Festa della Madonna delle Galline, storia e leggenda della festa della città di Pagani
La leggenda narra di una frotta di galline raspanti che riportò alla luce una tavola con il volto della Vergine. Il ritrovamento fu
Rappresenta uno dei riti più antichi della Campania, è una delle feste mariane più affascinanti e seguite del Meridione e ogni anno attira miglia e miglia di visitatori da tutta Italia, che accorrono per questa tradizionale ricorrenza. Stiamo parlando delle celebrazioni in onore della Madonna del Carmine a Pagani, meglio conosciuta come Madonna delle Galline, che si svolge la Domenica in Albis (la domenica successiva alla Pasqua).
“La leggenda narra di una frotta di galline raspanti che riportò alla luce una tavola con il volto della Vergine. Il ritrovamento fu immediatamente interpretato come manifestazione divina e ne seguì la decisione di creare un appropriato luogo di culto, che si sarebbe evoluto successivamente nell’attuale chiesa santuario. La tavola, probabilmente portata da monaci sfuggiti dall’Oriente nell’VIII-IX secolo per sottrarre le sacre immagini alla distruzione iconoclasta, poi, si sarebbe rovinata ed avrebbe determinato l’incarico ad un artista di riprodurre la tela seicentesca, ufficialmente accolta con un segno miracoloso e venerata oramai da quattro secoli”. Così G. Mancini racconta nel volume Feste e Riti d’Italia.
Nel luogo del ritrovamento gli abitanti di Pagani costruirono il Santuario e la statua che ogni anno viene portata in processione rione per rione a partire dalle 9 di mattina fino a sera inoltrata, come recita una canzone popolare tradizionale: ’A Maronna jesce ‘e nnove e và tuorne tuorne e s’arretire ‘a calata ‘e ll’ora.
La Madonna delle Galline fa parte del culto mariano delle “sette sorelle”, ovvero le sette Madonne che il popolo della Campania venera. Le sette Madonne sono: la Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia e la Madonna Pacchiana di Castello di Somma Vesuviana in provincia di Napoli, la Madonna delle Galline di Pagani, la Madonna dei Bagni di Scafati, la Madonna dell’Avvocata di Maiori, la Madonna di Materdomini di Nocera Superiore in provincia di Salerno, la Madonna di Montevergine in provincia di Avellino.
La processione solitamente si svolge lungo tutto la città e arriva fino ai poderi fuori Pagani, seguita dai fedeli che ballano e cantano durante l’intera cerimonia. Lungo il percorso si possono vedere i Toselli, angoli votivi nelle corti dei palazzi che ospitano stampe dell’immagine della Madonna delle galline, impreziositi dalle coperte “buone” del corredo e da lenzuola ricamate. Per l’occasione ritornano in città da ogni parte del mondo (Canada, Stati Uniti, Germania ecc.) tanti figli di Pagani emigrati all’estero, in segno di devozione alla Madonna.
Per l’aria si spande il profumo delle pietanze tipiche della festa della Madonna delle Galline: carciofi arrostiti, tortano e tagliolini al ragù. Elemento imprescindibile per i paganesi doc legato ai tagliolini è il celeberrimo “schizzo”. Se volete seguire la tradizione non dovrete fare altro che indossare una bella camicia bianca e attendere che uno schizzo di salsa vi benedica. Dicono che porti fortuna.
In occasione dei festeggiamenti a Pagani si tiene una tammurriata molto sentita dalle genti locali. Si balla alla “pavanese”. La festa si apre già il venerdì quando gruppi di cantori si presentato alla porta del Santuario per il saluto alla Madonna, intonando canti a ‘ffigliola. I primi cerchi si formano in Villa Comunale, punto d’incontro delle squadre di tammorrari. Nella tradizione la tammurriata per la Madonna delle Galline è guidata da femminielli.
“Per noi fare questa cosa è come andare a Messa. Noi la facciamo con rispetto alla tradizione”, hanno raccontato alcuni bottari in un’intervista dove raccontavano di sé e della loro musica, uno stile popolare, dove c’è questa violenza del cantare, del ballare perché è il corpo stesso che partecipa all’anima. E’ una cultura dionisiaca, in cui il corpo si abbandona al delirio della mente che pesca nei ricordi ancestrali le proprie pulsioni.
Una doverosa menzione meritano Virginia Aiello, famosa cantante paganese dalla rilevante marcatura vocale, e Antonio Torre, maestro della tammorra, riconosciuto come il più valente suonatore di tamburo in Campania. Egli associava alla fantasia esecutiva una resistenza impareggiabile. Il suo stile era connotato da una corporeità musicale, da una ritmica che coinvolgeva tutto il fisico; dallo sguardo fisso in alto, quasi in maniera visionaria e inquietante; da un costante piegare il corpo sulle gambe bilanciandovi il peso del bacino. Tale postura musicale gli valse il soprannome di zi’ ’Ntonio ’o scianco, vale a dire “Antonio che si poggia su un fianco”.