Cava de’ Tirreni, le scelte obbligate di Antonio Barbuti: portare gli atti ai carabinieri e sfiduciare Servalli
Ci sarebbe tanto da scrivere e le congetture sono numerose. Per sgombrare il campo, atteniamoci ai fatti. La prima domanda sorge spontanea
L’ultimo intervento via pec del consigliere comunale Antonio Barbuti clicca qui per leggere, sulla concessione della pubblica illuminazione a Cava de’ Tirreni, mi lascia a dir poco esterrefatto.
Era già successo un anno fa clicca qui per leggere, ora però ho difficoltà a trovare le parole.
Ci sarebbe tanto da scrivere e le congetture sono numerose. Per sgombrare il campo, atteniamoci ai fatti.
La prima domanda sorge spontanea. A distanza di un anno il consigliere comunale Barbuti ancora non sa se tutta la documentazione della sua pubblica denuncia in Consiglio comunale sia stata trasmessa all’autorità giudiziaria? Possibile? Il nostro Palazzo di Città, a quanto pare, tutto è tranne che un palazzo di vetro. La sensazione, molto brutta, è che questa amministrazione comunale abbia elevato l’illegalità a sistema. Ci auguriamo che non sia così. Su troppe vicende, però, più che la trasparenza vengono eretti muri di gomma. D’altra parte, se un consigliere comunale scafato e competente come Barbuti, peraltro uno dei perni su cui poggia questa maggioranza, denuncia chiaramente di annaspare, allora il dubbio che qualcosa non torni a Palazzo di Città diventa ciclopico.
C’è un altro passaggio della pec che sorprende assai. E’ quello in cui Barbuti contesta al sindaco Servalli di aver chiesto lumi alla Procura della Repubblica su come comportarsi sulla vicenda. Barbuti, infatti, critica apertamente Servalli affermando che non è “pertinente chiedere al Procuratore della Repubblica cosa debba fare il Comune in riferimento al rapporto di concessione”. Giusto. E’ evidente che si tratta di una furbata. Assai maldestra, ma sempre una furbata.
Sull’argomento, il nostro primo cittadino deve assumersi la responsabilità di prendere delle decisioni. In piena legalità e trasparenza. Deve fare il suo mestiere, quello di sindaco. Per il quale, del resto, riceve mensilmente una legittima quanto cospicua indennità. Ai sindaci tocca amministrare. Ai magistrati valutare eventuali comportamenti penalmente rilevanti. Si chiama divisione dei poteri. E questo Servalli, anche se non è una cima in quanto a competenze amministrative, lo sa perfettamente.
Non entriamo nel merito della vicenda, non avendo né competenze né compiute conoscenze. La denuncia di Barbuti è troppo grave, però, per non avere delle risposte. E, d’altronde, visto che si parla di un bel po’ di quattrini, i cavesi devono sapere come stanno davvero i fatti. Perché allora non affidarsi ad uno o più professionisti capaci di sbrogliare la matassa? Fermo restando, ovviamente, di trasmettere tutti gli atti alla magistratura in ragione del durissimo j’accuse di Barbuti.
In ogni caso, è auspicabile un ruolo molto più attivo in questa vicenda da parte del Segretario generale del nostro Comune, la dott.ssa Monica Siani. A lei spetta il ruolo di garante della legalità e dell’imparzialità dell’operato dell’amministrazione. E come evidenziato dallo stesso Barbuti è “responsabile anticorruzione e trasparenza”. Dopo un anno, infatti, questa vicenda, per la sua portata, andava chiarita in un verso o nell’altro. Non averlo fatto, per noi cittadini è grave e preoccupante. Ai contribuenti cavesi, chiamati a pagare con le loro tasche i disastri del bilancio comunale, preme la chiarezza e la trasparenza su una vicenda così delicata e complessa.
Allo stesso modo, l’auspicio è che la Commissione consiliare Controllo e Garanzia sia parte ancora più attiva in questa vicenza. Questo, sia riguardo alla documentazione da trasmettere compiutamente alla magistratura, sia per venire a capo da un punto di vista politico-amministrativo delle accuse formulate da Barbuti. D’altro canto, il suo presidente, Marcello Murolo, ha le competenze, le qualità e l’esperienza per contribuire in modo incisivo a fare chiarezza sulla questione. Speriamo.
In ultimo, all’amico Antonio Barbuti ci permettiamo di indicare due soluzioni.
La prima.
Recarsi personalmente alla Tenenza dei Carabinieri di Cava de’ Tirreni, dove consegnare tutti gli atti della vicenda da lui denunciata. E’ il modo più semplice. E’ una questione di pochi metri. Una questione davvero da “cento passi”. D’altro canto, quando si ritiene che si stiano commettendo delle illegalità, è dovere di ogni cittadino denunciare i fatti a propria conoscenza. Sarà poi l’autorità giudiziaria a compiere i dovuti accertamenti e valutazioni.
La seconda.
Trarre le necessarie conseguenze politiche. Forse che non è giunto il tempo di mandare anticipatamente a casa il sindaco Servali? Sta di fatto che il primo cittadino o è complice o non è capace di governare la macchina comunale-mostro. In un caso o nell’altro gli va tolta la fiducia. Non è affatto tollerabile che dopo un anno quest’Amministrazione Servalli non sia stata capace di dare delle risposte sulla vicenda. Siamo fuori di ogni logica. Ma anche dalla grazia di Dio. E non serve neanche richiamare quello che è diventato un comodo mantra. Vale a dire che il dopo Servalli sarà ancora peggio. Potrebbe pure essere. Tuttavia, i danni che hanno procurato Servalli e i suoi alla nostra città sono tanti e tali che prima arriva il commissario prefettizio e meglio sarà. Poi si vedrà.
Per il momento, però, bisogna porre fine a questa agonia.