scritto da Pierpaolo Durante - 11 Ottobre 2023 10:03

Tifosi di guerra

Per la ricetta di oggi prendiamo 80 anni di conflitti arabo-israeliani, li disossiamo, ne facciamo una poltiglia, li gettiamo in padella e cuciniamo ad alte temperature. Così avremo un delizioso pot-pourri di storia, geopolitica e diritto internazionale da servire sui nostri social.

Ironie a parte, non riesco a comprendere come un argomento così delicato, persistente da quasi un secolo e lordo di sangue possa essere semplificato e ridotto a tifo da stadio. Porre le bandiere sui propri profili, ricamare propaganda e tifare per la sconfitta del “cattivo” – come se in guerra esistesse la divisione in buoni e cattivi – sono l’esatta sintesi della scarnificazione degli eventi, della più elementare dicotomia tra chi ci sta simpatico e chi no.

Come tutte le guerre, questa è una storia di odio, di discriminazione, di morti. È una storia di partizioni di territorio, di accordi falliti, di controllo indebito, di segregazione e poi di ultranazionalismo e terrorismo. Per questo trovo discutibile esporre la bandiera israeliana su Palazzo Chigi quando Israele, attaccando la Striscia di Gaza, viola il diritto internazionale e trovo aberrante chi tace su Hamas. Non si tratta di essere equilibristi ma equilibrati.

Come sempre i civili scontano il peggior epilogo mentre noi tifiamo da casa, ci sentiamo forti perché abbiamo avuto la fortuna di vivere nella parte “giusta” del pianeta. La sensazione però è che con il conflitto in Ucraina e poi con quello in Palestina l’Occidente si sia rivelato un gigante dai piedi d’argilla, un colosso in balìa di un tornado di sangue.

Diplomato al liceo classico, successivamente ha continuato gli studi laureandosi in Scienze Politiche e relazioni internazionali presso l'Università degli Studi di Salerno. Appassionato di recitazione, amante della natura ed interessato ai fenomeni della subcultura del nostro tempo.

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