Disobbedienza civile: la legge Veil in Francia, Simone de Beauvoir ed un film del 2021
Legge Veil e Simone de Beauvoir, dove si incontrano le due storie? in Francia, il 5 aprile 1971 sulla rivista Nouvel Observateur 343 donne confessano di aver abortito illegalmente
Tra dicembre 1974 e gennaio 1975 fu accolta la Legge Veil: il governo francese, negli anni 70, dichiarava legale l’aborto entro la decima settimana dal concepimento. Le settimane divennero dodici successivamente.
Simone de Beauvoir nasce il 9 gennaio 1908, studia alla Sorbona, qui conosce Jean Paul Sartre. Nel 1949 scrive Il secondo sesso un libro che si scaglia contro il predominio del maschile. È la terza ondata di femminismo che la vede come protagonista. I diritti delle donne a cui viene data la prerogativa sono quelli che ruotano attorno al complicato rapporto con la maternità, al rispetto della donna madre e al disprezzo della donna che non sceglie la gravidanza. La donna è esclusa dalle cariche pubbliche, tacciata di incapacitàintellettuale e, allo stesso momento, è un essere umano a cui viene unicamente affidato il compito di crescerne un altro. Una contraddizione che nasconde delle chiare insidie che, negli anni Cinquanta del novecento, cominciano a venire alla luce.
Legge Veil e Simone de Beauvoir, dove si incontrano le due storie? in Francia, il 5 aprile 1971 sulla rivista Nouvel Observateur 343 donne confessano di aver abortito illegalmente, di aver trasgredito la legge, l’esposizione pubblica dell’atto criminoso le sottoponeva, di conseguenza, ad eventuali implicazioni penali. Una legge del 1920 puniva con il carcere (fino a 6 anni) le donne che decidevano per un’interruzione di gravidanza illecita.
L’azione delle 343 donne rientra in quegli atti di disobbedienza civile collettivi in cui una comunità lesa si incontra, affrontando i rischi, con l’obiettivo di dare risonanza ad una causa precisa. Il gruppo delle 343 mostra l’esistenza di una popolazione che, costretta al segreto, ha fatto delle scelte rischiose: le uniche possibili e necessarie per l’autoaffermazione e per la libertà. Un atto coraggioso che, oggi, ci ricorda la forza della lotta attiva, della disobbedienza contro una legge che può essere intrinsecamente veicolo di ingiustizie.
Il manifesto, scritto da Simone, così inizia:
Ogni anno in Francia abortiscono un milione di donne.
Condannate alla segretezza, sono costrette a farlo in condizioni pericolose quando questa procedura, eseguita sotto supervisione medica, è una delle più semplici.
Queste donne sono velate, in silenzio.
Io dichiaro di essere una di loro. Ho avuto un aborto.
Così come chiediamo il libero accesso al controllo delle nascite, chiediamo la libertà di abortire.
Il film L’evenement del 2021 diretto dalla regista Audrey Diwan racconta la storia di una ragazza franceseche, nel 1963, rimane incinta. Nella pellicola vediamo le sue peripezie per procurarsi un aborto illegale. Le difficoltà logistiche e burocratiche si mescolano al senso di impotenza, ingiustizia e pericolo. A tutto ciò si aggiunge un’emotività messa a dura prova dalla solitudine del segreto e dalla paura.
Il film ha dei tratti noir, al limite del genere horror. Tali tinte permettono di vivere la ricerca dell’aborto illegale come un’avventura ai limiti della realtà. In questa scelta è insita una critica che riflette l’ingiustizia della condizione: il mondo dell’irrealtà è quello a cui dovrebbe appartenere la possibilità di interrompere la gravidanza.
La protagonista che si chiama Anne (da qui il titolo tradotto per l’Italia La scelta di Anne) non accetta la vita che cresce dentro di sé, se ne vuole liberare a tutti i costi, anche a costo di rischiare la suavita affidandosi ad una mammana che opera l’aborto nell’ambiente a-sterile della propria abitazione.
La scelta sottende un forte senso di libertà e controllo della propria esperienza di vita, una consapevolezza del proprio corpo, dei ruoli e la volontà di trascenderli e valicarli per esprimersi al di là di essi.
Parlare della legge sull’aborto in Francia e di Simone de Beauvoir oggi sembra anacronistico, si sono succedute tante altre lotte femministe che hanno avuto una risonanza uguale o maggiore. Ma soffermarsi su questa narrazione ci lascia una chiara idea dell’importanza della disobbedienza civile, della teorizzazione di concetti, dell’esposizione pubblica, della risonanza che può avere una collettività che si attiva.
Ci catapulta in una storia chesembra lontana ma che non lo è in tantissime parti del mondo le donne per interrompere una gravidanza sono costrette alle medesime peripezie. In molte parti del mondo è difficile intendere in modo chiaro la possibilità e l’esistenza di alcuni diritti per noi scontati.
La conoscenza è sempre suscettibile di accrescimento, non è tollerato fermarsi di fronte ad un mondo dalle forti discrepanze legate all’esercizio delle libertà. L’Italia stessa si mostra fragile e, come è riuscita a fare Simone de Beauvoir, cogliere le contraddizioni è un compito che tutti abbiamo, da cui nessuno può più sottrarsi.
La disobbedienza civile, in questa prospettiva, diviene diritto e dovere e la storia della legge sull’aborto in Francia non è altro che esemplare.