La psicosi è una forma acuta di sofferenza psichica che può essere paragonata ad un lungo sognare ad occhi aperti senza che la persona se ne renda conto.
A differenza di quanto si pensa comunemente, la psicosi non è un disturbo mentale incurabile e, nella maggior parte dei casi, la persona che soffre di psicosi non è violenta. Questa forma di sofferenza può comparire in una persona su cento, più frequentemente nella prima età adulta.
La psicosi può portare il soggetto a non riuscire più a pensare con chiarezza, convincersi che la propria mente sia sotto il controllo di qualcosa o di qualcuno, non riuscire più a fare le cose che si facevano prima, non riuscire a stare con gli altri o non averne più voglia, non riuscire ad alimentarsi e a dormire come al solito.
I sintomi più comuni sono:i deliri, le allucinazioni, i disturbi nel modo di organizzare i pensieri e di raccontarli, i disturbi delle emozioni, la tendenza a isolarsi dagli altri. Nello specifico, il delirio è un’idea di cui una persona si convince, a cui crede anche completamente e che per gli altri è assurda, non corrisponde alla realtà; mentre le allucinazioni si manifestano attraverso suoni, visioni, odori, sapori, sensazioni avvertiti dalla persona, ma non da tutti gli altri. Tali manifestazioni cliniche possono portare chi ha la psicosi ad isolarsi del tutto dalla vita sociale, a parlare e scrivere in modo strano o incomprensibile e ad avere difficoltà nell’esprimere le emozioni che prova.
A proposito delle cause, non è dimostrato che una situazione familiare o altri singoli fattori (traumi, ereditarietà…) possono direttamente far nascere una sofferenza psicotica; infatti, gli studiosi concordano maggiormente sull’idea che sarebbero fattori diversi a produrre il disturbo psicotico. In altri termini, non è necessaria l’individuazione di una causa della psicosi, ma riflettere sulla complessità dello stato psicotico e della sua genesi che, in alcuni casi, può iniziare fin dall’infanzia. Ad esempio, lo strutturarsi del nucleo psicotico può manifestarsi nei bambini attraverso la tendenza ad isolarsi in un mondo distaccato dalla realtà, alternativo ad esso e, soprattutto, basato principalmente sulla sensorialità e su un’illusoria autosufficienza o onnipotenza.
Per contenere e ridurre i danni alla persona provocati da sintomi psicotici, è importante conoscere i primi segni inziali di crisi come cambiamenti del modo di fare, di pensare e di comportarsi; inoltre, i segni iniziali sono in genere sempre gli stessi in una data persona, ma possono essere molto diversi da persona a persona. Di frequente, una crisi psicotica può essere preceduta da:disturbi del sonno, irritabilità, tensione, non riuscire a stare fermi, parlare di meno/di più ed avere difficoltà a concentrarsi. In questi casi, può essere utile parlarne con il proprio medico, prendere dei farmaci su consiglio del medico, discutere la situazione con persone di cui ci fidiamo, identificare le situazioni di tensione e trovare un modo per superarle. Inoltre, i sintomi della psicosi sono in parte legati anche a uno squilibrio di alcune sostanze chimiche, per questo è fondamentale l’utilizzo di farmaci antipsicotici che aiutano a riequilibrare la quantità di queste sostanze.
Tuttavia, se da un lato il corretto utilizzo di farmaci è indispensabile per contenere le manifestazioni psicotiche più invalidanti e per fare in modo che la persona possa accedere alla psicoterapia, dall’altro è appunto solo la combinazione con un supporto psicoterapeutico che riesce a fare la differenza nel trattamento della psicosi. Inoltre, è molto efficace la psico-educazione, ovvero fornire al paziente e alla famiglia informazioni precise sui sintomi e il decorsodel disturbo in modo tale da aiutarli a gestire la sofferenza.
Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, il trattamento si concentra sull’acquisizione di strategia efficaci per la gestione dei sintomi, come ad esempio il riconoscimento, il distanziamento critico e il padroneggiamento dei deliri. In questo modo la persona,formulando ipotesi alternative rispetto alle convinzioni deliranti, attribuisce un senso alla malattia, diviene più consapevole della propria sofferenza ed è, di conseguenza, più motivato a aderire maggiormente alla terapia farmacologica.
Riferimenti Bibliografici
Fallon I., et al. (2019). Intervento psicoeducativo integrato in psichiatria, Erikcson, Trento.
Giberti F., Rossi R. (2009). Manuale di psichiatria. Piccin, Padova.
https://www.terzocentro.it/disturbi-psicotici/disturbo-delirante/