Conti in rosso e vendita degli immobili comunali: Servalli e i suoi non sanno che pesci pigliare
Conti in rosso e vendita degli immobili comunali: Servalli e i suoi non sanno che pesci pigliare
Inizia oggi una nuova settimana, ma i problemi nella città metelliana restano gli stessi. A cominciare dal bilancio comunale in rosso, dal piano di alienazioni degli immobili comunali, dall’insostenibile leggerezza (è questo un eufemismo) dell’Amministrazione del sindaco Servalli…
Fa specie, per non dire peggio, il tentativo bislacco e disperato da parte di Servalli e i suoi di negare l’evidenza. Arrivano persino a smentire quello che loro stesso hanno deciso e votato. E lo fanno pur sapendo che questo giornale le delibere le allega agli articoli, in modo tale che i lettori possano prenderne adeguata visione. Peggio ancora accusano gli altri di essere menzogneri, solo perché danno notizia di atti amministrativi posti in essere da loro stessi.
Oramai sono completamente in bambola. Li capiamo. Questo però non giustifica atteggiamenti e linguaggi prossimi allo squadrismo. Sui social in particolare, con talune sempre più scomposte reazioni.
Questo il clima che si respira nella vita politica cittadina. Torniamo però agli argomenti del giorno, ovvero alienazioni e bilancio comunale.
Partiamo da alcune considerazioni.
La prima, è che talune alienazioni sono utili e necessarie. Parliamo di quei beni di cui, per motivi di manutenzione in primo luogo, ma non solo, è preferibile disfarsene. E fin qui nulla quaestio.
Altra cosa, invece -tralasciando quelli che hanno un valore storico e/o affettivo o strategico- sono quei beni immobili che producono reddito. Privarsene significa rinunciare a future entrate annuali certe, oltre che impoverire il patrimonio dell’Ente.
La questione di fondo allora è come far fronte ai conti in rosso del Comune non vendendo in modo massivo le proprietà per fare cassa. E, quindi, come agire per trovare una soluzione strutturale ed efficace nel tempo.
In tal senso, la posizione espressa nei giorni scorsi dal gruppo consiliare Siamo Cavesi risponde proprio a questa preoccupazione clicca qui.
In breve, Servalli e i suoi non hanno chiarito come vogliono incidere sulle cause del disavanzo, “salito nel solo ultimo anno da 40 milioni di euro a 58 milioni di euro”.
Tant’è che i consiglieri di Siamo Cavesi evidenziano come “l’Amministrazione Servalli dice di voler guadagnare soldi vendendo tutte le proprietà che ha (che sono di Cava, non del sindaco o dei suoi assessori)”. Peccato però che “non dice cosa intende fare per smettere di perdere i soldi dei cittadini con i propri errori di gestione“.
“Il sacrificio, insomma, alla fine rischia di essere anche inutile”, concludono i consiglieri di Siamo Cavesi.
Questo è il punto focale della questione. E’ questo il vero nodo da sciogliere. Poi, si può decidere di vendere. Cosa e come vendere.
Su questo, però, Servalli e i suoi sfuggono, non rispondono. E’ la riprova della loro totale inadeguatezza.
Questa è la triste verità.
Eppure da qui non si scappa. Nei giorni scorsi, un imprenditore cavese, nel commentare la situazione finanziaria del nostro Comune, è stato lapidario. Mi ha chiarito che non c’è bisogno di aver frequentato un corso di perfezionamento al Mit di Boston per comprendere l’essenza del problema che sta vivendo il Comune metelliano. Ha evidenziato che vi è l’assoluta mancanza di gestione dei flussi finanziari, motivo per cui se non si interviene sulle cause, sia di tipo quantitativo che qualitativo, che hanno interrotto i flussi finanziari nonché la struttura dei costi, fra non molto ci troveremo costretti a vendere pure le panchine della villa comunale.
“Questo è l’abc di qualunque gestione di amministrazione complessa, come è quella del governo di una città” è stata la sua conclusione.
Comprendiamo, ma solo in parte però, che Servalli sull’argomento eviti come la peste di confrontarsi con i politici, in particolare con quelli dell’opposizione. Prima di vendere, però, di sicuro farebbe meglio a chiarirsi le idee e ottenere qualche utile indicazione da chi ha competenze ed esperienza in materia. Volendo, anche da questo imprenditore cavese, che è stato, tra l’altro, un suo elettore.
Meglio circondarsi da chi ha conoscenze da mettere a disposizione del bene comune, piuttosto che da sprovveduti (anche questo è un eufemismo).
Almeno questo è quello che consiglia il buon senso…