A colloquio con Miriam El Ouazani: “Spero di essere nella vita un esempio per i ragazzi come me”
A colloquio con Miriam El Ouazani: “Spero di essere nella vita un esempio per i ragazzi come me”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha nominata Alfiere della Repubblica “per l’impegno con cui si dedica alla crescita dei ragazzi fuori famiglia”
Ci sono storie che fa bene ascoltare e fa bene raccontare per l’esempio positivo che esse propongono e la speranza che suscitano in chi le conosce. Una di queste è la storia di Miriam El Ouazani, nostra concittadina diciannovenne, diventata nota per aver ricevuto, lo scorso 14 dicembre, la nomina di Alfiere della Repubblica direttamente dal Presidente Sergio Mattarella “per l’impegno con cui si dedica alla crescita dei ragazzi fuori famiglia”.
Ma chi è Miriam e qual è la storia che l’ha portata ad ottenere questo importante riconoscimento?
L’ho incontrata insieme a Rosa Cioffi (nella foto a fianco), Responsabile delle Case Famiglia “Amaranta” e “Batuffoli di cotone” di Castellammare di Stabia presso le quali Miriam è stata prima affidata e poi inserita quale personale dello staff.
È Rosa a parlare per prima. I suoi occhi, prima ancora della sua voce, dicono tutto della passione che mette nel suo lavoro, dell’affetto sincero che prova per Miriam e dell’orgoglio che sente nel raccontarmi di lei e nell’essere consapevole dei traguardi che ha raggiunto.
“Ho conosciuto Miriam nel 2017 quando io ed un mio collega, Giuseppe, andammo a prendere lei e le sue sorelle minori a Palermo, dove allora vivevano, e le portammo con noi ad Amaranta. All’epoca era una adolescente di 15 anni e mezzo segnalata dai servizi sociali per una situazione familiare spiacevole.”
Così inizia il racconto di Rosa. Non si sofferma sui dettagli di quella situazione “spiacevole” che anche Miriam non vuole ricordare. È una ferita che brucia ancora, meglio parlare della Miriam di oggi.
Iniziamo così a ricordare questi quattro anni fatti, ovviamente, di alti e bassi, di momenti belli e momenti difficili e bui.
Rosa racconta di quanto lei e lo staff della cooperativa Rugiada, di cui Amaranta è parte, abbiamo faticato ad ottenere innanzitutto la fiducia di Miriam e poi a svincolarla dal ruolo che si era cucita addosso di mamma delle sue sorelle. Una mamma protettiva ma al tempo stesso bambina, che dava le patatine alla sua sorella minoreperché nessuno le aveva mai detto che ai bambini di un anno non fanno bene le patatine.
Racconta ancora Rosa di quanto sia stato difficile per Miriam elaborare i suoi vissuti, acquisire consapevolezze, anche quella di essere una adolescente, e accettarei propri limiti.
Accanto a lei c’è Miriam che annuisce, che ha un sorriso dolcissimo e non diresti mai che al tempo stesso è una vera combattente ed una ragazza che ha saputo mettersi in discussione, ha saputo accettare di fare un percorso di psicoterapia e ne ha tratto vantaggio, ha saputo imparare che nella vita ci si può anche fidare, malgrado le ansie, malgrado le paure.
“Nella vita bisogna sempre poter camminare a testa alta, qualsiasi cosa succeda” esordisce così Miriam.
È felice di se stessa e si vede.
“La vita ti mette davanti delle scelte e dipende da noi come affrontare le esperienze che ci capitano e saper cogliere l’occasione per diventare persone migliori oppure al contrario perdere questa possibilità. Quello che vorrei è poter essere un esempio per tanti giovani come me”
E di bivi lungo il cammino e scelte Miriam ha dovuto sicuramente già affrontarne parecchi.
Quando stava per compiere 18 anni, Miriam, che nella possibilità di un affido famigliare aveva davvero creduto, ha dovuto invece scontrarsi con la realtà che prevede l’uscita dei ragazzi maggiorenni dalla casa – famiglia. Rosa mi fa notare come qui si trova un grosso limite del sistema assistenziale perché difficilmente un giovane diciottenne, peraltro senza una famiglia alle spalle, possa pensare di essere indipendente economicamente. Al tempo stesso, a diciott’anni è difficile trovare una famiglia pronta all’affidamento.
A quel punto Rosa, insieme a Monica Romei, referente campana per Agevolando, ha iniziato a pensare per Miriam ad un c.d. “Progetto di autonomia guidata”. Si trattava di un progetto sperimentale in quanto non disciplinato da protocolli e quindi creato ad hoc.
È stato così che a marzo 2020, proprio all’inizio della pandemia e un mese prima di compiere 18 anni, Miriam ha iniziato il suo tirocinio formativo retribuito di cinque mesi presso la Casa Famiglia Batuffoli di cotone, nell’ambito del progetto “Più in là ragazzi” di Agevolando e con la collaborazione del soggetto ospitante Rugiada. Da subito Miriam ha dimostrato la sua predisposizione nel campo dell’assistenza, della formazione e della educazione dei minori. Essendo l’unica ragazza maggiorenne in una comunità 4-14 anni, ha iniziato ad essere un modello per i più piccoli. Nel contempo in comunità imparava come gestire i rapporti con gli altri ma anche come gestire l’economia della comunità.
Nei mesi successivi Miriam ha preso l’attestato di assistente all’infanzia.
Infine, con i servizi sociali, si è organizzata la possibilità di uscire dalla comunità. Oggi Miriam risiede a Cava de’ Tirreni presso i nonni materni, con i quali sta piano piano ricostruendo il rapporto, mentre le sue sorelle sono una ancora presso una Casa Famiglia, l’altra presso una famiglia affidataria.
Intanto Miriam ogni giorno si sposta a Castellammare di Stabia dove continua a lavorare per la cooperativa Rugiada nel centro sociale polifunzionale per minori “Il Melograno” come educatrice. Con grande saggezza e consapevolezza, mi dice che a diciannove anni è difficile capire cosa si voglia davvero nella vita e immaginarsi nel futuro, ma al momento pensa e speradi aver trovato la sua strada conscia che sapere come ci si senta dall’altra parte possa essere di grande aiuto a comprendere meglio certe situazioni.
Miriam mi saluta sintetizzando la sua situazione attuale con la massima di Confucio: “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neanche un giorno in tutta la tua vita”.
È così che al momento si sente.
È proprio vero che è una ragazza in gamba. Noi le auguriamo che possa essere sempre così per tutta la vita, a vantaggio suo e di tutti i giovani che incontrerà ed aiuterà.