Cava de’ Tirreni, sui gettoni di presenza la credibilità della politica venduta per meno di un piatto di lenticchie
Cava de' Tirreni, sui gettoni di presenza la credibilità della politica venduta per meno di un piatto di lenticchie
Ricordate il personaggio biblico Giacobbe, che comprò la primogenitura dal fratello gemello Esaù per un modesto piatto di lenticchie?
Bene, i nostri consiglieri comunali si sono venduti la loro credibilità politica, ma anche quella dell’istituzione che rappresentano, per un piatto di lenticchie. Forse anche meno. Non solo. Almeno Esaù era sfinito ed affamato. Fu così che non riusci a resistere a quel piatto caldo di lenticchie appena preparato da Giacobbe.
I nostri consiglieri comunali, invece, non erano affatto in queste condizioni di bisogno e necessità quando ieri sera hanno votato la modifica del regolamento sui gettoni di presenza in commissione.
Sia chiaro, stiamo parlano di cifre modeste. Di sicuro l’ammontare annuo complessivo non sarà tale da far fallire definitivamente il nostro Comune, sebbene con i conti in rosso. E sia altrettanto chiaro che il funzionamento delle istituzioni democratiche hanno un costo e quindi non c’è affatto da scandalizzarsi per le indennità riconosciute agli amministratori comunali.
Il problema, infatti, non è questo. Quel che infastidisce è il contesto nazionale e locale in cui si è deciso di aumentare il numero dei gettoni di presenza.
Ai cavesi da più di un anno i nostri amministratori comunali stanno chiedendo sacrifici inimmaginabili. D’accordo, ce ne siamo fatti una ragione. C’è da rientrare dai debiti accumulati dal Comune ed emersi quasi per incanto negli ultimi due anni. Da qui aumenti a raffica delle tariffe (parcheggio, palestre, asilo, mensa…) e dell’aliquota massima dell’addizionale sul reddito. Come contropartita i cittadini stanno avendo minori servizi. E nel tempo la situazione peggiorerà. Tant’è che da gennaio il servizio di trasporto pubblico urbano, tanto per fare un esempio, sarà ridotto del 30%. E’ immaginabile il conseguente disagio per chi vive nelle frazioni. A maggior ragione se anziano o comunque economicamente in difficoltà. E vogliamo parlare dei disabili? Addirittura quest’anno non c’erano neanche quei pochi spiccioli per i soggiorni climatici!
Sul piano nazionale, poi, non ne parliamo. Famiglie, esercizi commerciali e imprese sono alle corde. Bollette energetiche stratosferiche e un’inflazione galoppante stanno erodendo i redditi. Alcuni negozi hanno già abbassato per sempre la saracinesca. Molti altri si apprestano a farlo.
Ecco, in una situazione attuale così delicata, decidere di spendere un solo euro in più di danaro pubblico è un pugno nello stomaco ai contribuenti. Non si discute neanche il merito della decisione. E ci sarebbe da farlo, eccome. E neanche le modalità, quasi alla chetichella.
Quel che si contesta è l’opportunità, che diventa poi anche una questione di decenza.
Qualche consigliere comunale, per difendersi, ha contrattaccato. Ha evidenziato che si tratta di pochi spiccioli. E accusato di demagogia quanti gridano allo scandalo amplificando la portata della decisione presa.
Non è così. Non è una questione dell’entità dei costi, ma dell’insensibilità di chi ha deliberato un simile provvedimento. E non è neanche una questione di sperpero di pubblico danaro.
Quel che è grave è l’assoluta incapacità di condividere i sentimenti dei cittadini da parte dei consiglieri comunali.
E’ questo il corto circuito democratico e istituzionale che si è verificato ieri sera nel Consiglio comunale di Cava de’ Tirreni.
I rappresentanti del popolo da una parte. I rappresentati, i cittadini, da un’altra.
Ad ogni modo, errare è umano. Si può ancora rimediare a questo svarione.
Come? Revocando la delibera appena adottata. Oppure approvare una nuova delibera con cui viene costituito un fondo da utilizzare per i più deboli e nel quale far confluire, per i prossimi anni, i corrispettivi dei gettoni di presenza dei consiglieri.
E perché no, anche almeno un terzo delle indennità di sindaco ed assessori.
Sarebbe un beau geste che potrebbe assicurare i prossimi soggiorni climatici per le persone disabili e qualche altro beneficio per le tante categorie disagiate.
Se le cose, invece, resteranno come sono adesso, allora la distanza tra istituzioni e cittadini, tra politica ed elettori, aumenterebbe giocoforza e comprensibilmente ancora di più. E non ci sarebbe affatto da meravigliarsi se sempre più gente disertasse le urne. Non fosse altro perché tra maggioranza e opposizione sarebbe sempre più difficile compiere una ragionevole distinzione.
D’altra parte, per noi cittadini, sarebbe anche molto triste eventualmente constatare che, a distanza di quasi due secoli, i versi del poeta romanesco Giuseppe Gioacchino Belli fossero ancora di incredibile attualità:
C’era una vorta un Re che dar palazzo
mannò fora a li popoli st’editto:
“ Io sò io, e voi nun zete un cazzo…”
Quel che più indigna è il pressoché unanime voto (ad eccezione della consigliera Filomena Avagliano) su una decisione così evidentemente inopportuna. E dice bene Petrillo: non c’è più differenza tra maggioranza e opposizione nel nome dell’interesse personale in comune. Perché tanto è, nell’attuale quadro socio-politico, interesse personale e non altro aumentare il gettone di presenza dei consiglieri. I cittadini continueranno sempre più a non riconoscersi in nessuno di questa classe politica, persi dietro le difficoltà economiche quotidiane sempre crescenti.
Ancora la strada della buona politica è ben lontana dall’esser praticata, forse anche bel lontana dall’esser compresa.
Proprio così, sante parole, non meravigliamoci se poi gli elettori fanno di ogni erba un fascio e disertano le urne, perché dar loro torto?