Battesimo: si può rinunciare?
Il termine “sbattezzarsi” può sembrare non corretto, ma anche il dizionario Treccani lo legittima; come correttamente si dice “spretarsi”, riferito ad un prete che rinuncia ai voti, analogamente si dice “sbattezzarsi”, riferito ad un cristiano che rinuncia al battesimo.
Sono sette, secondo la dottrina della Chiesa cattolica, i Sacramenti; sono definiti segni attraverso i quali lo Spirito Santo diffonde agli uomini la grazia di Cristo Gesù.
La parola Sacramento deriva dal latino ed evidenzia, oltre all’idea di rito, anche quella di iniziazione e di consacrazione (porre una persone o un oggetto al servizio di Dio).
I Sacramenti vennero istituiti da Gesù Cristo, e sono i seguenti:
- il Battesimo, che indica immergere nell’acqua, e simboleggia il seppellimento dell’uomo “vecchio” nella morte di Cristo per la rinascita dell’uomo nuovo in Cristo;
- la Cresima o Confermazione, che esprime la discesa dello Spirito Santo sui credenti tramite l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli, ora dei Vescovi loro successori;
- l’Eucaristia, o Comunione, o Santa cena, che è il sacramento istituito da Gesù durante l’Ultima Cena, alla vigilia della sua passione e morte; il termine deriva dal greco antico e vuol dire ringraziamento, rendere grazie;
- la Penitenza è il sacramento tramite il quale un credente, se sinceramente pentito, ottiene da Dio la remissione dei peccati;
- l’Unzione degli infermi, detta anche Estrema Unzione è il rito attraverso il quale si unge un infermo con olio benedetto, e in genere viene praticato in procinto del decesso;
- l’Ordine, o Ordine sacro, è l’insieme degli uffizi ecclesiastici di Diaconi, Presbiteri e Vescovi; è considerato il Sacramento che conferisce la facoltà agli stessi di esercitare il sacro ministero di agire «in persona di Cristo»;
- il Matrimonio, che nell’ordinamento giuridico italiano è un atto che sancisce l’unione tra uomo e donna a fini civili, religiosi o a entrambi e comporta diritti e obblighi fra i coniugi e nei confronti della prole; dal punto di vista religioso ha una significato quasi analogo ed ha origine nell’Antico Testamento.
Tutti i Sacramenti possono essere scelti dall’uomo, pure quello della Estrema Unzione che suppone l’essere alla fine della vita, ma non sono poche le persone che, pure in tale circostanza, lo rifiutano.
L’unico che non prevede la scelta dei riceventi è quello del battesimo che, nell’epoca moderna, viene fatto su scelta dei genitori pochi giorni dopo la nascita; quindi il ricevente è del tutto ignaro, e si trova ad aver fruito di un “dono” senza aver preso alcuna decisione in proposito.
Qualcuno, sia pure in maniera indiretta, si è posto il problema: ma se il bimbo fosse stato cosciente siamo sicuri che l’avrebbe accettato?
Dal che deriva uno secondo quesito: e se, una volta divenuto cosciente, volesse rifiutarlo, potrebbe farlo? E come?
A ben riflettere tutti gli altri Sacramenti possono essere rifiutati, prima o dopo, perché il Battesimo dovrebbe essere una eccezione?
E inoltre: se il Battesimo cristiano ha anche lo scopo di presentare un nuovo essere vivente alla comunità dei credenti, perché non dargli anche la funzione di presentarlo alla società civile la quale, allo stato, potrebbe per anni ignorare la presenza di un nuovo nato, finora nota solo alla Chiesa?
Quesiti che potrebbero apparire contrari alla opinione comune, addirittura paradossali, ma in effetti non lo sono perché hanno un fondamento logico.
Allora andiamo con ordine: si può rifiutare dopo anni un battesimo da parte del battezzato?
I sacramenti sono alla base delle fede, e se uno di essi viene rifiutato si possono generare conflitti.
Il cristianesimo, in Italia, è largamente diffuso. I cattolici, in particolare, rappresentano la comunità più numerosa.
Come avviene in tutti i rapporti umani, anche nell’ambito della Chiesa cattolica possono nascere delle incomprensioni tra fedele e sacerdote.
Probabilmente a ciascuno di noi è già capitato di entrare in conflitto con il parroco o di conoscere qualcuno che si è allontanato dalla parrocchia dopo un litigio. Probabilmente il motivo della tensione è da ricondurre alle modalità con cui vengono gestiti o amministrati i sacramenti: in un’epoca in cui diffusissima è la contestazione, anche i conflitti tra fedeli e sacerdoti non sono infrequenti.
È possibile che la Chiesa rifiuti di impartire un sacramento? E, soprattutto, può rifiutare un battesimo?
La risposta è sì. Il sistema giuridico della Chiesa è disciplinato dal Diritto canonico e dal Diritto ecclesiastico. La Santa Sede, pur essendo materialmente presente sul territorio italiano, costituisce uno Stato a sé stante. Significa che tale rifiuto non può comportare una responsabilità giuridica nei confronti del sacerdote, il quale non può essere obbligato a somministrare coattivamente un sacramento.
Più problematica è la posizione del minore, che non solo non ha il potere di scegliere se farsi o meno battezzare, ma rischia di vedersi negata una possibilità sia laddove il sacramento venga rifiutato, sia nel caso che, una volta adulto, decidesse di rinunciare al sacramento già ricevuto.
C’è da dire che, nel primo caso, la discrezionalità del sacerdote è molto limitata.
È molto improbabile, infatti, che il parroco decida di negare il battesimo a un bambino, si tratta di un evento rarissimo.
Qualora, però, questo dovesse accadere, ci si può rivolgerti alle autorità ecclesiali superiori per chiedere che venga accolta la richiesta e autorizzare il rito battesimale; ma se le persone scelte per il ruolo di padrino o madrina non vengono accettate dalla Chiesa come tali, occorrerà per forza individuare dei soggetti diversi. Coloro che affiancano i genitori nel percorso educativo cristiano devono, infatti, possedere specifiche caratteristiche considerate imprescindibili per l’ordinamento cattolico, cioè vivere in stato di grazia e tenere una condotta conforme alla moralità richiesta dal cristianesimo.
Nel caso opposto, il Battesimo di un bambino, a differenza degli altri sacramenti, non richiede il possesso da parte di quest’ultimo di particolari requisiti. E questo per ovvie ragioni: il fanciullo viene tradizionalmente considerato soggetto innocente, immune da colpe.
A tal proposito non è inopportuno citare una presa di posizione di Papa Francesco, in linea con le sue convinzioni di non negare a nessuno, mai, l’accoglienza da parte della Chiesa.
Diversa è la situazione in cui sia un adulto a chiedere di essere battezzato. Si parla, in tal caso, di catecumeno, ovverosia di persona che non ha ricevuto alcun sacramento (non essendo mai stato battezzato) nell’arco della sua vita.
Ma esaminiamo, ora, il caso contrario, vale a dire quello del bambino che, una volta cosciente, decidesse di rinunciare al battesimo già ricevuto, di essere “sbattezzato”.
Per fare ciò occorre aver compiuto almeno 16 anni, altrimenti serve l’autorizzazione dei genitori, e inviare una lettera al Parroco della parrocchia in cui ha ricevuto il battesimo, esprimendo la volontà di non far più parte della Chiesa cattolica.
Lo sbattezzo è valido solo dal punto di vista civile in quanto, per la sua natura di sacramento, per la fede cristiana e per la Chiesa, esso continuerà a essere valido: al pari del matrimonio che, pure se civilmente è venuto meno con il divorzio, per la Chiesa rimane sempre valido, salvo che non sia stato annullato dalla Sacra Rota per vizio iniziale (come il non volere figli).
Negli ultimi anni, sembra siano state numerose le richieste di revoca del battesimo presentate da giovani e da adulti alle proprie diocesi.
E per concludere citiamo la decisione adottata da un piccolo Comune del Trentino che fa discutere.
Il Battesimo è un sacramento previsto dalla Chiesa, che non ha nessun effetto civile, tant’è che, nel mentre è obbligatorio da parte dei genitori dichiarare al Comune la nascita, non è obbligatorio far battezzare il neonato.
Si può verificare, quindi, il paradosso che il nuovo nato sia registrato, battezzato (vale a dire siano state adempiute le formalità) ma che risulti sconosciuto ai più.
Perché la registrazione allo stato civile è un adempimento burocratico senza solennità, mentre il battesimo viene somministrato nel corso di una cerimonia religiosa che viene molto pubblicizzata.
Perché, allora, non fare anche un “battesimo civile” per rendere noto alla comunità che è nata una nuova vita e un nuovo individuo con una cerimonia ufficiale come quella che si svolge in Chiesa?
Se lo è chiesto il Sindaco di Messimeno, un piccolo paese del Trentino che conta solo 145 abitanti in Val Rendena, e ha risolto il problema con un rito civile come quello che si svolge da tempo in Francia, Spagna e Regno Unito: ha deciso di battezzare una bambina in Municipio, dando alla cerimonia lo stesso risalto di quella di un matrimonio civile, convinto che questa idea possa essere apprezzata da molte famiglie, che possono così ricevere un benvenuto solenne da parte della comunità per i loro figli.
E ha commentato che la cerimonia è stata un’opportunità per inaugurare una nuova pratica di gentilezza rivolta ai nuovi nati: la presentazione degli stessi in veste ufficiale tale veste ufficiale che offre il benvenuto della comunità ai nuovi nati.
Probabilmente però il Sindaco, nella euforia della cosa, ha commesso una imperdonabile gaffe, vietando il battesimo religioso ai neonati, come se l’amministrazione comunale potesse interferire nelle cose ecclesiastiche.
Per cui, come dice il proverbio, “nel farsi la croce è si è infilato un dito in un occhio”.
Chi vuole strafare va incontro anche a questo.