scritto da Nino Maiorino - 27 Gennaio 2022 09:20

Il giorno della memoria… per non dimenticare

Il giorno della memoria... per non dimenticare

“Zitto ebreo, devi morire nel forno”: così un dodicenne è stato preso a sputi nel livornese

Il padre ha chiamato il Comune per mettere a conoscenza il Sindaco di quanto accaduto al figlio di 12 anni.

Il bambino è stato aggredito, insultato, preso a calci e colpito da sputi da due ragazzine di 15 anni perché è ebreo.

Sconcerto, commozione e solidarietà da chi ha raccolto la telefonata a seguito della quale il Sindaco si è messa in contatto con il padre del bambino.

L’episodio è accaduto nel pomeriggio di domenica 23 gennaio al parco Altobelli di Venturina Terme. Il dodicenne, che frequenta la seconda media ‘Carducci’ di quella città, è stato insultato dalle due ragazzine con frasi del tipo “ebreo di m…., devi morire nel forno”, e poi è stato preso di mira con sputi, calci e botte sulla testa nel mentre le ragazzine gli intimavano “devi stare zitto perché sei un ebreo”.

“Una situazione incredibile, da pelle d’oca, sembra di essere ripiombati nei tempi più bui della storia del nostro paese -ha detto il sindaco Alberta Ticciati- l’Amministrazione comunale non intende sottacere o banalizzare quanto accaduto, che è di una gravità inaudita. Abbiamo invitato la famiglia a fare i propri passi. Mi confronterò tra oggi e domani con le forze dell’ordine e la scuola e faremo il possibile perché la cosa non venga archiviata e banalizzata. Il fatto che nel 2022 succeda una cosa del genere in una realtà come la nostra è di una gravità massima che va indagata, approfondita, compresa, e fortemente stigmatizzata. Questi atti, pericolosi e inaccettabili, vanno stroncati subito”.

Al quotidiano “La Nazione”, il padre del ragazzino, ancora sconvolto come il figlio, ha detto: “All’episodio grave si aggiunge un altro aspetto altrettanto grave, cioè il fatto che nessuno dei presenti abbia difeso mio figlio. Sono scioccato, così come lo è mio figlio. Non riesco a darmi una spiegazione per questo gesto. Non riesco nemmeno a parlarne, mi viene da piangere. Sinceramente non mi era mai accaduto niente di simile”.

Il padre ha raccontato di altri episodi che erano accaduti anni fa quando il ragazzo frequentava la scuola elementare: “Avevo trovato sui messaggi che si scambiava con i ragazzi un disegno con una svastica e un paio di scarpe con scritto dal 39 al 42. In quell’occasione avevo informato i genitori, avevo fatto presente la gravità del gesto. Ma questa volta non mi fermo. Ho già parlato con la sindaca, con la dirigente scolastica, ho informato la Comunità ebraica di Firenze che informerà quella di Livorno. E oggi farò la denuncia alle forze dell’ordine. Non ci si può voltare da un’altra parte, questi episodi vanno condannati e denunciati. Non si può scherzare con una cosa così tragica. Anche i genitori devono comprendere cosa è stato fatto da queste due ragazzine”.

A pochi giorni dalla celebrazione della “Giornata della memoria” tale episodio fa riflettere, non tanto per il gesto in sé, ma per la considerazione che, dopo circa ottant’anni, ancora ci si ostina a commettere tali violenze, peraltro da parte di ragazzi che certamente non hanno conosciuto direttamente quegli orrori, ma dei quali hanno sentito parlare e in maniera non adeguata se, all’atto pratico, violentano in tal modo un bambino.

Significa che qualcuno ha trasmesso loro la memoria, ma senza farne comprendere il significato.

E fa riflettere anche un’altra considerazione: all’accaduto erano presenti anche persone adulte che non sono intervenute; vili ed ignavi che Dante relegò nel terzo cerchio dell’Inferno.

Perché? dobbiamo chiederci tutti, in special modo noi adulti e anziani, ma anche i familiari di questi ragazzi, che, evidentemente distratti, o superficiali, non pensano di educare i loro figli e nipoti in maniera che quegli orrori vengano ben compresi in modo che non possano più accadere.

Portare i ragazzi, come ha detto il Sindaco, a Sant’Anna di Stazzena, il paese dove avvenne una orrenda strage di civili da parte delle SS tedesche, è una cosa poco utile, perché il raccontare non evidenzia la gravità di ciò che all’epoca accadde.

E’ necessario che questi ragazzi vengano portati ad Auschwitz e a Birkenau, per far loro vedere le migliaia di occhiali, i capelli, i denti conservati, tolti prima che i condannati a morte venissero condotti nelle camere a gas, nelle quali venivano soppressi per poi essere portati nei forni di cremazione.

Portiamoli a vedere i forni, le camere a gas, le costruzioni nelle quali c’erano le corsie con i letti a castello nei quali i prigionieri erano costretti a dormire.

Sant’Anna di Stazzema non dà la vera dimensione di quel genocidio perpetrato ai danni di interi popoli, perché diversi per etnia, per religione, per pregiudizi, o solo perché ritenuti di razza inferiore.

Non portiamo questi ragazzi a vedere solo film come “La vita è bella” che falsano, anche se inconsapevolmente, la rappresentazione di quegli orrori, altrimenti essi, che fortunatamente non hanno cognizione di quella che è stata la shoah, non riusciranno mai a capire quello che è avvenuto circa ottant’anni fa.

Noi anziani abbiamo il dovere di trasmettere ai giovani la memoria di questi orrori, per evitare quello che è accaduto a Campiglia Marittima, episodio che denota non solo la comprensibile ignoranza dei ragazzi, ma anche quella delle relative famiglie e degli anziani che non fatto comprendere la gravità di quegli orrori ai figli, e ai nipoti e pronipoti.

“Mentre ci avviciniamo al giorno della memoria del 27 gennaio che segna sul calendario la fine della Shoah a livello mondiale, assistere a scene di questo tipo nel nostro contesto sociale è scioccante. Per questo è necessario andare avanti sull’accaduto con la fermezza che la sua gravità richiede. L’Amministrazione comunale esprime la più profonda solidarietà al ragazzo e alla sua famiglia. Tutta la nostra comunità è con loro. Contro la violenza, contro la discriminazione, contro l’orrore che questi atti suscitano. Stop all’antisemitismo”, conclude il Sindaco del Comune di Campiglia Marittima.

Uniamoci tutti a tale esortazione: la ricorrenza del 27 gennaio dia l’impulso affinché, tramite la divulgazione di quegli orrori, il genere umano non abbia più da piangere su analoghe tragedie.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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