Jacopo, è il figlio di Pietro e Bianca ed è autistico a basso funzionamento, bassissimo.
Cosa vuol dire?
“Significa che non parla, non sa fare nulla, si piscia e caca addosso”.
È questo il ritornello che recita Pietro ogni volta che qualcuno gli chiede del figlio, ogni volta che negli altri vede quello sguardo di pietà misto a paura e qualche volta ad insana curiosità e che lui sente montargli dentro la rabbia e la disperazione per quella che non è una battaglia o una guerra ma solo una specie di maledizione. “Nessuna guerra, solo giorni uguali ad altri giorni”.
Pietro, a dispetto del nome, non è una roccia, non potrebbe esserlo. È un papà sconfitto, spezzato da una vita con un figlio per il quale ha provato amore e tenerezza sconfinati come qualsiasi genitore ma verso il quale poi ha iniziato a sentire una sorta di repulsione al punto da chiamarlo cinicamente in privato “Scrondo” come un personaggio mostruoso della televisione italiana.
Il nuovo romanzo di Daniele Mencarelli, Fame d’aria, non ha peli sulla lingua, non c’è buonismo, racconta la parte più cruda della realtà di certe famiglie in cui si sopravvive, se ci si riesce, ma non si vive. Non a caso, il libro è dedicato “a chi tende la mano, senza mai ricevere aiuto, o carezza. Ai dimenticati che resistono. A chi è andato giù.” Se Pietro rischia di affogare non è colpa però dell’autismo di suo figlio ma semmai della solitudine nella quale lui e sua moglie sono lasciati da uno Stato che fa troppo poco, per non dire nulla. Arrivati i 18 anni di età, poi, arriva la pensione ma qualsiasi aiuto dal pubblico cessa eppure le fatiche aumentano. Il libro è anche un coraggioso atto di denuncia politica. Mencarelli racconta l’impossibilità per un nucleo familiare monoreddito di riuscire a vivere decorosamente. Pietro infatti viaggia con un auto che è un rottame ma che non può cambiare perché non ne ha i mezzi. Né d’altra parte potrebbe lavorare sua moglie, chi si occuperebbe di Jacopo? E varrebbe la pena per spendere poi tutto lo stipendio per pagare qualcuno che badi a Jacopo? Così Bianca dedica la sua vita al figlio e, anche se compare solo alla fine del libro, di lei Pietro racconta tutto il candore, l’amore non scalfito dalla malattia, la capacità di accogliere e capire.
“Che male ha fatto un uomo per dover lavorare come un mulo senza riuscire ad arrivare a fine mese? Per dover sopportare la croce di un figlio autistico a zero funzionamento? Di chi è la colpa?” L’urlo di dolore di Pietro è muto, d’altra parte non ha nessuno ad ascoltarlo. E chissà se Jacopo prova qualcosa e cosa.
Così, parte per un viaggio disperato con Jacopo, vuole raggiungere la Basilicata, almeno dice, un luogo che sembra mitico, ricordo di un tempo passato in cui la speranza aveva ancora un senso. L’auto provvidenzialmente si guasta e costringe Pietro a fermarsi in un paesino del Sannio. Sarà in questo paesino di poche anime che, per la prima volta, troverà una realtà a misura d’uomo,inclusiva davvero, a misura anche di Jacopo. C’è Oliviero che li accoglie come un buon samaritano e li porta da Agata e Gaia. Qui nomina sunt substantia rerum. La prima, pur non essendo mai stata madre, ne ha la vocazione e una bontà d’animo che riesce a venir fuori dalla scorza dura della donna abituata a lavorare e alla praticità. La seconda, col suo sorriso che è gioia e grazia allo stato puro, proverà a riconnettere Pietro e Jacopo con la meraviglia della terra e farà sentire Pietro di nuovo vivo.
Sembra che Mencarelli narri in prosa l’imprevisto di Montale, quello della poesia Prima del viaggio dove “l’imprevisto è la sola speranza”.
E mi viene allora da pensare che forse un mondo più inclusivo, dove tutte le identità abbiano pari dignità e possano coesistere, è un mondo più lento, più attento all’umano, capace di accogliere e di ascoltare ma soprattutto di essere solidale.
Un libro “Fame d’aria” che si fa leggere tutto d’un fiato e che a tratti toglie davvero l’aria per quanto è duro, vero, diretto. Il ritorno di Mencarelli era attesissimo e, dopo il successo del precedente “Tutto chiede salvezza”, le aspettative erano altissime. Superate alla grande. Lettura consigliatissima.