Il colpo di teatro di Calenda. E Letta fu sedotto e abbandonato
Il colpo di teatro di Calenda: Letta sedotto e abbandonato
Cose mai viste. Sono bastati appena cinque giorni per far saltare l’accordo tra Carlo Calenda e il PD.
E ora? Beh, da dove vogliamo cominciare?
Partiamo con evidenziare che se finora il centrodestra era in vantaggio e quasi vittorioso, da oggi lo è di più, molto di più.
Stando ai sondaggi e alle analisi degli studiosi, il centrodestra aveva già la vittoria in tasca con quasi il 46% dei consensi e grosso modo i 2/3 dei collegi uninominali. In altre parole, poteva contare su una solida maggioranza parlamentare superiore al 50%. Con la rottura del patto da parte di Calenda, che però non sarà seguito da Più Europa di Bonino e Dalla Vedova, la coalizione capeggiata dal Pd di Letta viene indebolita. A quanto pare, però, sono sempre i numeri che danno gli analisti, ci sarà ancora qualche seggio in più a favore del centrodestra, ma non più di tanto. In altre parole, Meloni & C. stravinceranno ma non avranno assolutamente i numeri per riformare in solitaria la Carta Costituzionale.
Detto questo, cosa farà ora il Pd è difficile a dirsi. Recupererà il rapporto e l’alleanza con Conte? Sembrerebbe di no, ma niente si può escludere. In altre parole, potrebbero ritornare in gioco i pentastellati per ora in una corsa solitaria e con poche chance rispetto ad un passato recente.
Un fatto è certo. Il povero Letta ha fatto il possibile per mettere insieme il diavolo e l’acqua santa. Alla fine, è stato sedotto e abbandonato. Da Calenda, ovviamente. Ora non resta che fare questa campagna elettorale e sperare di ottenere il miglior risultato possibile. Non è da escludere che il Pd possa contendere come partito il primato dei consensi a Fratelli d’Italia, che ora sta andando per la maggiora. Altra cosa, però, dovrebbe essere il risultato della coalizione che si contrapporrà a quella capeggiata dalla Meloni.
Dal prossimo ottobre, il Pd dovrebbe cominciare a riflettere sulla sua identità politica. Riscoprirsi come partito di sinistra, recuperando quella vocazione sociale del tutto smarrita, ma senza farsi condizionare dal Fratoianni di turno. Oppure riscoprirsi come partito di centrosinistra, recuperando una dimensione di centro moderato ora occupata da Azione e Italia Viva. Anzi, nello specifico, dovrà chiedersi come mai ha perso una fetta di consensi e di rappresentatività alla sua destra e cercare di trovare delle risposte politiche efficaci.
In ogni caso, molto probabilmente il Pd dovrà per forza di cose recuperare una dimensione maggioritaria: con le ammucchiate non si vince o si vince male, in ogni caso non si governa. E la sinistra è troppo frammentata per avere un futuro di governo. Per questo il Pd dovrà riflettere sulla sua identità e non logorarsi nell’aggregare tutto e il contrario di tutto purché etichettato di sinistra. E dovrà fare chiarezza al suo interno, liberandosi o quantomeno contenendo in modo incisivo i potentati locali e il loro odioso, arrogante strapotere.
Una sconfitta e un po’ di opposizione potrebbero dunque tornare utili se si sa cogliere l’occasione. E poi le legislature iniziano in un modo per svilupparsi in un altro anche in breve tempo. Insomma, se sconfitta ci sarà, perché questa campagna elettorale non è ancora cominciata e le partite comunque si giocano fino al novantesimo, il Pd dovrà imparare a saper perdere. E a farne tesoro.
Il colpo di teatro di Calenda, comunque, smentisce la nostra convinzione che un polo centrista non sarebbe potuto nascere fin quando ci sarà questa legge elettorale che, in pratica, impone le ammucchiate, anche le più impraticabili e ingovernabili.
Ma sarà davvero così? Innanzi tutto, resta da capire quali siano le reali motivazioni che hanno portato Calenda alla rottura. In altre parole, c’è davvero una ragione politica, un calcolo elettorale, un disegno, una strategia? Vedremo, qualche dubbio in proposito resta e pure grosso.
Molto probabilmente, però, tutto ciò potrebbe rispondere ad un fatto caratteriale di Calenda, molto spigoloso e fumantino, sempre pronto alla polemica e alle rotture.
Vedremo se correrà da solo oppure se cercherà un accordo con Italia Viva per costituire un rassemblement moderato, repubblicano e riformista.
Per dirla tutta, al di là del valore della persona, Carlo Calenda è un politico che finora ha dimostrato di essere molto divisivo. Questo in politica non sempre va bene. Il più delle volte occorre, al contrario, cercare le ragioni che uniscono piuttosto che rimarcare quelle che dividono. Certo, non bisogna valicare i limiti della decenza, ma in politica neanche si può morire impiccati ad una coerenza figlia della spocchia e dell’egotismo.
In ultimo, il centrodestra. La vittoria è praticamente in tasca, ma la campagna elettorale è lunga e imprevedibile. Questo per dire che non è il caso di eccessi per euforia, ma soprattutto è auspicabile che venissero trattati e si dessero le dovute rassicurazioni sui temi che più di altri interessano gli italiani: il lavoro, i giovani, la salute, la scuola, meno tasse e più danaro in busta paga, la tutela dell’ambiente, i progetti e i finanziamento del Pnrr, la pace… E lasciar perdere l’eventuale smania di voler tentare di riscrivere la Storia e la Costituzione.
Sperando che arrivi presto il 25 settembre!