“Il Canto degli Italiani”: intervista a Giusi Parisi sul suo albo illustrato che racconta il nostro Inno nazionale
“Il Canto degli Italiani”: intervista a Giusi Parisi sul suo albo illustrato che racconta il nostro Inno nazionale
Il 3 febbraio è incominciato il mandato bis di Sergio Mattarella quale Presidente della Repubblica. Il pomeriggio è stato denso di emozioni e il discorso del Capo dello Stato ha fatto riferimento, come già era stato nel giorno della sua elezione, a valori fondamentali del suo mandato: la responsabilità e il rispetto innanzitutto alla Costituzione, faro della sua azione politica.
Subito dopo il giuramento, la cerimonia solenne a Piazza Venezia dove ha ricevuto gli onori dal picchetto formato da Carabinieri, Esercito, Guardia di finanza e Aeronautica. Ed immancabili, le note dell’inno di Mameli.
Quanti di noi conoscono non solo le strofe dell’Inno ma anche la sua Storia e quella del suo autore? Probabilmente pochi. Edizioni El, Einaudi ragazzi, ha proposto, per celebrare i 75 anni dell’Inno nazionale Italiano, un albo illustrato da Paolo Domenico e spiegato da Giusi Parisi.
Abbiamo intervistato quest’ultima, professoressa di lettere in un liceo di Brancaccio, il noto quartiere della periferia di Palermo.
A proposito, sapevate che, dopo ben 71 anni di provvisorietà, Il canto degli Italiani è diventato ufficialmente l’inno nazionale con legge del 4 dicembre 2017 n. 181 “Riconoscimento del «Canto degli italiani» di Goffredo Mameli quale inno nazionale della Repubblica”?
Com’è nata l’idea di un libro sull’Inno di Mameli?
“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…” chi saprebbe continuare senza esitazioni? Ecco, è stato proprio questo il motivo per il quale ho proposto un albo illustrato sul Canto degli Italiani. Tutti conosciamo le note del nostro Inno e ci commuoviamo quando, con la mano sul petto e gli occhi fissi al cielo, rafforziamo l’ultima nota con un “Sì” accorato, pieno di fervore. Ma chi realmente conosce tutte le strofe? Chi la vera storia dell’Inno? E, infine, chi saprebbe raccontare chi fu Goffredo Mameli e cosa lo spinse a scrivere parole piene di tanto amore per la Patria? Sono un’insegnante e quando pongo queste domande ai miei alunni la risposta è sempre la stessa: una imbarazzata alzata di spalle. Credo, invece, che conoscere l’Inno e la sua storia e figurarsi i giovani italiani che, come il nostro Goffredo, furono disposti a sacrificare la propria vita per la Patria siano due condizioni molto importanti per i nostri giovani (e per i meno giovani), soprattutto per ritrovare le nostre radici e imparare ad apprezzare e ad amare il nostro caro Stivale, così dilaniato dalle potenze straniere per secoli e secoli.
Siamo soliti intonare l’Inno in occasione di ricorrenze dell’Italia o di gare sportive ma quasi nessuno conosce ogni parola del nostro canto nazionale. Lei lo conosceva già per intero?
Ogni 17 marzo propongo ai miei alunni un’analisi accurata del testo dell’Inno. Poi, faccio loro vedere l’interpretazione di alcune strofe che Roberto Benigni fece a Sanremo nel 2009 (video che suggerisco a tutti, reperibile facilmente sul web). Infine, cantiamo l’Inno a squarciagola e mi emoziona vedere come i ragazzi lo cantino con più consapevolezza, proprio perché c’è la conoscenza. Quindi, sì: conoscevo l’Inno per intero (anche se non saprei recitare tutte le strofe a memoria).
Mameli ha 20 anni quando compone l’inno ed a quell’età è già poeta e patriota, quale modello può essere per i giovani di oggi?
Mameli, e tutti i ragazzi come lui di cui ignoriamo purtroppo l’identità, sono dei modelli fondamentali. I nostri giovani sono, come li chiamo io, “combattenti da tavolino”. Loro, cioè, fanno tutto con gli smartphone seduti comodamente sul divano: rimostranze, lotte, petizioni… Pensate, invece, ai giovani di una volta, che per fare le proprie battaglie dovevano viaggiare (spesso a piedi), armarsi e lottare; conoscere persone nuove, amiche e nemiche; presidiare il campo per difendere i propri diritti, i propri sogni. Pensate a quanta passione, a quanto fervore patriottico c’erano nei loro cuori; quale e quanta speranza dovevano avere nei confronti dell’”italiano del futuro” per sacrificarsi per lui. Bisogna immaginarseli, questi ragazzi, per poter comprendere la maturità, la forza di volontà, i sentimenti che possedevano e che li spingevano a rinunciare alla propria vita a favore di quella degli altri. Noi a loro dobbiamo molto. Tutto.
Nel libro, Lei scrive “C’era il bisogno di trovare parole nuove, rime coinvolgenti che rinsaldassero il senso di appartenenza a un solo popolo e ad una sola nazione”. Di quali parole abbiamo bisogno oggi?
Le stesse di quelle di una volta. Bastano e avanzano per poter apprezzare ciò che abbiamo. L’Italia è una terra bellissima, al centro del Mare Nostrum. Per secoli ambita da tutti. La nostra è una cultura vasta, ricca, solare, preziosa. Non capisco come si possa non vedere quanto siamo fortunati. Abbiamo bisogno di parole che ci facciano innamorare della nostra Terra di nuovo e per sempre.
Mameli mette in atto il suo patriottismo, al punto da morire in uno scontro due anni dopo aver scritto le parole dell’Inno. Di quali gesti abbiamo bisogno oggi?
Oggi di gesti ne abbiamo tanti (per fortuna!), ma non bastano mai. Penso, per esempio, alle giornate nazionali e mondiali in difesa delle donne, dell’ambiente, degli omosessuali, dei diversamente abili. A ogni giornata sono associati un simbolo, una festa, una canzone, delle manifestazioni. Dobbiamo solo continuare così. Stiamo procedendo bene con la sensibilizzazione di alcune tematiche che prima erano tabù.
Dopo questo albo illustrato, sta lavorando a progetti futuri?
Sto lavorando a un nuovo romanzo per ragazzi che tratta un tema molto caro agli adolescenti ovvero la separazione dei genitori. Ma non posso svelare di più, mi spiace. Stay tuned!