La politica? Cioè?
La politica? Cioè?
L’informazione sta dando grande spazio alla fuoriuscita di Di Maio dal Movimento 5 Stelle; e fiumi di inchiostro si stanno versando su questo avvenimento, dibattiti in televisione e in radio occupano spazio e tempo degli ascoltatori.
Ma mi chiedevo: cosa cambia per noi poveri mortali? Niente, assolutamente niente, se non assistere a un ennesimo caso di incoerenza.
Ma è così difficile identificare quello che c’è da fare per restituire dignità alle persone che a stento arrivano alla fine del mese? Occorre essere necessariamente di un partito? Già la parola “partito” indica che si sceglie una parte ed è chiaro a tutti che colui che si mette a servizio dovrebbe essere a servizio di tutti e non solo di una parte. Abbiamo problemi molto seri che quotidianamente ci fanno perdere il sonno e la politica non riesce a essere a servizio se non di se stessa.
Come spiegare a mia figlia che fra poco compirà 18 anni, e quindi potrà votare, il senso dell’importanza del voto se esso ai politici offre solo diritti mentre alla gente (e quindi anche a lei) chiede doveri, sacrifici, lacrime e sangue?
Nasce – con Di Maio – un nuovo movimento di ispirazione dichiaratamente moderata denominato “Insieme per il futuro”. Ma quale futuro? Quale moderazione ci può essere dinanzi a problemi grandissimi che richiedono rapidità ed efficacia di soluzioni?
Mentre scrivo penso agli operai che nelle fabbriche fanno il turno notturno o ai camionisti che viaggiano o alla gente comune che con carta e penna si fa i conti (l’elenco è lunghissimo).
Quale politico prenderebbe il loro posto?