I calendari dei barbieri
Nella quasi totalità dei casi su quegli opuscoletti le figure stampate, coloratissime, erano foto o disegni di belle e prosperose ragazze
Fino a qualche decennio addietro questo era il periodo in cui i barbieri donavano alla clientela i famosissimi calendarietti colorati e profumati, talvolta legati con una cordicella alla fine della quale c’era un fiocco.
Nella quasi totalità dei casi su quegli opuscoletti le figure stampate, coloratissime, erano foto o disegni di belle e prosperose ragazze, in pose quasi sempre osé, le quali non solo porgevano zuccherosi auguri, con contorno di baci e carezze, ovviamente solo sulla carta, ma fornivano in anteprima il calendario del nuovo anno che stava per venire.
Erano gli anni in cui si viveva in maniera molto più semplice, i barbieri si chiamavano “barbieri”, non era ancora il tempo delle manie dei termini stranieri, il “coiffeur pour homme” era un francesismo sconosciuto.
All’epoca il barbiere era una prerogativa maschile, non si pensava minimamente a fondere le prestazioni per maschi e femmine nello stesso locale, era l’epoca nella quale anche nelle chiese i parroci dividevano i posti dei maschietti (generalmente a destra) da quelli delle femminucce (sull’altro lato), quasi che anche stando seduti, accanto un uomo e una donna commettevano peccato; abitudini fortunatamente superate, anzi…
Erano gli anni in cui non erano ancora nemmeno comparsi i saloni di bellezza femminili, erano gli anni nei quali qui in Campania, c’erano ancora le “capere”, vale a dire le donne che si occupavano dei capelli delle donne, che operavano generalmente dinanzi ai bassi, e non c’erano né grandi pretese, a parte i pettegolezzi di “radio capera”, né grandi prestazioni: alle donne bastava una spazzolata dei capelli, raramente il lavaggio degli stessi, che generalmente veniva fatto in casa, e una preparazione in più in occasione di eventi di una certa importanza: una visita alla madrina, una cerimonia religiosa o civile, e via di lì.
Agli uomini veniva concesso molto di più: lo shampoo potevano farlo dal barbiere il cui “salone” (quasi sempre un tugurio strettissimo nel quale due o tre posti erano già un lusso) che all’epoca era dotato dell’apposito attrezzo, una grossa bacinella con un lato tagliato in maniera che sulla stessa si potesse poggiare il collo, con due ali di protezione per evitare che l’acqua potesse tracimare; non c’era la sofisticazione della doccetta perché l’acqua riscaldata veniva versata sulla testa da un catino metallico.
Agli uomini, quindi, era consentito qualcosa di più; chi se lo poteva permettere andava dal barbiere anche tutti i giorni per radersi, i barbieri usavano esclusivamente il tradizionale rasoio di acciaio, arnese micidiale che talvolta veniva usato anche per altri adempimenti, come tagliare la guancia ad una donna particolarmente restia a qualche avance maschile.
Negli anni successivi sarebbero in parte scomparsi tali rasoi di acciaio, sostituiti prima da quelli di plastica all’interno dei quali si introduceva una lametta, la famosa “Gillette”, che anni dopo vennero sostituiti dai rasoi usa e getta, i quali però vennero immediatamente scartati dai “coiffure”, che hanno continuato con i tradizionali rasoi di acciaio o, in alternativa, quelli di plastica con la “Gillette”.
Non passarono molti anni, giunse finalmente la modernità, i “coiffure pour homme” lasciarono il passo ai saloni di bellezza per uomini e donne, nei quali, poco per volta, alle originarie prestazioni dello shampoo, taglio, messa in piega e tintura per le donne, e alla barba, capelli e shampoo per gli uomini, si aggiunsero la cura delle mani, poi quelle dei piedi, incluso lo smalto per le unghie (rito al quale talvolta anche i maschietti vi si sottoponevano con smalto trasparente); successivamente in questi templi della modernità comparvero anche le sale per il trattamento del corpo, massaggi compresi.
Ma oramai i calendarietti profumati e colorati, che avevano distinto i secoli dall’ ‘800 al ‘900, erano scomparsi dalla circolazione, e ora sono rimasti solo un piacevole ricordo del tempo che fu, e solo qualche collezionista ne conserva qualche esemplare, tante che, per corredare questo ricordo, siamo ricorsi ad archivi storici.
Ma non è il caso di crucciarsi più di tanto perché le di donnine semi-nude in giro ne sono rimaste tante; è vero che quelle dei calendarietti profumati e colorate non ci accompagnano più, ma è anche vero che in questa era super informatizzata, pure su Facebook vi sono continuamente immagini femminili che, sebbene non accompagnate dai calendarietti, certamente non disdegnano gli sguardi e gli apprezzamenti.
Per “doverosa” consultazione basta andare su una delle seguenti pagine:
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https://www.facebook.com/ZeitTraeumen/videos/837434334169253
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