Cava de’ Tirreni, il Prefetto di Salerno convoca il Comune per lo stato di agitazione dei dipendenti del Piano di Zona
L’incontro si terrà presso la Prefettura di Salerno e avrà all'ordine del giorno la vertenza aperta con la proclamazione da parte della Uil
Si terrà domani, mercoledì 1° febbraio, l’incontro tra i rappresentanti sindacali della Uil e quelli del Comune di Cava de’Tirreni, ente capofila del Piano di Zona Ambito S2.
L’incontro si terrà presso la Prefettura di Salerno e avrà all’ordine del giorno la vertenza aperta con la proclamazione da parte della Uil dello stato di agitazione sindacale del personale che si occupa di politiche sociali.
Al centro dello scontro sindacale la mancata trasformazione dei contratti del personale dipendente a tempo indeterminato da part time a full time. Una possibilità concretizzabile grazie all’utilizzo di fondi strutturali messi a disposizione dei Comuni dal Ministero delle Politiche sociali. Si tratta dei fondi cosiddetti “etero finanziati”, ovvero non provenienti dal bilancio comunale e quindi utilizzabili anche dal Comune capofila dell’Ambito, cioè Cava de’Tirreni, che come è noto di trova in una condizione di deficit di bilancio.
In attesa del tavolo di confronto in Prefettura, pochi giorni fa nel corso dell’ultima seduta consiliare dedicata ai “question time”, due esponenti dell’opposizione hanno presentato delle interrogazioni all’Amministrazione comunale per conoscere le motivazioni che impediscono di portare questi lavoratori dei servizi sociali a tempo pieno pur senza aggravio di costi per le casse comunali. Questo consentirebbe di dotare l’ente comunale di un organico più ampio dell’attuale, praticamente ridotto al lumicino, con il Comune metelliano che -senza gli operatori del Piano di Zona- può attualmente contare negli uffici dei servizi sociali comunali solo su un assistente sociale.
La prima interrogazione proposta da Luigi Petrone, capogruppo della Fratellanza, circa l’attuale stato dei contratti part time del dipendenti del Piano di Zona, ha visto replicare l’assessore alle politiche sociali Annetta Altobelo che ha sostenuto che è necessario presentare richiesta alla Cosfel (Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali) per poter accedere al fondo Solidarietà in quanto il Comune è per così dire “sorvegliato speciale” causa dissesto finanziario, in tema di modifica dei contratti del personale.
In realtà, le cose non stanno proprio visto che lo stesso Comune in una nota di risposta inviata al Prefetto di Salerno, proprio a seguito della richiesta di chiarimenti da parte della Prefettura dopo la proclamazione dello stato di agitazione, ha affermato che questo passaggio non è necessario. Citando proprio una comunicazione della Cosfel!
La questione vera, però, è un’altra. L’Amministrazione comunale “gioca” sull’utilizzo dei fondi etero finanziati tra contratti a tempo determinato e a tempo indeterminato. Gli attuali dipendenti, tutti a part time, del Piano di Zona possono passare a full time utilizzando per intero questi fondi statali, quindi senza alcun incidenza sul bilancio comunale. Così come deciso ad ottobre dal Coordinamento dei sindaci del Piano di Zona ma rimasto lettera morta. L’Amministrazione comunale invece, per quello che fa capire, sembra che vorrebbe implementare di diciotto ore a tempo determinato i contratti dei dipendenti part time a tempo indeterminato, utilizzando per queste risorse statali. In pratica, gli stessi dipendenti per la metà delle ore resterebbero a tempo indeterminato a carico del bilancio comunale, mentre per le altre 18 ore sarebbero a contratto a tempo determinato utilizzando pienamente i fondi statali, i famosi fondi etero finanziati.
La seconda interrogazione, presentata questa volta dal consigliere Marcello Murolo di Siamo Cavesi, ha focalizzato, con maggiore puntualità giuridica, l’attenzione sul mancato accesso al fondo Solidarietà da parte del Comune. In pratica, quei famosi fondi statali chiamati etero finanziati. A rispondere sempre l’assessore Altobello che ha spiegato come il rapporto tra numero di abitanti e assistenti sociali sia di uno a 10 mila e che questo altissimo divario impedisca di poter attingere al fondo statale. Anche in questo caso la Altobello ha tralasciato di dire che lo Stato, proprio per colmare questo divario, permette ai Comuni di impiegare il fondo Solidarietà per raggiungere questo rapporto e dare assistenza e servizi a fasce deboli della popolazione, e ciò anche per i comuni con il bilancio colabrodo come quello metelliano!
Vale la pena ricordare che questa possibilità di intervenire in favore dei comuni che hanno meno assistenti sociali, cui aveva pensato l’ex ministro Mara Carfagna, vicina a ben due gruppi che fanno parte della maggioranza che sostiene il sindaco Servalli e l’assessore Altobello. Cioè Azione e Italia Viva. Carfagna era intervenuta per impedire che al fondo solidarietà avessero acceso solo i comuni virtuosi in prevalenza del nord che hanno già un rapporto un assistente per 6.500 abitanti. Visto che la norma poi varata dal governo Draghi mira ad arrivare ad 1 assistente su 5.000 abitanti e fino ad 1 su 4.000 abitanti. Il che la dice lunga sul grave carenza di personale nei servizi sociali del comune metelliano.
Vien da chiedersi a questo punto a chi giova tutto ciò? In pratica, tenere i lavoratori del Piano di Zona a part time? E un organico dei servizi sociali comunali ormai inesistente? Rinunciare a fondi extra bilancio già assegnati dallo stato che ne sollecita l’utilizzo per portare dei lavoratori a full time e assumerne di nuovi per raggiungere gli standard ministeriali? Per non parlare poi dell’opposizione che con qualche timida prova di buona volontà accenna timidamente a toccare l’argomento, ma alla fine appare poco preparata e convincente?