Ignazio La Russa, l’attentato di via Rasella e le vittime delle Fosse Ardeatine
Ci ha colpito un messaggio che qualche giorno fa è stato diffuso tramite Internet e che riguarda il Pontefice Pio XII, uno dei Principi della Chiesa di Cristo che si trovò a sedere sul Seggio di Pietro durante la Seconda Guerra Mondiale, e dovette sopportare le violenze della guerra, unite a quelle del Nazi-fascismo, specialmente dopo l’armistizio di Cassabile dell’8 settembre 1943, che sancì il disimpegno dell’Italia dall’alleanza con la Germania nazista di Adolf Hitler e l’inizio della campagna d’Italia e della Resistenza nella guerra di liberazione italiana.
La fonte, autorevole, racconta che Pio XII, Pontefice di nobili origini, privatamente non amava apparire, tant’è che i suoi indumenti intimi se li faceva rattoppare, e li buttava solo quando non si potevano più usare.
Però, nelle occasioni ufficiali, cioè quando rappresentava in pubblico la Chiesa, non ammetteva distrazioni, e anche il suo abbigliamento era all’altezza del ruolo che rivestiva.
Qualcuno si chiederà cosa c’entri questa considerazione con l’argomento di cui al titolo, cos’ha da vedere il comportamento del Pontefice Pio XII con quello di Ignazio La Russa, che qualche giorno addietro ha esternato incredibili, sgradevoli e strampalate considerazioni sull’attentato di Via Rasella e il conseguente eccidio delle vittime delle Fosse Ardeatine.
E se si considera che Ignazio La Russa è il Presidente del Senato, e, in quanto tale, rappresenta la seconda carica dello Stato italiano dopo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si comprende il motivo di questo paragone sul comportamento di entrambi: positivo quello di Papa Pacelli, assolutamente negativo, diremmo vergognoso, quello di Ignazio La Russa, il quale, proprio per il suo alto ruolo istituzionale, deve contenersi da considerazioni tanto basse.
A nostro avviso qualsiasi persona che riveste un ruolo istituzionale deve (dovrebbe) crearsi uno spartiacque tra quel ruolo e le sue convinzioni personali, tra la ufficialità del personaggio istituzionale e le sue convinzioni religiose e/o politiche.
Tutti sappiamo da dove provenga Ignazio La Russa, quale sia la sua estrazione, la sua famiglia, i suoi trascorsi e la sua fede politica.
Ma questo personaggio agisce facendo gli stessi errori di tutta la coalizione di destra che governa il paese, vale a dire non la rappresentanza della intera popolazione, bensì solo di quelli che l’hanno votata.
E questo è un grave difetto di questi nostri governanti, ma ora che sono al potere, dovrebbero spogliarsi delle vesti dei rispettivi schieramenti politici e rivestire quelli di rappresentanti dell’intero popolo, esso si sovrano.
Fra l’altro non è da sottovalutare che, a fronte di 50.869.304 (100%) elettori, dalle urne sono usciti solo 37.134.370 (73%) voti; hanno disertato i seggi 13.734.934 (-27%) elettori.
In conclusione lo schieramento di destra ha totalizzato effettivamente circa 18.567.185 voti, pari al 36,49 dell’intero elettorato.
Calcolo puramente teorico?
Può darsi, ma i numeri non falliscono e di essi il vincente deve tenere conto in quanto la indubbia ripresa delle attuali forze di opposizione potrebbe anche determinare scenari diversi in un prossimo futuro, e una maggioranza che spera di governare per un quinquennio non può commettere altri errori oltre quelli, numerosi, già fatti.
Tornando a Ignazio La Russa, tutti sanno che rappresenta il nostro paese, la nostra Repubblica originata dalla lotta partigiana che non è solo della sinistra in quanto le truppe partigiane erano di varia estrazione, comprese quelle democratiche e cattoliche che certamente non si ispiravano alla ideologia della sinistra.
Ignazio La Russa dovrebbe avere il buon senso di non dimenticare mai che egli rappresenta, in quanto sostituto del Presidente della Repubblica, la seconda carica dello Stato, e almeno pubblicamente calarsi definitivamente in questo ruolo, lasciando da parte, tra le sue mura domestiche, le convinzioni, i retaggi e i cimeli del passato.
Ignazio La Russa dovrebbe fare un notevole salto di qualità, avere il pudore di tacere su argomenti che finge di ignorare, se, com’è avvenuto, ha affermato in pubblico che l’attentato di Via Rasella ebbe come obbiettivo una banda musicale, o qualcosa di simile; ha dimenticato che il gruppo armato che attraversava la strada, e che fu vittima di un attentato partigiano, era formato da militi altoatesini facenti parte di un’armata di appoggio ai militari e alle SS tedesche e ai gruppi armati dei fascisti italiani.
Qualcuno ha suggerito di non tener conto delle affermazioni diffamatorie di Ignazio La Russa, quasi considerarle una “boutade” come le tante di un ex Presidente del Consiglio che abbiamo dovuto sopportare per circa un ventennio; ma non siamo affatto d’accordo con questa sollecitazione in quanto, se pure è vero che il nostro paese non corre il pericolo di ripiombare in un regime parafascista, è altrettanto vero che l’attuale governo sembra farsi guidare proprio dai sistemi di quel regime.
Basta guardare, per avere la conferma di ciò, alla comunicazione ufficiale che l’attuale governo ha messo in campo, sia attraverso i media ufficiali (radio, tv, siti istituzionali), sia per quanto concerne i rapporti con la stampa.
Per avere conferma di ciò basta approfondire cos’è accaduto a seguito della strage di Cutro, allorquando la Presidente del Consiglio, dopo le varie manchevolezze della visita a Cutro, della riunione del CdM, è scappata nella capitale per festeggiare il compleanno del suo alleato e vice Salvini.
Quando finalmente si è decisa a ricevere i parenti delle vittime, lo ha fatto con un pullman con vetri oscurati, li ha ricevuti frettolosamente e liquidati con pochi convenevoli, dopo di che li ha fatti scortare dalla polizia al pullman senza che i giornalisti avessero la possibilità di intervistarli.
A noi è sembrata piuttosto una ulteriore farsa, un peso di cui sbarazzarsi in gran fretta, una pietra di inciampo da scansare.
Tornando all’argomento, al fine di ristabilire la verità storia del tragico evento di Via Rasella che si concluse con la strage delle Fosse Ardeatine, andiamo a ricordare i fatti accaduti.
Prima di ogni altra cosa vediamo cos’ha detto La Russa durante la trasmissione del quotidiano Libero alla quale ha partecipato, toccando vari argomenti.
In vista della celebrazione della festa nazionale il prossimo 25 aprile, si è lasciato andare ai commenti che hanno scatenato l’ira del web.
Infatti, parlando dell’attentato, compiuto dal GAP -Gruppo di Azione Patriottica- unità partigiane del PCI, a Via Rasella il 23 marzo 1944, ha affermato che le 33 vittime facevano parte di una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS.
A dire il vero non erano militi tedeschi, ma un gruppo armato del Polizeiregiment “Bozen”, appartenente alla “Ordnungspolizei” (polizia d’ordine) e composto da reclute altoatesine.
L’attentato fu eseguito con una carica esplosiva collocata in un bidone dell’immondizia, e alla esplosione seguì il lancio di bombe a mano.
Furono 33 le vittime altoatesine, oltre 2 italiani che transitavano in quel momento a Via Rasella.
Immediatamente fu organizzata la rappresaglia, per la quale ci furono frenetici contatti tra i tedeschi e la questura romana per la compilazione della lista dei civili che avrebbero subito il massacro delle “Fosse Ardeatine”; e per errore, invece di sceglierne 330 (10 italiani per ogni vittima dell’attentato) ne vennero scelti 335, cinque in più.
La strage delle Ardeatine avvenne il giorno successivo, dopo una notte e la successiva mattinata distinte da frenetiche attività di compilazione della lista delle vittime, che vennero ammazzate una ad una con un colpo di pistola al collo nelle gallerie sotterranee della cava.
Le esecuzioni richiesero parecchie ore e terminarono di notte; alcuni militari si rifiutarono di eseguirle, e vennero sostituiti, qualcuno di essi si sentì male, insomma anche per i boia non fu facile.
Alla fine i cadaveri erano ammucchiati in un lungo serpentone alto circa un metro e mezzo, e si pose subito il problema di come occultarli.
Per ore i pochi abitanti del posto avevano visto un inconsueto traffico di camion militari, probabilmente qualcuno aveva anche sentito i colpi delle pistole, ma nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che era accaduto, e i comandanti tedeschi si posero il problema di occultare bene il tutto, anche per evitare che le formazioni partigiane della zona, inasprite ed esasperate, traessero spunto dal massacro per organizzare altri attentati o azioni di guerriglia.
L’occultamento della zona fu eseguito facendo esplodere numerose cariche di dinamite poste all’inizio delle gallerie, che seppellirono il tutto.
Ma l’occultamento durò poco perché nelle vicinanze vi erano alcuni religiosi salesiani, che fungevano da guida alle vicine catacombe.
Avevano sentito degli spari e approfittarono delle ore di buio per entrare nelle cave e si trovarono di fronte all’orrendo spettacolo, centinaia di cadaveri ammassati in gruppi alti oltre u metro e mezzo.
Un mese dopo, il 24 aprile 1944, un gruppo di partigiani di Bandiera Rossa volle commemorare i compagni uccisi, andò all’ingresso della cava, disarmò gli uomini della Polizia, di guardia allo scopo di impedire azioni commemorative, ed espose un cartello con scritto: «I partigiani di Bandiera Rossa vi vendicheranno».
Ora nel luogo dell’eccidio sorge un monumento in memoria di quelle vittime innocenti.
Questi i fatti, la vera storia di quella tragedia, che Ignazio La Russa finge di ignorare.
Sarebbe il caso che il prossimo 25 aprile, festa della Liberazione dal Nazifascismo, avesse la sensibilità di comportarsi in maniera adeguata al suo attuale ruolo.