Storie strane… inquietanti leggende sulla morte
Storie strane... inquietanti leggende sulla morte
Una delle tante inquietanti leggende sulla morte
Nel mondo sono tante le inquietanti leggende sulla morte, una di queste è quella che ruota attorno al piccolo villaggio di Dargavs, che è considerato uno dei posti più inquietanti e misteriosi di tutta la Russia.
Dargavs è un insediamento nel distretto di Prigorodny della Repubblica dell’Ossezia settentrionale-Alania, Russia, situato sul fiume Gizeldon. E’ un fiume nell’Ossezia settentrionale-Alania a ovest di Vladikavkaz. Prosciuga le pendici settentrionali e i ghiacciai del monte Kazbek a nord fino a Terek. Il fiume è lungo 80 chilometri, con un bacino di drenaggio di 604 chilometri quadrati.
Dargavs era un centro della provincia osseta di Tagauria.
Situato tra le montagne del Caucaso, questa spaventosa cittadina in realtà altro non è che un cimitero, composto solamente da tombe e cripte. In passato la gente temeva a tal punto questo luogo, che credeva che chiunque vi si fosse recato non ne avrebbe fatto più ritorno vivo.
Non c’è quindi da meravigliarsi per il gran numero di leggende che ne sono scaturite.
La più grande necropoli del Caucaso è situata su un colle verde, tempestato da tante piccole costruzioni. Si tratta di vere e proprie cripte, per un totale di 97.
L’unico altro edificio presente è una torre di guardia in rovina, che, secondo alcune leggende, all’epoca era destinata a vigilare sul riposo delle anime.
Le cripte, per lo più sviluppate su due o quattro piani, hanno forma circolare e un tetto conico, sostenuto da una struttura piramidale. L’insolita conformazione del tetto, che presenta delle piccole sporgenze a forma di gradini, è necessaria affinché l’acqua possa defluire verso l’esterno e non inondi la costruzione.
Le cripte di dimensioni più piccole, invece, a volte ne sono sprovviste.
Le mura sono costruite quasi interamente in pietra e stuccate con argilla o calce e presentano tutte una piccola apertura, pensata per introdurvi i corpi. Molti anni fa alcune di queste aperture vennero chiuse quasi totalmente, o vennero rese così piccole da non consentire il passaggio di una persona di corporatura media.
Gli abitanti del posto seppellivano i membri della loro famiglia con i propri vestiti e oggetti personali.
Ogni nucleo familiare aveva la propria cripta, e più questa era alta più persone vi potevano essere sepolte dentro. Ovviamente vi sono anche delle tombe più semplici, destinate alle persone che rimanevano senza famiglia o ai forestieri.
All’interno delle cripte solitamente i corpi venivano posti dentro casse di legno simili a delle barche (una volta venne anche trovato un remo accanto ad una di esse).
Sorge spontaneo chiedersi come e perché queste imbarcazioni siano giunte fin lì, dal momento che non vi sono fonti d’acqua navigabili nelle vicinanze. Questo perché, secondo alcune credenze, prima di potersene andare dalla terra e raggiungere in tranquillità il cielo, l’anima del morto avrebbe dovuto attraversare un fiume.
Di fronte alle cripte erano poi presenti dei pozzi. Le persone del posto erano solite gettare delle monete al loro interno e, nel caso in cui si fosse percepito il rumore della moneta sul fondo, questo avrebbe voluto dire che l’anima del morto era già giunta in cielo.
Una leggenda narra che un giorno nel villaggio giunse una giovane donna dalla bellezza straordinaria. Nessuno sapeva da dove venisse. Tutti gli uomini improvvisamente si dimenticarono delle loro amate e iniziarono a litigare tra di loro per conquistare il cuore della ragazza.
Vi furono anche dei morti. La ragazza venne così portata di fronte a un consiglio, ma persino gli occhi degli uomini del consiglio si illuminarono di fronte a tanta bellezza.
Alle donne del villaggio questa situazione non piaceva e decisero di mandarla via, dicendo a tutti che si trattava di una strega.
Ma gli uomini non volevano rinunciare alla sconosciuta, tantomeno volevano che andasse in altri villaggi e facesse innamorare di lei altri uomini, per cui decisero di ucciderla: in questo modo sarebbe potuta andare solamente da Dio.
Subito dopo la sua morte, nel villaggio scoppiò un’epidemia di peste. Ma la terra non accolse i corpi delle persone morte e li respinse verso l’esterno, facendo comparire delle cripte.
Un’altra leggenda narra che chiunque si fosse recato in quel luogo sarebbe morto. Per questo motivo gli abitanti del posto evitavano di andarci e, coloro che andavano a curiosare, venivano dati per spacciati, credendo che la loro vita non sarebbe durata ancora a lungo.
A questo si aggiunge l’epidemia di peste del XVIII secolo che vide diminuire la popolazione da 20.000 a 16.000 abitanti. Le persone colpite dalla malattia, per evitare di infettare qualcuno, si recarono di propria volontà nelle cripte, e non fecero più ritorno. Le provviste di cibo e acqua, infatti, ben presto terminarono e la gente iniziò a morire di fame, per timore di poter contaminare qualcuno. E così i loro corpi rimasero per sempre nelle cripte.
Per questi motivi, al giorno d’oggi Dargavs è considerata la più inquietante delle “città dei morti”.
Alcune curiosità: ogni cripta può contenere i resti di fino a cento persone. Durante l’intera esistenza della necropoli, sono state sepolte qui poco meno di 10.000 persone.
Esiste solo una strada che conduce alla cittadina. Su questa strada si alza sempre una fitta nebbia che contribuisce ancora di più alla sensazione di mistero che avvolge questo posto.
La necropoli è giunta fino a noi grazie agli Alani, discendenti degli Osseti, a cui è spettata la scelta del luogo in cui erigere le cripte. “La città dei morti” sorge su un terreno asciutto, in modo che l’acqua non ristagni.
Oggi Dargavs è un territorio protetto dall’UNESCO.