robusta per essere traghettata nel futuro. Non solo, la città avrebbe necessità di una squadra di governo che regga un decennio e che abbia la vision per traghettare Cava nel futuro.
Quali dovrebbero essere i secondo lei le direttrici di marcia per assicurare alla nostra città un futuro di crescita e sviluppo?
Cultura, arte, architettura ed ingegneria, politiche sociali di sistema, accoglienza e turismo, agricoltura con sistemi innovativi e moderni, nuova visione del commercio, ristorazione di alta qualità, aprirsi ai nuovi movimenti socio-culturali, poli scolastici nuovi con le caratteristiche della scuola europea, spalancare le porte alla rivoluzione digitale, potenziare al massimo la bellezza dei nostri luoghi…
“La società civile deve smettere di lamentarsi e scendere sul campo dell’impegno civico, sociale, culturale, politico… ognuno si impegnasse a donare bellezza a questa città”
E la società civile può e come giocare un ruolo, anche in politica e nell’amministrazione, per rilanciare la città nel suo insieme?
Smettere di lamentarsi e scendere sul campo dell’impegno civico, sociale, culturale, politico, etc… ognuno si impegnasse a donare bellezza a questa città. Trovo che le critiche senza azioni sono “La cosa più prossima alla morte”, cito il regista Paolo Sorrentino, Premio Oscar.
Per finire, torneremo “grandi” o no? Se sì, come?
Questo non spetta a me prevederlo, si vincerà se la classe dirigente, quella politica, i nuovi imprenditori, i commercianti che sapranno adattarsi alle richieste del futuro sapranno fare squadra!
Insomma, si è capito che per me conta molto la squadra (risata finale, n.d.r.).
(foto Angelo Tortorella)