Tuppe-tuppe marescià
Quando pensiamo a quello che stiamo per raccontare, viene in mente la vecchia macchietta napoletana “Tuppe-tuppe marescià”, di De Mura, Gigante e Arari, del 1958, all’epoca cantata da Aurelio Fierro e dalla bella Maria Paris.
La macchietta parlava di una petizione che alcune donne facevano al Maresciallo dei Carabinieri perché andasse ad arrestare una “bella guagliona” che aveva fatto perdere senno e sonno a tutti i maschietti del paese, i quali, invaghiti di Carmela, trascuravano le loro mogli e le loro famiglie.
E paragonando il nostro campano Governatore al Maresciallo dei Carabinieri della canzone, lo “tozzoleiamo” in cerca di un aiuto per ciò che avviene nell’ “Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona”, la quale, come si vede nella foto che correda questo articolo, si dice discendente dalla “Scuola Medica Salernitana”, e che in qualche altra immagine aggiunge anche il reboante appellativo di “Azienda Universitaria di rilievo nazionale”.
In verità fino a qualche anno addietro tutto il gruppo che ad essa fa capo, vale a dire l’Ospedale San Leonardo e l’Ospedale Giovanni Da Procida di Salerno, l’Ospedale Fucito di Mercato San Severino, l’Ospedale Santa Maria dell’Olmo di Cava de’ Tirreni e il Presidio Ospedaliero di Castiglione di Amalfi-Ravello, effettivamente poteva fregiarsi di tale appellativo in quanto tutto funzionava molto meglio: se chiamavi il CUP, rispondeva, tutte le strutture erano collegate via Internet, tra loro “si parlavano” nel senso che si poteva prenotare una prestazione presso ciascuna di esse anche per un’altra struttura collegata.
Oggi sembra che sia ancora così, ma all’atto pratico si avvertono sfasature che fanno supporre che la organizzazione del gruppo incominci a scricchiolare.
Qui a Cava abbiamo la fortuna di usufruire di due canali alternativi di assistenza sanitaria, quello che fa capo all’Ospedale Maria Santissima dell’Olmo, e quindi alle strutture del Ruggi D’Aragona, e quello dell’ASL della provincia di Salerno.
Fino a qualche anno addietro quelle del Ruggi erano le più efficienti, ma se ora cominciano ad avere difficoltà, e si è costretti a fruire dell’altra, non crediamo che questo faccia piacere né ai cavesi, legati visceralmente al Ruggi, né al Governatore De Luca, che tanto si è speso negli anni proprio per quest’ultimo.
Ci vengono segnalati due episodi, verificatisi negli ultimi giorni, che dimostrerebbero ciò che abbiamo appena detto.
Il primo riguarda l’Ospedale Fucito di Mercato San Severino, presso il quale c’è il reparto di Urologia affidato a Medici esperti e molto disponibili.
Purtroppo del gruppo di Urologi fanno parte anche i chirurghi, cioè quelli che in alcune giornate (lunedì e giovedì) eseguono interventi, il quali, però, fanno anche visite di controllo, ecografie e quant’altro.
Capita che vengano fissate visite nelle giornate in cui presso quell’Ospedale si opera, motivo per il quale l’orario della prestazione slitta anche di ore, in attesa che i chirurghi portino a termine gli interventi; la logica suggerirebbe che in quelle giornate non venissero inserite visite; ciò agevolerebbe sia i pazienti, sia i medici; i primi non sarebbero costretti a aspettare ore, i secondi non avrebbero l’assillo di concludere gli interventi prima del previsto, anche perché un intervento chirurgico si sa quando inizia, ma non se ne può prevedere la conclusione.
Ma il caso più eclatante, pure segnalatoci qualche giorno addietro, è quello del Reparto di Oculistica del San Leonardo, il quale, fino a qualche anno addietro, veramente poteva essere considerato una eccellenza; chi aveva problemi oculistici veniva ben servito dall’unico reparto presso il quale si facevano visite, ricoveri, interventi, e visite di controllo.
Poi, qualche anno fa, a quel reparto venne aggiunta la struttura Universitaria, con studi ubicati allo stesso piano e nello stesso corridoio. Allora iniziarono le prime difficoltà per gli utenti i quali, non sapendo della doppia struttura, improvvisamente si trovarono dirottati in quella universitaria, la quale era autonoma, ma si avvaleva di alcune apparecchiature dell’altra.
Iniziarono, così, le prime disfunzioni, perché sembra che le due equipe non colloquiassero efficacemente tra loro.
Poi ci fu la pandemia da Covid-19, e tutto si bloccò, gli interventi chirurgici vennero sospesi a rinviati a fine pandemia; la sospensione è durata due anni, durante i quali avvenne una ulteriore modifica, la struttura universitaria venne spostata altrove: fin qui niente di strano, ma evidentemente la struttura organizzativa e informatica rimasero immutate, e gli operatori periferici (parliamo di quelli esistenti presso i complessi ospedalieri del gruppo) non vennero adeguatamente informati e addestrati.
Il che comportò che l’utente, già assillato dai codici delle prestazioni, delle esenzioni, ormai ineludibili, si vide piombare addosso anche quelli delle ordinarietà o delle urgenze, ma senza che venisse informato sulle due strutture e non bene supportato dai medici di base.
Con conseguenze tragicomiche: un paziente abbisognevole di un controllo oculistico, chiedeva la ricetta al suo medico, con la stessa si recava al CUP della struttura più vicina (il CUP centralizzato generalmente non risponde), la quale ti dava la disponibilità dopo diversi mesi, e in tanti casi non si poteva attendere.
Allora qualcuno suggeriva di chiedere una visita urgente, per cui si doveva tornare dal medico di base, farsi annullare la ricetta e richiederne una nuova per visita urgente, ovviamente inserendo i codici appropriati.
Con la nuova ricetta il paziente tornava al centro di prenotazione dell’Ospedale più vicino, il quale in tanti casi non aveva “in linea” il calendario, nemmeno per le prenotazioni urgenti.
Il caso che ci è stato segnalato ha costretto il paziente a recarsi personalmente presso il CUP dell’Ospedale San Leonardo, il quale candidamente ha dichiarato che quel tipo di prenotazione non gli compete, perché la si fa direttamente presso il reparto di oculistica.
Quindi inizia una nuova peregrinazione: quale dei due reparti?
Quello presso il quale ci si ricovera per gli interventi rinvia alla struttura universitaria, la quale, dopo aver esaminato la ricetta, obietta che pure l’ultima fatta è sbagliata, che i Medici di base lo sanno ma continuano a sbagliare, ecc. ecc. ecc.
E se alla fine il paziente, scocciato di aver fatto tanta strada per non giungere alla conclusione, manda tutti al diavolo, non fa bene?
Ecco perché ci rivolgiamo al Governatore De Luca, che tanto ha fatto perché il Ruggi D’Aragona diventasse una eccellenza, dicendogli: Viciè, vir’ tu si ce puo’ mettere na’ mano!
Un “tuppe-tuppe marescià” sanitario: “fusse che fusse la vorta bbona?”.