L’avevamo detto qualche giorno fa, era tutto previsto, e si è verificato mercoledì 5 aprile, quando “docilmente”, si fa per dire, l’ex Presidente Trump si è presentato dinanzi al Grand-jury (letteralmente «gran giuria», ndr) dello Stato di New York per essere formalmente accusato dei crimini commessi durante la campagna elettorale che poi lo portò alle elezioni, e durante i quattro anni del suo mandato presidenziale.
E quando si è seduto sul banco degli imputati per ascoltare i reati commessi, lo ha fatto con aria di sfida, probabilmente perché riteneva che l’unico delitto che gli potesse essere attribuito era di aver pagato la pornostar Stormy Daniels, ora diventata famosa, con la quale si era intrattenuto in affettuosi colloqui, durante la sua campagna elettorale.
Per un gagliardo americano colloqui di tale tipo costituiscono un indubbio vanto, e a tali affettuosi intrattenimenti il nostro Tycoon era certamente avvezzo, tant’è che è venuta fuori anche l’altra affettuosa amicizia con una ex “coniglietta” di Playboy, tale Karen McDougal, che pure è stata lautamente pagata per stare zitta; quindi, da quello che si è saputo, sono almeno due le “donnine” che sempre durante la campagna elettorale hanno intrattenuto il candidato alla presidenza degli USA: ma non è detto che non ne compaiano altre.
Nel corso della seduta l’aria di sfida si è attenuata quando Trump ha ascoltato, con viso corrucciato, la sfilza dei 34 capi di accusa che il giudice Juan Merchan del Tribunale di Manhattan gli ha contestato.
Ma non è certo il tribunale si fermi in quanto le indagini continuano e potrebbero far emergere altri reati.
Ecco il motivo per cui Trump, partito in quarta, si è poi ritirato con la cresta abbassata, e i suoi fans sono rimasti delusi per il discorso dai toni smorzati che il loro idolo ha ad essi riservato.
Come aveva anticipato la Nbc, una delle grandi emittenti statunitensi, tra le accuse a Trump non c’è solo quella di aver pagato alcune donne per comprare il loro silenzio sulle relazioni, ma principalmente la gravità politica di altri fatti contestati, che facevano parte di una cospirazione per minare l’integrità delle elezioni del 2016.
E non si tratta solo di reati minori, come, ad esempio, la falsificazione di documenti di bilancio di primo grado.
Un riepilogo della vicenda.
Donald Trump è stato chiamato in giudizio per le rispondere delle accuse relative al pagamento della pornostar Stormy Daniels alla vigilia delle elezioni del 2016.
Poi è stato accusato di ben 34 reati di falsificazione di documenti aziendali, nella stessa aula di tribunale di New York in cui l’anno scorso la Trump Organization è stata giudicata colpevole di frode fiscale ed altro, fra i quali alcuni collegati all’assalto alla sede del Congresso, avvenuto il 6 gennaio 2011.
Come ha osservato Maggie Haberman del “New York Times”, Trump sembrava molto infelice quando è entrato in aula, e non è così sorprendente, visto che era lì per rispondere di accuse penali, dopo una vita passata a sfuggire a ogni responsabilità per le sue azioni.
Se condannato per tutti i 34 reati, l’ex presidente potrebbe andare in prigione fino a 136 anni.
Trump si è dichiarato non colpevole, comunque è stato incriminato, diventando così il primo presidente nella storia degli Stati Uniti a essere accusato di un reato dopo il mandato.
Ha lasciato la Florida per dirigersi a New York intorno a mezzogiorno di lunedì e ha trascorso la notte nel suo appartamento nella Trump Tower, a proposito del quale, le bugie di Trump su tale abitazione sono state citate dal procuratore generale di New York, Letitia James, nella causa per frode da 250 milioni di dollari contro l’ex presidente, la sua società e i suoi tre figli maggiori.
Lunedì “Rolling Stone” (periodico statunitense di musica, politica e cultura di massa) ha riferito che a Trump “è stata offerta la possibilità di arrendersi tranquillamente e di essere chiamato in giudizio con Zoom», ma invece «ha optato per un appuntamento di alto profilo, a mezzogiorno, presso il tribunale di Manhattan”.
“Zoom” è una piattaforma informatica attraverso la quale più persone possono collegarsi in video-conferenza.
Secondo diverse fonti che hanno parlato con la CNN, l’ex presidente ha assunto nuovi legali e consulenti il che sta a significare che, nonostante le apparenze, Trump sta tremando.
Trump, che per la sua prossima campagna elettorale ha già raccolto 7 milioni di dollari negli ultimi giorni, nelle ore e nei giorni successivi alla notizia della sua incriminazione ha definito l’indagine sui pagamenti una «caccia alle streghe», una «persecuzione politica» e la prova che gli Stati Uniti sono un «Paese del terzo mondo».
Ha inoltre continuato ad attaccare il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg; ha lanciato nuove offensive contro il giudice che presiede il suo caso; e ha chiesto «Dov’è Hunter», cioè il figlio di Joe Biden- un’ossessione sia del partito repubblicano, sia del 45° presidente, proprio Donald Trump, che ha portato al primo impeachment di quest’ultimo.
La scorsa settimana, dopo la notizia dell’incriminazione, Donald Trump Jr, primogenito dell’ex presidente, ha affermato: «Questa è roba da comunisti. È roba che farebbe arrossire Mao, Stalin, Pol Pot».
Decisamente più pacata, Ivanka Trump, che non vuole avere nulla a che fare con tutto questo perché è negativo per il suo brand, la quale ha dichiarato: «Amo mio padre e amo il mio Paese. Oggi sono addolorata per entrambi. Apprezzo le voci di tutti quei politici che esprimono sostegno e preoccupazione».
La figlia Tiffany sembra non aver rilasciato alcun commento.
I commenti del figlio Eric si sono collocati a metà strada tra quelli dei suoi fratelli maggiori.
Per quanto riguarda la moglie Melania, sembra non abbia avuto alcuna empatia per il marito già prima dell’incriminazione.
Non è chiaro se la pensi ancora allo stesso modo, ma si dice che sia ancora molto arrabbiata per la presunta relazione di Trump con la Daniels, che lui continua a negare.
Comunque la megalomania dell’ex presidente non si arresta, si è paragonato, ad esempio, a Gesù Cristo: “Sto assorbendo tutto questo dolore da ogni parte del mondo, così che voi non dobbiate farlo”.
Considerato ciò, non è infondato ciò che sostengono molti psicologi statunitensi, c cioè che Donald Trump è psicologicamente inadatto a rivestire la carica di presidente, come hanno dichiarato in un lungo servizio messo in onda su La7 da Andrea Purgatori mercoledì 5 aprile.
La storia certamente non finisce qui, e riserverà ancora molte sorprese.
C’è chi dice che tutta questa vicenda rafforzerà la corsa di Trump per una seconda presidenza; staremo a vedere.
Il vero, problema, a nostro parere, è che gli Usa non sanno cosa riserva il futuro, con un Trump che, con le sue bizzarrie, ha messo in crisi l’intero partito repubblicano, ai quali è diventato inviso, ma che non riesce ad esprimere un candidato alternativo.
Dall’altro lato l’unico candidato ancora in corsa è Joe Biden il quale, però, è ostacolato dall’età, e gli acciacchi sono sotto gli occhi di tutti, e non si intravede, tra i democratici, chi potrebbe candidarsi al suo posto.
In conclusione, l’America non ha un candidato su cui puntare, e questo potrebbe fare il gioco di Trump.