….A morte ‘o ssai che è? É una livella….
Muore la regina Elisabetta! Pochi giorni prima si commemorava Diana a 25 anni dalla sua scomparsa. La loro vite le foto innumerevoli, i commenti interminabili. Evidentemente è un argomento che continua a suscitare attrazione. La morte le unisce in una strana inevitabile comparazione.
Sto pensando alla saggezza di questo verso che molti, non solo napoletani, conosciamo.
“A livella” capolavoro scritto da Totò.
Non c’è dubbio la morte uguaglia tutti “nella morte”. E noi?
Noi siamo vivi e reagiamo da vivi!
Muore la regina Elisabetta! Pochi giorni prima si commemorava Diana a 25 anni dalla sua scomparsa.
La loro vite le foto innumerevoli, i commenti interminabili. Evidentemente è un argomento che continua a suscitare attrazione.
La morte le unisce in una strana inevitabile comparazione.
Anche io ancora mi soffermo a riguardare le immagini di Diana, bellissima sfortunata creatura.
Mio malgrado ne sono affascinata. Così come sono affascinata dall’irreprensibilità di Elisabetta.
Così antitetiche. Così attraenti entrambe. Tuttavia il vero fenomeno fu l’identificazione collettiva che scatenò la partecipazione mondiale al lutto per la principessa.
Le persone si riversarono nelle strade, nelle piazze a migliaia. Piangevano sinceramente addolorati. Uomini donne di ogni ceto età etnia religione… Stupefacente!
Alcuni personaggi scuotono le coscienze determinando partecipazioni condivise spontaneamente in modo tanto vasto.
La facilità di comunicazione del nostro tempo ci illustra quanto accade ma io continuo a stupirmi dell’enorme partecipazione della gente comune. E poi mi chiedo cosa provoca questo dolore!
Nel momento del distacco soffriamo per la perdita di qualcosa. Ne siamo straziati.
Questi personaggi morendo diventano simboli “icone”. E scopriamo nostro malgrado che quella “icona” ci appartiene. È parte di noi. Soffriamo per questa privazione! Una sofferenza cosmica.
Se qualcuno potesse sapere come provocare un simile accadimento avrebbe un potere enorme. Trascinare le folle. É sempre stato un obiettivo perseguito dai grandi capi di stato. Movimentare le folle e inebriarsi esaltandosi per aver suscitato quest’ubriacatura collettiva.
Abbiamo nozione di folle plaudenti dittatori idolatrati. Me restano fenomeni più o meno pilotati e in ogni caso circoscritti ad un territorio non certo mondiali. Una sorta d’isteria collettiva di affidamento ad un personaggio ritenuto superiore salvifico a cui votarsi. Come d’innamoramento.
Mi vengono in mente le pagine dei Promessi sposi del Manzoni sulla psicologia della folla. Descrive mirabilmente come un sentimento che serpeggia in un gruppo finisce per contagiare tutti come una febbre. Infine agiscono come posseduti da un unico intento.
Ma nulla spiega l’enormità del fenomeno che è seguìto alla morte di Diana che non era figura istituzionale come Elisabetta, o di Alberto Sordi che riempì la piazza di vigili e dottori commossi, o di Senna il giovane corridore morto in Italia, compianto in tutto il Brasile. L’agonia e la morte di papa Woitila! Roma si riempì di oltre 4 milioni di genti d’ogni credo religioso. E tutti i potenti eccetto i cinesi(mi pare) ritennero di dovergli rendere omaggio partecipando ai funerali.
Un manuale molto consultato persino da Mussolini fu scritto da Gustave Le Bon sulla psicologia della folla. Anche Freud e Jung affascinati dall’argomento lo hanno codificato secondo le interpretazioni delle rispettive scuole di pensiero. Ne hanno fatto dottrine.
La storia con nostro grave rincrescimento per la perdita di reperti importanti di grande prestigio, cita regolarmente la distruzione di ogni riferimento a personaggi e capi di stato deposti o uccisi. Statue monumenti seppelliti demoliti. “Damnatio memoriae” la chiamano. Pensate alla Domus Aurea di Nerone. Seppellita per millenni. Oggi sappiamo che era piena di capolavori e opere d’arte. Fu distrutto persino tutto quanto appartenuto a Cleopatra e Marcantonio e potrei continuare ma il fenomeno è ben noto. Evidentemente il timore della devozione popolare induceva chi subentrava al potere a cancellare ogni traccia dei predecessori.
Oggigiorno le imprese marketing oriented fanno formazione accurata ai propri addetti ai lavori.
È una delle applicazioni più importanti. Studi raffinati per indurre le persone all’acquisto. Psicologi specializzati studiano strategie su ogni aspetto. Forme, colori, posizione delle merci sugli scaffali, spot in tv, cartelli pubblicitari diffusi ovunque. Tutto per accattivare gli acquirenti. Ora si sono inventati la figura dell’influencer. La pubblicità è diventata una scienza che impegna sociologi e psicologi.
I politici cercano di catturare consensi con mille strumenti a volte convincenti a volte goffi. Spesso si affidano ad esperti. Non solo i politici ma anche attori manager dirigenti d’azienda si servono di veri e propri professionisti del settore. Studiano per migliorare la loro immagine.
Diana non ebbe bisogno di fare nulla di tutto ciò. Accadde e basta!
E il coinvolgimento e la partecipazione popolare furono spontanei sconcertando tutti.
Ricordo l’espressione di Elisabetta e Filippo indotti dalle circostanze a rompere il loro tradizionale riserbo ad esternare emozioni. Le montagne di fiori, biglietti, la folla incontenibile… Un fenomeno. E la monarchia inglese non fu più la stessa. Diana la connotò di una umanità che sempre era rimasta celata dal rigore delle etichette che considerava disdicevole far trapelare emozioni.
La morte aveva trasformato in “icona” una donna tradita. Inspiegabilmente toccati dalla sua fragilità. L’icona di compostezza di Elisabetta mancherà al suo popolo. Come ci manca l’interpretazione di ogni categoria professionale donataci da Sordi. L’energia coraggiosa rassicurante del Papa che demolì il muro di Berlino. “Non abbiate paura..” ancora echeggia nella nostra coscienza! Unì il Brasile nel cordoglio la giovinezza stroncata di Senna pilota campione.
Sentiremo ancora parlare di Diana. La principessa dei cuori.
Sentiremo ancora raccontare Elisabetta. La regina delle regine.
Ora che è morta Elisabetta seconda, regina del Regno Unito, assistiamo al cordoglio mondiale di capi di stato e del suo popolo che la onora come merita.
Ma piangeranno per lei le genti di tutto il mondo come per Diana? Un pensiero curioso e una domanda senza risposta.
Un mistero questo sentimento dei popoli. Un mistero capire cosa unisce genti diverse a partecipare con uguale intensità ad un evento struggente.
Non sono l’unica a pensare che l’icona più duratura e significativa del personaggio Elisabetta d’Inghilterra resterà l’immagine cosparsa di diamanti ideata da Andy Warhol, una volta passata l’orgia delle celebrazioni di rito.
L’arte spesso consacra alla memoria. La pop art di Warhol ne è uno stigma significativo. Frattanto rifletto sul significato s di monarchia che per noi italiani non ha più senso se non riferito proprio ad Elisabetta.
In fondo le monarchie dove perdurano con esemplare dignità sono come un “museo storico vivente” dal quale ogni suddito si sente onorevolmente rappresentato.
Cerco di ragionare anche sul significato del Principe di Machiavelli che invece spiega il sentimento che percepiamo più attinente al concetto che abbiamo di politico. Il Principe deve impegnarsi come “leone e volpe” per governare. “Il fine che giustifica i mezzi”
Da una parte “la stabilità come costrizione”del Monarca, con i privilegi ma anche con il carico di doveri a cui sottrarsi soltanto abdicando o morendo.
Dall’altra “l’inevitabile possibile mutevolezza” suo malgrado del Principe.
Le morti per non poter possedere le donne. Uccise
C’é èoi l’orgia di morti delle guerre. Cercate volute osannate. Morti di innocenti. Morti senza senso. Morti per annientare un popolo. Popoli che non si riconoscono. Orgogliosamente esibite da chi le provoca.
Lo stupore nell’ascoltare registrazioni di frasi pronunciate da un ragazzino di Gaza.
“Papà ne ho preso dieci…”.
Per essere lodato. Non era un buon voto a scuola. Erano le 10 persone uccise.
Per contro un soldato israeliano rifiuta di bombardare una scuola. No morti innocenti! Ha preferito la punizione per disobbedienza.
A Gaza in Palestina in Israele Siria Ucraina Nigeria Sudan …la morte è materia di sterminio che supplica “sopravvivenza”. Di cosa?
Non capirò mai!