Le 21 Madri della Repubblica Italiana
Ventuno donne che vennero elette il 25 giugno 1946, nel Palazzo di Montecitorio, all’Assemblea Costituente su un totale di 556 deputati
Il 2 giugno 1946 il suffragio universale e l’esercizio dell’elettorato passivo portarono, per la prima volta, anche le donne in Parlamento. Le 21 madri della Repubblica. Oggi le ricordiamo perché le 21 Madri Costituenti costituiscono un modello straordinario di politica alta, vera: la politica che ha idee, valori e ideali, onestà ed è al servizio della comunità.
Ventuno donne provenienti da tutta Italia, da culture ed educazioni diverse. Alcune di esse divennero personaggi istituzionali di grande riferimento e rimasero a lungo nelle aule parlamentari, altre tornarono alle proprie occupazioni. Molte erano state attive antifasciste e protagoniste nella Resistenza e in tutte era presente la volontà democratica di contribuire attivamente alla vita politica. Insieme segnarono una tappa indimenticabile nella storia italiana e, attraverso il loro impegno e le loro capacità, furono protagoniste ai più alti livelli delle istituzioni.
Ventuno donne che vennero elette il 25 giugno 1946, nel Palazzo di Montecitorio, all’Assemblea Costituente su un totale di 556 deputati: 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito comunista, 2 del Partito socialista e una dell’Uomo Qualunque.
Maria Agamben Federici, Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Leonilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Lina Merlin, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana Togliatti, Maria Nicotra Verzotto, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.
Sicuramente tra questi nomi spicca quello di Nilde Iotti, prima donna ad essere eletta Presidente della Camera, e Lina Merlin, prima donna ad essere eletta al Senato e ricordata soprattutto per la legga che porta il suo nome con la quale venne abolita la prostituzione legalizzata nel 1958.
C’è anche un po’ di “napoletanità” tra di esse, Maria De Unterrichter Jervolino, infatti, originaria di Trento, sposò il napoletano Angelo Raffaele Jervolino e dalla loro unione nacque Rosa Russo Jervolino (prima donna a capo del Ministero dell’Interno nonché il primo sindaco donna di Napoli). La De Unterrichter fu eletta più volte nella circoscrizione Salerno-Avellino-Benevento e ricoprì la carica di Sottosegretario alla Pubblica Istruzione.
Teresa Mattei, la partigiana Chicchi che ha provato sulla sua pelle la ferocia nazista, fu la più giovane ad essere eletta all’Assemblea Costituente a soli 25 anni, “madre” della mimosa come simbolo dell’8 marzo. La versione definitiva dell’art. 3 della Costituzione sul tema dell’uguaglianza reca la sua firma. Il secondo comma dell’articolo fa riferimento all’uguaglianza “di fatto”, e fu proprio lei a proporre l’inclusione di questo concetto.
Ma tante altre sarebbero le storie da raccontare, come quella di Adele Bei, cui il Comune di Roma ha dedicato, insieme ad altre sei donne partigiane, il percorso ciclopedonale che da Ponte Milvio porta aCastel Giubileo. E ancora, Maria Nicotra Vezzotto, prima donna presidente di una società calcistica (Siracusa Calcio). Maria Agamben Federici, presidente e cofondatrice nel 1944 del Centro Italiano Femminile (CIF).
La loro attività politica e i loro interventi nelle riunioni dell’Assemblea appaiono ancora oggi particolarmente attuali. Le madri costituenti hanno lavorato nelle commissioni, partecipato ai dibattiti in Aula, ma hanno anche contribuito alla stesura degli articoli stessi; cinque di loro (Nilde Iotti, Maria Federici, Lina Merlin, Teresa Noce, Ottavia Penni Buscemi) furono infatti elette nella “Commissione dei 75”, incaricata della vera e propria stesura della Costituzione.
Le madri costituenti sono state donne di prime volte: prime a votare, prime ad essere state elette, prime ad entrare nei palazzi istituzionali, prime a rappresentare le italiane e gli italiani. Queste donne sono state capaci di scardinare, con analisi illuminate e proposte coraggiose, i meccanismi sociali e politici che fino ad allora avevano recluso il femminile nei modelli elaborati da Stato, Chiesa e Famiglia in tempi in cui le donne erano sottoposte alla patria potestà, non accedevano a molti ruoli della Pubblica Amministrazione e la disparità salariale uomo-donna era prevista dalla legge.