Serve davvero sfatare le bufale?
Per contrastare le fake news entra in scena il cosiddetto debunking, ossia l'opera di demistificazione di notizie prive di fondamento
I disastri che accadono su scala nazionale o mondiale, oltre ad essere intrinsecamente drammatici, diventano dolorosi anche per la narrazione venefica che prolifera da essi.
Da qualche giorno rimbalza sul web la notizia che il maltempo in Emilia-Romagna sia stato creato ad hoc attraverso le scie chimiche. Parliamo di quelle nubi dense di additivi rilasciate da aerei e che permangono nei nostri cieli, ree di alterare il clima e l’umanità tutta. Come se non bastasse, recentemente Red Ronnie ha parlato della diga di Ridracoli fatta tracimare volutamente per sommergere la Regione.
Per contrastare le fake news entra in scena il cosiddetto debunking, ossia l’opera di demistificazione di notizie prive di fondamento scientifico. Sfatare le bufale, in pratica.
Sono diversi i siti deputati al debunking, il cui sforzo di informare per dipanare le ombre delle notizie false è notorio ma, ahinoi, pare anche inutile.
O meglio, sbugiardare le fake news attraverso la logica, il ragionamento e le evidenze scientifiche è un esercizio che attecchisce in chi dispone già di qualche rudimento nozionistico o in coloro i quali mostrano una certa propensione all’apertura mentale.
Chi – invece – crede nelle fake news e le diffonde, chi si professa “illuminato” ed abbocca alle teorie del complotto, troverà sempre il modo di contestare le argomentazioni scientifiche. Qualunque sforzo risulterà vano, i complottisti seguiranno ciecamente il loro credo basato sul “i poteri forti non ce lo dicono”.
Si tratta di una minoranza ma purtroppo anche molto rumorosa poiché basta la condivisione di una notizia fasulla per piantare il seme della cattiva informazione.