Halloween, una festa italiana che ha origine in Calabria
Halloween non sarebbe una festività americana importata dal mondo anglosassone. Il rito della notte degli spiriti proverrebbe dai movimenti migratori dei contadini calabresi verso il nuovo mondo.
La festa più amata dagli americani e discussa perché accusata di satanismo, materialismo, consumismo e tanto altro, parla calabrese
Ogni volta che si avvicina la festa di Halloween si sente parlare di una festa non italiana che non appartiene alla nostra storia e alla nostra cultura, innestata in Italia come mera importazione statunitense. Questa concezione, secondo la teoria dell’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, tra i più importanti esperti delle festività e delle tradizioni popolari italiane, è un errore storiografico e culturale.
Halloween non sarebbe una festività americana importata dal mondo anglosassone. Il rito della notte degli spiriti proverrebbe dai movimenti migratori dei contadini calabresi verso il nuovo mondo. La presunta importazione dall’America, ha spiegato il professor Satriani, è un viaggio di ritorno della festa, mentre quello di andata è presumibilmente quello che va dal sud Italia agli Stati Uniti.
I suoi studi sono riportati in un volume dal titolo “Il ponte di San Giacomo”, scritto con Mariano Meligrana. Satriani spiega che in Calabria tra l’1 e il 2 novembre, tra i contadini calabresi vigeva l’usanza di raffigurare il ritorno dei morti svuotando una zucca e inserendovi una candela. Si bussava poi alle porte e si chiedeva un’offerta per l’anima dei morti. La tradizione era legata alla paura della morte dei propri cari e al superamento del distacco. Nei secoli passati, i bambini giravano con le lanterne, casa per casa, chiedendo che gli spiriti non venissero a tormentarli.
Questa tradizione è provata dall’usanza del Coccalu di muortu (teschio di morto in dialetto) di Serra San Bruno, in provincia di Vibo. Ancora oggi, i ragazzini intagliano la zucca a mo’ di teschio e la portano in giro per il paese. In gruppetti, bussano alle porte delle abitazioni e chiedono alle persone: “Mi pagate il coccalu?“, (Mi pagate il teschio di morto?). E il premio è quasi sempre una piccola somma di denaro che alla fine del giro i bambini dividono tra di loro per andare a comprare qualche leccornia. Questa scena ricorda molto il “trick or treat”, dolcetto o scherzetto, della tradizione nordamericana di Halloween. I bambini serresi non vanno in giro mascherati, non indossano maschere spaventose. Si divertono e fanno rivivere una tradizione dal forte significato antropologico.
E’ facile supporre che gli emigrati arrivati negli Stati Uniti abbiano continuato a praticare gli usi e i costumi della loro terra d’origine e che le tradizioni italiane (usanze simili a quella di Serra San Bruno sono state rilevate in Friuli, Sardegna, Puglia, Sicilia, anch’esse terre di forte emigrazione) si siano intrecciate a quelle celtiche e irlandesi della festa di Samhain (fine dell’estate inizio del nuovo anno), a cui si fa risalire la festa di Halloween (All Hallow’s Eve – vigilia di Tutti i Santi).
Insomma, indignarsi e parlare di americanate, citare Satana e prendersela con i Celti vuol dire non conoscere le nostre radici.