Cava de’ Tirreni, Casa Serena e dintorni: non ci resta che piangere
La verità è che la casa di riposo comunale chiude perché bisogna far quadrare i conti in rosso del nostro Comune. Da qui l'esigenza di
La chiusura della casa di riposo Casa Serena è l’ultimo disastro, solo in ordine cronologico, che l’Amministrazione comunale del sindaco Servalli “regala” alla città.
Inutile che da Palazzo di Città cerchino di indorare la pillola, accampando le più articolate ragioni tecniche.
La verità è che la casa di riposo comunale chiude perché bisogna far quadrare i conti in rosso del nostro Comune. Da qui l’esigenza di vendere l’immobile che la ospita.
A ciò si aggiunge l’insensibilità di un’Amministrazione comunale che non ha cuore i più disagiati. E gli anziani sono fra questi. Anzi, in assoluto sono tra i più deboli.
C’è di più. Forse ricordiamo male, ma l’immobile che si vuole ora vendere non è una donazione dell’Ordine di Malta con le finalità proprio sociosanitarie ed assistenziali? E con questo presupposto come può essere venduto l’immobile?
Ad ogni modo, oggi non è questo il problema.
L’attuale Amministrazione comunale, purtroppo, vive alla giornata. Le preoccupazioni dei nostri amministratori comunali sono sostanzialmente due. Tirare a campare per arrivare fino alla conclusione del mandato restando saldamente incollati alle poltrone. Cercare di ripianare in qualsiasi modo i buchi di bilancio.
Per il resto, il disinteresse è completo. Non hanno un progetto di città. Spendono i quattrini di pubblici finanziamenti per opere pubbliche discutibili o comunque di scarsa o nessuna ricaduta sull’economia cittadina. Dal museo della ceramica all’eremo di San Martino. Per non parlare della realizzazione dei parchi urbani, di cui ci si riempie la bocca, ma che una volta inaugurati quasi sicuramente saranno lasciati all’incuria. E il nostro Comune non ha i quattrini neanche per tagliare le erbacce dalle strade, figurarsi la cura, la manutenzione e la custodia di un parco urbano. Sì, perché vengono messe in cantiere opere senza preoccuparsi della loro successiva gestione e dei relativi costi.
D’altra parte, l’ex Mediateca lo testimonia.
E, purtroppo, così facendo questi signori aggiungono altri danni a quelli già arrecati.
Il tutto nel silenzio pressoché totale della città. Per non parlare dell’opposizione. Fiacca, deludente, distratta, impalpabile.
Non ci resta che piangere.
P.S.: Venduta finalmente stamattina l’ex Cofima, alcune considerazioni a volo al riguardo.
La prima, è una buona notizia, dopo che la precedente Amministrazione comunale Galdi aveva deliberato il suo sciagurato acquisto.
La seconda, a vendere è l’unica cosa che riesce abbastanza bene a Servalli e soci, in questo caso ci è andata bene.
La terza, dopo la vendita dell’ex Cofima e degli altri beni comunali, nonché dopo l’annuncio di un improbabile ritrovamento di un tesoretto di 18 milioni, il bilancio comunale dovrebbe, almeno sulla carta, essere meno disastrato. Se così sarà, i cittadini cavesi avranno qualche minimo beneficio?