La vittoria di Giorgia Meloni… quando la coerenza politica viene premiata dagli elettori
La vittoria di Giorgia Meloni... quando la coerenza politica viene premiata dagli elettori
Giorgia Meloni superstar. Inutile girarci attorno, i risultati di ieri sono inequivocabilmente chiari: la Meloni ha vinto, anzi, stravinto.
Ha fatto il pieno nel suo schieramento, tant’è che Lega e Forza Italia raccolgono insieme circa il 17% dei voti rispetto al 26% e passa di Fdi.
Ha mortificato il centrosinistra, o meglio quello che rimane a guida Pd: tutto insieme prende gli stessi voti di cui ha fatto incetta FdI, ma con una abissale differenza in quanto a parlamentari eletti.
I risultati dicono anche altro.
Il recupero del Movimento Cinque Stelle, dato quasi per spacciato e invece uscito come terza forza politica. La sconfitta di Salvini e forse la fine della sua leadership nella Lega. La tenuta di Forza Italia, nonostante gli abbandoni eccellenti dopo la caduta del governo Draghi. Il risultato modesto, ma non da buttare di Renzi e Calenda. Il disastro elettorale e la quasi certa fine politica di Di Maio. La beffa patita dalla Bonino, che sfiora il superamento della soglia di sbarramento con la sua +Europa.
Detto questo, c’è da osservare che ha vinto la coerenza politica di cui è stata portatrice la Meloni con i suoi Fratelli d’Italia in questi ultimi dieci anni.
E’ questo un dato significativo. Non fosse altro perché la coerenza nella politica italiana è praticamente quasi una sconosciuta.
Basta guardare cos’è avvenuto in questa legislatura appena conclusa. Siamo stati governati prima da due forze politiche antitetiche come M5S e Lega. Poi da M5S e Pd, che si erano azzannati fino ad un minuto prima di formare il governo. Per finire da un governo di unità nazionale, guidato da una sorta di amministratore delegato, Mario Draghi, in cui sono riusciti a convivere per più di un anno praticamente tutti i partiti, da destra a sinistra, tranne appunto Fratelli d’Italia.
La politica italiana, d’altronde, ha una peculiarità inossidabile: il trasformismo. I famosi cambi di casacca dei nostri parlamentari, la cosiddetta transumanza o come in tanti altri modi la si voglia definire, sembrano essere connaturati alla nostra cultura politica che, da sempre, fa strame della coerenza.
Questa volta, invece, sembra che ci sia stata una inversione di tendenza. Forse casuale, ma c’è stata. La Meloni è stata premiata per la sua strenua linearità nel dire no a qualsiasi ipotesi di alleanza fuori dal perimetro del centrodestra.
Ed è così che ha svuotato elettoralmente soprattutto la Lega di Salvini, che di sicuro in questi ultimi cinque anni è stato il campione assoluto dell’incoerenza.
E forse anche per questo il Pd ha pagato elettoralmente e politicamente. Gli elettori non hanno dimenticato che ha rincorso un po’ tutti pur di restare a galla. Da qui la partecipazione ai governi più svariati pur non avendo vinto una elezione politiche negli ultimi quindici anni. Qualche anno di opposizione di sicuro contribuirà a ridargli un’identità, con una chiarezza di idee e strategia.
Certo, ora la Meloni si dovrà misurare con i problemi del Paese in un momento così delicato anche sul piano internazionale.
Speriamo bene. L’auspicio è che si concentri sulle cose serie da fare e non su altro. Almeno nell’immediato. Insomma, che si dia delle priorità, affrontando soprattutto le emergenze e le reali difficoltà della gente in questo inverno che si annuncia freddo e cupo.
Non sarà un compito facile. Dalla sua, però, ha una maggioranza certa e tutto sommato solida. Può contare sulla consistenza e sulla disciplina parlamentare del suo partito, ma anche sulla lealtà e la moderazione di Forza Italia. E la Lega? La sberla elettorale subita da Salvini non può che tornare utile proprio alla Meloni e alla credibilità di tutto il centrodestra. Il ridimensionamento dell’attuale leader del Carroccio potrebbe, infatti, far venir fuori una nuova leadership in casa leghista, quantomeno un rafforzamento dell’ala governista e moderata incarnata dai governatori e da Giorgetti.
Vedremo. Per ora è tempo di brindisi. Per la Meloni e Fratelli d’Italia, ovviamente. Da domani, però, torneranno in primo piano i problemi e le sofferenze del Paese.