Cava de’ Tirreni, le strisce blu di via Tafuri: la pochezza della politica e dell’Amministrazione Servalli
Veniamo al fatto. Nella mattinata di ieri, di buonora, si è scatenata sui social l'ennesima protesta. La causa? Le strisce blu a via Tafuri
La vicenda delle strisce blu, ritornate bianche, a via Tafuri ha qualcosa di incredibile ma, nel contempo, anche di ridicolo. E’, tutto sommato, la più plateale conferma di essere governati da una conventicola politica incapace amministrativamente e intellettualmente poco onesta.
Veniamo al fatto. Nella mattinata di ieri, di buonora, si è scatenata sui social l’ennesima protesta. La causa? Le strisce blu a via Tafuri, la strada adiacente la nuova villa comunale. Due ore dopo, viene pubblicato un post su Facebook sul profilo del sindaco Servalli. “Niente strisce blu in via Tafuri” veniva solennemente annunciato. Un post smaccatamente goffo. Con un testo ambiguo. Evidente l’obiettivo di scaricare su Metellia la responsabilità. Non solo. Il sindaco Servalli e l’assessore Baldi -dopo aver chiesto a Metellia di “soprassedere nella realizzazione di stalli di sosta a pagamento in via Tafuri”- annunciavano di riservarsi una revisione del piano della sosta. “Nella direzione -si leggeva- di una più equilibrata valutazione della mobilità e della sosta in città”. Equilibrio? Mah! L’unica cosa che devono e vogliono riequilibrare nel nostro Comune sono i conti in rosso. Con i nostri soldi, ovviamente.
Forse anche per questo, apriti cielo! Un uragano di commenti virulenti e irridenti ha sommerso il post del nostro primo cittadino. I cavesi si sono scatenati vomitando sui social tutto il loro risentimento nei confronti di Servalli e soci. Per farla breve, il post ha avuto un effetto boomerang. In altri termini, ha ottenuto un risultato negativo, del tutto diverso da quello che si era prefissato Servalli. Le persone colte parlerebbero del più classico esempio di “eterogenesi dei fini”.
Almeno tre riflessioni in proposito vanno formulate. La prima, riguarda la comunicazione. La seconda, interessa l’ambito politico-gestionale. La terza, infine, è prettamente politica.
La prima. Questo episodio conferma come sia scalcagnata la comunicazione di questa Amministrazione. E quanta imperizia ci sia non solo nel confondere la comunicazione istituzionale con la propaganda politica più becera, ma anche nell’utilizzo spregiudicato e sconveniente oltre che imbarazzante dei social. Senza quel post -in cui Servalli tenta maldestramente di travestirsi da poliziotto buono cercando di far passare come poliziotto cattivo la Metellia- non ci sarebbe stato questa sorta di insurrezione popolare sui social. Bastava far marcia indietro. E far finta di niente. Sui social, soprattutto.
Forse che Servalli crede che i suoi governati hanno l’anello al naso? Potrebbe pure essere, ma non lo crediamo. E’ di pubblico dominio ormai che il piano della sosta lo predispone sì tecnicamente la Metellia, ma sulla base della volontà decisoria del Comune. Insomma, lo sanno tutti, forse pure i neonati, che Metellia non decide autonomamente dove piazzare le strisce blu. Esegue quello che hanno deciso Servalli e compagnia. A Palazzo di Città, molto probabilmente, hanno una visione volutamente distorta di questa assodata realtà. Tanto da non rendersi conto che una comunicazione, o meglio, una propaganda politica così dopata danneggia chi la fa.
La seconda. Il nostro Comune, indebitato com’è fino al collo, ha ormai trasformato la Metellia nel suo esclusivo bancomat. Tant’è che, non avendo neanche i quattrini per pagare l’agenzia fornitrice della rassegna stampa giornaliera, ha pensato bene che ci pensasse Metellia.
Per i cavesi, però, Metellia viene percepita come una sanguisuga. Sta di fatto che la società in house del Comune metelliano è stata espropriata di ogni funzione sociale. Basti pensare che sono molti i pendolari i quali ogni giorno utilizzano gli stalli di sosta libera di via Tafuri. Trasformarli in stalli a pagamento è una vera e propria vessazione nei riguardi soprattutto di questi lavoratori. Significa davvero infierire sui propri cittadini. Altro che funzione sociale. Anzi, meglio fermarsi qui e non dire altro.
La terza. Le invettive sui social dei cavesi mai come in quest’ultima circostanza hanno avuto una forte valenza politica. Ad uscirne male, infatti, sono state anche le opposizioni. Le critiche nei loro riguardi sono state feroci, ritenendole irrilevanti e inconsistenti. Tant’è che qualcuno ha perfino incitato ad organizzare, fuori dai partiti e in generale dalle attuali opposizioni, proteste contro le scelte vessatorie dell’Amministrazione comunale.
E’ il segnale che in città monta l’insofferenza e il dissenso, ma non trova uno sbocco politico. Questo dovrebbe far riflettere tutti. Maggioranza e opposizione. Se l’attuale frattura tra istituzioni, politica e cittadina non viene sanata o quantomeno ridotta, per la nostra città si addensano all’orizzonte nuvole ancora più minacciose.
E’ questa l’amara considerazione finale di una vicenda grottesca e per certi versi forse anche squallida, sia da un punto di vista politico che umano. Una conclusione che dovrebbe indurre tutti noi cavesi ad una accorta riflessione su come tirar fuori la nostra comunità dalla palude politico-istituzionale in cui si ritrova.
E, soprattutto, prendere una buona volta consapevolezza di cosa e quanto ciascuno di noi può e deve dare in questa disperata impresa di rinascita cittadina.