…quando si ha sempre torto
Tanti anni fa, epoca di Carosello, la Tv trasmetteva una pubblicità con un pulcino chiamato Calimero, tutto nero con un berrettino bianco costituito da un mezzo guscio d’uovo; rappresentava il perdente, aveva sempre torto, veniva escluso perché era brutto e cattivo e, per giunta, nero, come dire sporco.
Calimero mi torna in mente ogni volta che sento qualcuno parlar male di qualcun altro per partito preso: per invidia, per antipatia, per disprezzo, per dissapori, per pregiudizi sociali, per motivi politici o economici, e per tanto altro ancora.
Per cui se l’oggetto della nostra considerazione ci è simpatico, fa tutto bene, dice sempre il vero, ha sempre ragione; però, se ci è antipatico, lo consideri peggio di un appestato, tutto ciò che fa è sbagliato, e pure se dipinge meglio di Giotto fa sgorbi.
L’autostima ci fa pensare che tutto ciò che facciamo noi è il meglio, quello che fanno gli altri è quasi sempre pessimo; ma se l’altro è nostro amico, questo non vale.
E a volte pecchiamo di carità pelosa, ci proclamiamo amici di chi, a nostro avviso, ha commesso un errore, per ingigantire il mal fatto, quasi a dire: io che ti sono amico ho rilevato questa tua manchevolezza, immagina cosa diranno i tuoi nemici.
Questo prologo tende a introdurre le considerazioni che seguono, derivanti da alcuni eventi cittadini che tengono sulla graticola personaggi in vista: il Sindaco, come al solito, ma pure il suo vice, e tanti altri che gli stanno intorno; i quali di errori ne commettono tanti, e quotidianamente anche questo giornale li evidenzia, ma, per una sorte di uniformità, pure qualcosa che alla fin fine tanto negativa non si rivela, viene gettata nel calderone.
Capisco che i comuni mortali sono portati a questi eccessi, capisco molto meno il cronista, che dovrebbe avere sempre la lucidità di criticare le cose negative, ma non uniformare tutto: in tal caso non fa correttamente il suo mestiere.
Parto da un episodio che, in tutta sincerità, mi ha lasciato interdetto, vale a dire la farmacia di turno di domenica 18 dicembre.
Questo giornale, tra le tante rubriche di servizio alla cittadinanza, riporta settimanalmente le farmacie di turno il sabato e la domenica; in quella di questo fine settimana avevo già notato che quella di domenica 18 dicembre era la farmacia S. Arcangelo, in piazza Mamma Lucia.
Ho pensato che fosse un errore della Redazione, ma mi sono dovuto ricredere quando, alla ricerca della farmacia di turno del centro storico, le ho trovato tutte chiuse, a partire da Vitolo-Pensa a San Francesco, Carleo e, di fronte, Accarino al Corso Umberto, e la Accarino-bis all’inizio di Corso Mazzini, e poi quella Del Leone al Parco Beethoven, e, alla fine, pure la Farmacia Montano alla fine di Via Filangieri e Bifolco al Viale Garibaldi.
Tutte le sette farmacie del centro metelliano domenica 18 dicembre sono state chiuse, l’unica di turno nella città era quella di Sant’Arcangelo, frazione che dista da Piazza Duomo oltre 2 chilometri: per raggiungerla in auto, se tutto va bene, occorrono circa 7 minuti, a piedi tra i 15 e i 20, con l’autobus ci vogliono ore.
Immaginiamo una persona anziana che ha bisogno di un medicinale urgente, che deve arrampicarsi a piedi fino a Sant’Arcangelo.
Orbene, se il calendario delle farmacie di turno domenicale lo facesse l’amministrazione comunale, una cosa del genere avrebbe suscitato scalpore, e chi sa quante proteste, accompagnate da maledizioni, sarebbero giunte al Sindaco: ma giacché alla compilazione di questo calendario l’amministrazione comunale è estranea, tutto tace.
E veniamo ad un altro avvenimento che pure ha suscitato non poche perplessità, vale a dire il programma dal 17 a 31 dicembre prossimi, dal titolo “Il sogno e la luce” programma delle manifestazioni natalizie, del quale si fa carico l’Assessore Prof. Armando Lamberti che, tra i vari incarichi, ha pure quello della Cultura e del Turismo.
Tutti sanno che il Prof. Lamberti è come il Cireneo dell’amministrazione, e giacché è una persona di grande disponibilità e sempre in prima linea, tutti ne approfittano, in primis l’amministrazione che sembra non avergli mai dato gli strumenti per metterlo in condizione di operare senza difficoltà.
Ma poiché il Prof. Lamberti è una persona non abituata a creare problemi, anzi è concreta e sempre pronta a rimboccarsi le maniche e fare anche da solo, in merito al programma delle attuali attività natalizie, è stato, sia pure bonariamente, criticato per non averlo reso corposo come si addice ad una città importante come Cava.
E il paragone con l’ormai noto spelacchio cavese viene di conseguenza: è brutto, è striminzito, meglio quelli delle città limitrofe, e tanto altro.
Ho letto il Comunicato stampa presentato qualche giorno fa alla cittadinanza, e l’ho confrontato con il manifesto affisso in strada.
Ho riscontrato che, contrariamente alle critiche rivoltegli, il numero e la qualità delle attività non è certamente striminzito.
Piuttosto ho rilevato che il programma, riportato nel Comunicato, è criticabile dal punto di vista grafico, segno che chi materialmente lo ha stilato sembra non esperto nell’utilizzo del computer, tant’è che, mi sono preso la briga di riformularlo; e proprio facendo ciò mi sono reso conto che proprio misero non è.
Certamente si poteva fare di più, tempo e finanze permettendo, ma per questo Natale va più che bene.
Nessuno deve dimenticare che è ancora in corso, in Ucraina, una guerra che ogni giorno diventa più sanguinosa, che ci sono folli che quella guerra non intendono farla cessare, che per questa sciagura Papa Francesco ha versato in pubblico lacrime.
E nessuno deve dimenticare che questa guerra ha portato conseguenze pesanti anche dal punto di vista economico, facendo aumentare la povertà e indigenze.
E ciononostante c’è gente che si dispera perché il programma della attività natalizie metelliane è striminzito!
Cosa davvero folle.
Voglio concludere con una chiosa per la quale già mi aspetto tanti improperi.
Un effervescente imprenditore, impegnato nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento ludico, qualche giorno fa si è lamentato pubblicando la foto serale del Corso porticato cavese deserto, lamentando la mancanza di turisti e visitatori; purtroppo la foto è stata scattata una serata infrasettimanale fredda e piovosa, ed è comprensibile che la gente, con quelle condizioni metereologiche, abbia preferito stare in casa: ma l’affabile imprenditore ha, come di consueto, scaricato tutta la responsabilità del corso deserto sull’amministrazione comunale.
Purtroppo ha dimenticato di evidenziare che nelle serate successive le strade della città pullulavano di turisti e visitatori, e i parcheggi erano saturi; o che durante le mattinate di bel tempo, come quella di domenica 18 dicembre, c’è tanta gente dal Borgo Scacciaventi a Piazza Amabile e pure all’inizio del Corso Mazzini, con i tavoli dei bar gremiti.
Ma tutto questo è normale?