scritto da Filippo Falvella - 17 Marzo 2023 10:53

L’Università: scelta precoce fatta troppo tardi

Nella società moderna il naturale completamento di un ciclo di studi di successo è fatto spesso combaciare con l’avviamento della carriera universitaria. Che sia giusto o meno ritenere esaustiva la preparazione di un individuo solo nel momento in cui questo conclude tale carriera, possibilmente nel minor tempo possibile, o della tanto dibattuta vita universitaria e dei suoi effetti sulla salute mentale di chi la pratica, non è quanto ci interessa trattare. Quanto ci interessa trattare non sono dunque né il momento conclusivo di tale carriera né quello che sta nel mezzo, bensì quello che si colloca ancor prima: il suo inizio.

Al termine del suo percorso di studi di secondo grado al ragazzo appena maggiorenne è dato l’onere di selezionare, tra le infinite possibilità ad egli concesse, come proseguire la sua istruzione, definendo di fatto di quanto si occuperà una volta adulto.

La scelta universitaria si colloca in effetti come intermezzo nella definizione temporale che va’ da giovane studente ad adulto professionista, il completamento personale di quelle propensioni dimostrate durante la prima fase di studi, quella obbligatoria.

Importante considerare che il prosieguo degli studi verso tale direzione non è assolutamente obbligatorio, almeno non su un piano effettivo, poiché molto spesso la scelta non spetta a colui che la compirà, ma a quegli amorevoli genitori che pretendono dal loro amorevole figliuolo il meglio, indipendentemente da cosa il meglio sia per lui e decisamente dipendente da cosa il meglio rappresenti per loro.

Torniamo però adesso da questo ragazzo, come detto appena maggiorenne e pronto a compiere questa importante scelta. È possibile in un certo senso che questo ragazzo abbia trovato tramite il suo interessamento alle materie studiate una inclinazione verso determinate discipline, potrebbe essere propenso agli studi matematici, filosofici o addirittura interessato all’arte.

Questo dipende da tanti fattori, dall’abilità del suo professore nell’appassionare alla sua materia, dall’indole del ragazzo o da quanto gli è stato fatto pensare da fonti esterne in merito alle sue abilità.

Assodato ora che questo ragazzo sia stato abbastanza fortunato da trovare l’ago della passione nel pagliaio assai dispersivo dello studio nelle scuole superiori, deve fare adesso i conti non solo con la sua naturalissima e giustificatissima indecisione, ha appena diciott’anni, ma anche con le snervanti opinioni su quanto sarà valida la sua scelta e soprattutto sulla pochissima conoscenza che ha potuto negli anni acquisire su questa.

Certo, era solito apprezzare le materie scientifiche a scuola, ma è sicuro che all’università saranno trattate alla stessa maniera? Qualcuno ha avuto la briga di spiegargli o quantomeno dargli un assaggio di come verrà studiata l’arte in accademia? Dall’ora settimanale di diritto trattata con poca enfasi e terminata con una verifica a crocette su quanto visto in un video, sarà riuscito ad assaporare la complessità degli studi giuridici? O, peggio ancora, sarà vero quanto detto da suo Zio, che gli studi filosofici riempiono la testa ma non lo stomaco?

Queste sono tutte cose che questo ragazzo, come già detto più volte appena maggiorenne, non potrà sapere finché non avrà preso questa sua scelta, figlia delle incertezze e madre della delusione, nell’arco di quei pochi mesi che lo separano dall’inizio della sua radiosa carriera universitaria.

Ho 24 anni e studio filosofia all'Università degli studi di Salerno. Cerco, nello scrivere, di trasmettere quella passione per la filosofia ed il ragionamento, offrendo quand'è possibile, e nel limite dei miei mezzi, un punto di vista che vada oltre quel modo asettico e alle volte superficiale con cui siamo sempre più orientati ad affrontare le notizie

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