scritto da Nino Maiorino - 23 Aprile 2023 06:52

La Comunità, questa sconosciuta

Nel precedente articolo pubblicato il 20 aprile (https://www.ulisseonline.it/wp-admin/edit.php) abbiamo dato notizia della lodevole iniziativa dello Spi, in collaborazione con la Cgil e l’Auser di Cava de’ Tirreni, e con la collaborazione della Associazione dei diritti del malato dell’Asl di Salerno, cioè la imminente apertura di un Centro di ascolto, presso i locali della Cgil di Via Atenolfi qui a Cava.

E’ stato pubblicato pure un manifesto, che verrà affisso in città nei prossimi giorni, con il quale apriamo questo articolo.

Il “centro di ascolto” si apre il primo giovedì di maggio 2023 e proseguirà tutti i giovedì, dalle ore 17:00 alle ore 19:00.

E possibile che venga successivamente aperto anche in altre giornate.

La riunione preparatoria, alla quale hanno partecipato Francesco Nunziante, Segretario dello Spi di Cava, Francesco Musumeci, organizzatore del progetto, Assunta Medolla, responsabile dei rapporti con gli enti locali, Carlo Russo, responsabile provinciale dell’Associazione per i diritti del malato, e il redattore di questi articoli, è stata anche la occasione per chiarirsi le idee sulla “Comunità” di cui oggi tanto si parla, ma che, almeno fino a oggi, è vista nebulosamente dalla maggior parte dei cittadini.

Cerchiamo, con questo articolo, di fare chiarezza sulle nuove strutture sanitarie comunitarie la cui realizzazione avverrà con i fondi destinatici dalla UE per il PNRR.

Per comunità si intende, fra l’altro, la organizzazione di una collettività sul piano locale, nazionale o internazionale (da Treccani ndr); quella che più dà l’idea di cosa parliamo, perché maggiormente conosciuta anche dal punto di vista normativo, è la “comunità montana”.

Ma la “Comunità” che ora intendiamo nel campo sanitario è un concetto del tutto nuovo, perché tende a integrare, possibilmente in una sola struttura complessa, anche fisica, una serie di funzioni che attualmente non sono integrate, perché  sono sparpagliate.

L’Ospedale di Comunità, quindi, è una struttura sanitaria che accorpa in una sola rete di assistenza territoriale tutto ciò che occorre al paziente, e svolge una funzione intermedia tra l’abitazione, il ricovero ospedaliero, gli interventi medici o chirurgici, la degenza post-operatoria e riabilitativa, l’eventuale ulteriore assistenza, fino al rientro definitiva dell’assistito nella sua abitazione; e se il paziente è ulteriormente bisognevole, subentra la “Casa di comunità” ubicata nella stessa struttura, che lo accoglie fino a quando c’è necessità.

Lo schema che segue, pubblicato da “Quotidiano Sanità”, spiega meglio di tante parole ciò che intendiamo.

 

Cosa accade oggi.

Un cittadino che ha bisogno di una prestazione sanitaria si rivolge al medico curante che, se si rende conto di tale necessità, lo indirizza ad uno specialista, il più delle volte privato, oppure ad un Ospedale.

Se la prestazione assume carattere di urgenza, la strada più breve, in presenza di specifiche condizioni, è il Pronto soccorso dell’ospedale, che fatti i primi accertamenti, lo indirizza al reparto di ricovero o, in assenza di posti disponibili, ad un Ospedale vicino.

Il paziente, ricevuta la prestazione, viene poi dimesso e torna a casa, dove dovrà sottoporsi a determinate cure mediche e/o terapie riabilitative; in tale ultimo caso dovrà scegliere la struttura, pubblica o privata presso la quale effettuarle.

Per le terapie mediche nessuno si preoccupa se il paziente dimesso ha a casa un familiare che lo possa assistere e seguire: in caso contrario sarà costretto a farsi assistere da un/una badante, con oneri economici e organizzativi notevoli.

Cosa avviene con la struttura di comunità.

Nel prossimo futuro diventano operative le “strutture di comunità”: dopo il pronto soccorso e le prestazioni erogate dall’  “Ospedale di comunità”, interviene la “Casa di comunità”, che assicura al paziente l’assistenza post-ospedaliera, sia per quanto riguarda le cure mediche, sia per le terapie riabilitative, e lo dimetterà solo quando il paziente avrà riacquistata la sua efficienza.

Discorso analogo per la “Casa del parto”.

E’ ovvio che se il complesso Ospedale, la Casa di comunità e la Casa del parto fanno parte della stessa struttura fisica, è tutto più facile, sia per i pazienti, sia anche per il personale medico, sanitario e amministrativo: a Cava è stata fatta questa scelta, e la cittadella verrà costruita, in tempi relativamente brevi, nella zona di Via Gramsci.

E’ ovvio che anche il Comune metelliano dovrà fare la sua parte, assicurando un adeguato sevizio pubblico di collegamento tra frazioni, centro e Ospedale di comunità.

Qualche altra città ha fatto scelte diverse, optando per strutture separate sparse sul territorio, il che è una soluzione che creerà non pochi problemi organizzativi e di logistica.

Ma, ripetiamo, meglio di tante parole, lo schema che segue mostra graficamente il tutto.

SCHEMA DELL’ ODC

Concludiamo con una chiosa: ogni cosa, pure se ben progettata e organizzata, ha bisogno prima di tutto dell’impegno umano a renderla fruibile, e poi della collaborazione degli utenti.

Nel caso delle Strutture di comunità siamo certi che, nella città metelliana, le cose potranno funzionare bene in quanto vi sono le professionalità adatte e la cittadinanza ha un livello di maturità adeguato, e, in definitiva, fruirà di servizi certamente migliori di quelli attali.

Certamente in città più caotiche si potrà andare incontro a difficoltà che a Cava non dovrebbero sorgere.

L’augurio è che non sorgano difficoltà nella fase realizzativa, per la quale sono previsti non più di due anni che, rapportati ai tempi “biblici” che nel nostro paese occorrono per realizzare un’opera pubblica (De Luca per la costruzione del “Crescent” a Salerno ha penato per circa due decenni), i due anni previsti sembrano un battito d’ali.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.