A proposito di “Napoli Milionaria!” trasmessa il 18 dicembre su Rai1
Bravissimi Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera
Vogliamo dirlo subito: l’ultima edizione della “Napoli Milionaria” tratta dalla commedia di Eduardo De Filippo, trasmessa su Ra1 lunedì 18 dicembre, con la regia di Luca Miniero, non ci è piaciuta.
Salvando la bravura dei protagonisti principali, Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera, ci sono apparsi certamente al di sotto della media quella degli altri attori, che in alcune sequenze ci sono sembrati delle macchiette, a partire dal figlio Amedeo, interpretato da Vincenzo Memolato, per finire con Errico Settebellizze interpretato da Michele Ventucci.
Nella media tutti gli altri.
In verità il filmato qualche pregio lo ha, specialmente per l’inserimento di scene di guerra, tratte da filmati originali di scene della II Guerra Mondiale; ma queste sequenze non migliorano l’opera nel suo complesso, e fa rimpiangere le altre edizioni, come, ad esempio, quella di qualche anno fa, interpretata da Massimo Ranieri (che ne fu anche co-regista) e Barbara De Rossi, per non andare tanto lontano, magari fino al 1945, quando Eduardo la scisse e la interpretò.
La trama è ben nota a tutti, o dovrebbe esserlo, ed è quasi scontata nella sua semplicità, evidenzia che chi possiede il denaro in tutte le occasioni ha il potere.
Sono diversi i motivi per cui chi ha fatto “Napoli Milionaria!” su Rai1 non ha capito la commedia di Eduardo.
Gli sceneggiatori del film hanno tagliato dalla commedia di Eduardo De Filippo dialoghi indispensabili a capirne il significato, rendendola un insieme di scene quasi senza alcun valore.
Sin dalla prima scena del film si capiva che non avrebbe avuto nulla a che vedere con la commedia di Eduardo De Filippo, che ne sarebbe stato un succedaneo del tutto privo del significato, molto profondo, di un’opera monumentale, che quando fu messa in scena la prima volta, al Teatro San Carlo, impose alla compagnia di riaprire per ben 27 volte il sipario tanti erano gli applausi a fine rappresentazione.
Poi, andando avanti a vedere il film ci si accorge che chi ha scritto la sceneggiatura (o, meglio, ha tagliato quella di Eduardo) non ha proprio capito il messaggio della commedia, altrimenti non avrebbe tolto dialoghi e battute necessarie alla sua comprensione.
Il primo errore: in “Napoli Milionaria”, l’unica, ovvero quella scritta da Eduardo, la figlia piccola non si vede mai in scena, è sempre, per tutto il tempo della rappresentazione, in un’altra – immaginaria – stanza.
Nel film di Rai1 appare, appunto, già dalla prima scena.
Forse chi ha scritto questa nuova sceneggiatura deve aver pensato che Eduardo, all’epoca non avesse a disposizione un’attrice bambina e non ha capito che invece non voleva che si vedesse perché quella bambina in realtà è un’allegoria.
L’allegoria della città di Napoli, ma in realtà anche di tutto il Paese, perfino di tutta l’Europa all’indomani della guerra.
L’allegoria della società malata che è uscita dal conflitto e che soltanto la medicina giusta può salvare.
Non a caso la bambina si ammala proprio nel momento in cui tutti pensano, tranne Gennaro Jovine, che la guerra sia finita.
Quando le persone non hanno voluto vedere, come lo spettatore non vede la bambina, che la società era – se possibile – ancora più malata di prima.
È per questo che la bambina era e doveva restare fuori dalla scena: così invece ha perso del tutto il suo significato allegorico, diventando semplicemente uno dei tanti personaggi inutili del film.
Così come sembra diventato inutile il personaggio chiave della commedia, il vero contraltare a Donna Amalia, che invece incarna la vittima della guerra che poi diventa a sua volta carnefice della nuova società: Riccardo, il ragioniere.
È a lui che, all’inizio della commedia, tutti chiedono rassicurazioni sulla fine del conflitto perché “indossa l’abito scuro ‘e’ lavora sopra all’ufficio”, a differenza degli altri che svolgono mansioni manuali.
E tanto basterebbe perché il ragioniere ne sappia di più di loro sul destino dell’umanità; ma invece è colui che, da una posizione di privilegio anche economica (la casa di proprietà e le altre due casette), finisce in disgrazia per colpa della guerra e del mercato nero, quindi di Donna Amalia e Settebellezze.
Eppure il Ragioniere non perde la sua nobiltà d’animo, tanto che regala (non vende) l’unica medicina che può salvare la vita alla bambina, che -ricordiamolo- è l’allegoria della società.
E questo è reso chiaro dal discorso che il ragioniere fa a Donna Amalia alla fine della commedia e che nel film è stato totalmente tagliato come se non avesse alcuna importanza: ed è a questo punto che l’opera filmata perde tutto il suo significato, il discorso del Ragioniere a donna Amalia è importantissimo così come il gesto di donare, non vendere, il medicinale e di volerlo porre nelle mani di Amalia, e solo nelle sue.
Riducendo nel film il dialogo finale tra il Ragioniere e donna Amalia, a solo un minuto e mezzo circa, il film ha perso uno dei momenti più drammatici della vicenda.
Lo riportiamo per l’alto valore morale che ancora oggi ha quel dialogo del quale nel film non vi è traccia.
Riccardo si rifiuta di consegnare ad altri la scatola del medicinale.
“No. Io la vorrei consegnare alla signora Amalia”.
Amalia entra e si ferma a guardare il gruppo con atteggiamento interrogativo.
Riccardo (ad Amalia con tono di fatalità, senza ombra di vendetta nella voce, né di ritorsione): Donn’Ama’, la medicina che ha prescritto il dottore per vostra figlia, ce l’ho io: eccola qua.
Amalia (colpita, non disarma): Quanto volete?
Riccardo (commiserandola, ma senza cattiveria, quasi comprensivo): Che mi volete restituire? Tutto quello che avevo è nelle vostre mani. Mi avete spogliato… quel poco di proprietà, oggetti di mia moglie, biancheria… ricordi di famiglia. Con biglietti da mille alla mano ho dovuto chiedervi l’elemosina per avere un po’ di riso per i miei figli, adesso pure di vostra figlia si tratta…
Amalia (come per richiamarlo all’umanità, quasi con tono di rimprovero): Ma questa è una medicina…
Riccardo: D’accordo. E giustamente voi dite, senza la medicina indicata, si muore.
Ma perché, secondo voi, Donn’Ama’, senza mangiare si campa?
Amalia rimane inchiodata, non sa cosa rispondere.
Riccardo ribatte: Se non mi fossi tolto la camicia, i figli miei non sarebbero morti di fame? Come vedete, chi prima e chi dopo deve, ad un certo punto, bussare alla porta dell’altro.
Sì, lo so, voi in questo momento mi dareste tutto quello che voglio, ma se io per esempio mi volessi togliere lo sfizio di vedervi correre per tutta Napoli come correvo io per trovare un po’ di semolino quando tenevo il figlio più piccolo malato…
Se io vi dicessi: “Girate Donn’Ama?, divertitevi portone per portone, casa per casa…”.
Ma io questo non lo faccio! Ho voluto solamente farvi capire che, ad un certo punto, se non ci stendiamo una mano l’uno con l’altro… (porge la scatola al dottore) a voi, dotto’.
E speriamo che Donn’Amalia abbia capito. Auguri per la bambina. Buonanotte.
A questo punto Amalia resta intontita come un pugile colpito da un micidiale uppercut prima di cadere sul quadrato.
Togliere dal film tutto questo è stato uno sfregio a Eduardo.