Un’altra grande del cinema italiano ci ha lasciato, privandoci di un’altra protagonista della cinematografia nazionale, anche tramite la quale il nostro paese si è proiettato sullo scenario mondiale.
Lina Wertmuller era nata il 14 agosto 1928, è deceduta giovedì 9 dicembre 2021 all’età di 93 anni, dopo una vita intensa che le ha dato tante soddisfazioni.
Lina Wertmuller è il pseudonimo di Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, un nome lunghissimo che evidentemente ha condizionato la grande regista anche nella sua attività artistica.
Infatti, molti suoi film hanno titoli lunghissimi, fa eccezione solo il primo che girò nel 1963, dal titolo “I basilischi”, una storia triste di come il paese natio ed i relativi riti e modi di vivere possano condizionare la mentalità e la vita anche di giovani i quali, avendone la possibilità, potrebbero proiettarsi in una realtà diversa, più grande e che offre tante possibilità rispetto ad un piccolo paese, ma alla quale essi rinunciano non per il timore di non riuscire, piuttosto per essersi assuefatti a quel piccolo mondo che li soddisfa e li fa rinunciare ad affrontare le vere sfide della vita; la Wertmuller era di origini lucane, conosceva bene la provincia e i suoi condizionamenti.
Un esordio per il quale la Wertmuller vince il Festival di Locarno, ricevendo il premio della “Vela d’argento”.
Avrebbe poi detto “Ho una natura allegra. Quando ‘I basilischi’ vinsero il Festival di Locarno e premi in tutto il mondo, dicevano che era nata una regista impegnata: l’etichetta mi annoiava, per questo volli fare ‘Il giornalino di Giamburrasca’ per la tv, con Rita Pavone”.
In precedenza la Wertmuller già aveva girato, o contribuito a realizzare, altri film: nel 1953 era stata segretaria di edizione di “…e Napoli canta” di Armando Grottini, (che segnò l’esordio sulle scene di Virna Lisi), poi fu aiuto-regista di Federico Fellini nei film “La dolce vita” del 1960 e “8 e mezzo” del 1963.
Nel 1963 si sentiva il grado di realizzare da sola opere cinematografiche e, dopo il successo de “I basilischi”, si imbarcò in questa avventura che le avrebbe dato soddisfazioni e successi in campo nazionale e internazionale.
I suoi filmati sono tanti, 24 opere cinematografiche, 8 sceneggiati televisivi, trasposizioni teatrali di opere cinematografiche, come “Storia di amore e di anarchia”, ma anche regie di spettacoli come la prima edizione di Canzonissima e, con lo pseudonimo di George H. Brown le serie “Rita la zanzara” e “Non stuzzicate la zanzara”, con Rita Pavone e con l’esordiente Giancarlo Giannini.
Verrà, poi, “Il giornalino di Gianburrasca”, realizzato col suo nome.
Dopo essersi iscritta, a diciassette anni, all’Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff, regista russo allievo di Stanislavskiy, in seguito fu animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli, e successivamente collaborò con celebri registi teatrali, come Salvini, De Lullo, Garinei e Giovannini.
Dagli anni ’60, fino al 2010, è stata costantemente presente sul palcoscenico internazionale, realizzando i più noti film:
- I basilischi (1963)
- Questa volta parliamo di uomini (1965)
- Rita la zanzara (1966)
- Non stuzzicate la zanzara (1967)
- Il mio corpo per un poker, co-regia di Piero Cristofani (1968)
- Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972)
- Film d’amore e d’anarchia – Ovvero “Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…” (1973)
- Tutto a posto e niente in ordine (1974)
- Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974)
- Pasqualino Settebellezze (1975)
- La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia (1978)
- Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici (1978)
- Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada (1983)
- . sotto.. strapazzato da anomala passione (1984)
- Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1985)
- Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico (1986)
- In una notte di chiaro di luna(1989)
- Sabato, domenica e lunedì(1990)
- Io speriamo che me la cavo(1992)
- Ninfa plebea(1996)
- Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica(1996)
- Ferdinando e Carolina( 1999)
- Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004)
Una delle caratteristiche dei film della Wertmüller è la grande raffinatezza delle ambientazioni.
Tutti i suoi film sono caratterizzati e intrisi di una forte satira sociale, grottesca e travolgente, molti contraddistinti da titoli esageratamente lunghi, come, ad esempio, “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova. Si sospettano moventi politici” (1978).
Nel 1965 gira “Questa volta parliamo di uomini” del 1965, con Nino Manfredi, e vince la Maschera d’Argento.
Nella seconda metà degli anni ’60 instaura un sodalizio con l’attore Giancarlo Giannini e l’attrice Mariangela Melato, binomio perfetto per interpretare gli stereotipi nostrani, che saranno presenti in diversi dei suoi grandi successi. Tra questi: “Mimì metallurgico ferito nell’onore” (1972), magistrale affresco del sud italiano e dei suoi miti attraverso la storia di un giovane siciliano immigrato a Torino.
Altri titoli da ricordare sono: “Film d’amore e d’anarchia, ovvero stamattina alle 10 in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza” (1973), “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” (1974), “Pasqualino Settebellezze” (1975), “La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia” (1978), “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova… si sospettano moventi politici” (1978).
Per “Pasqualino Settebellezze”, nel 1977 arrivano tre candidature agli Oscar, tra cui quello per la miglior regia: è la prima donna ad essere candidata alla vittoria dell’Oscar come miglior regista: dopo di lei ci saranno solo Jane Campion e Sofia Coppola, rispettivamente nel 1994 e 2004.
Nel 1992 dirige “Io speriamo che me la cavo” (con Paolo Villaggio); quattro anni dopo, nel 1996, torna alla satira politica con “Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica”, con Tullio Solenghi e Veronica Pivetti.
Dopo la ricostruzione storica “Ferdinando e Carolina” del 1999, Lina Wertmüller torna a girare, realizzando il film per la tv “Francesca e Nunziata” (2001, con Sophia Loren e Claudia Gerini) ed il film “Peperoni ripieni e pesci in faccia” (2004, ancora con Sophia Loren).
Il suo ultimo lavoro si intitola “Mannaggia alla miseria”, film per la tv del 2010, con il quale conclude la sua carriera, mostrando una particolare sensibilità nei confronti della povertà di milioni di esseri umani, superabili con la creazione di particolari meccanismi finanziari come le cosiddette Banche dei poveri, Istituti bancari che operano, soprattutto nei paesi del Terzo Mondo, nel campo della micro-finanza, ovvero nell’erogazione di servizi finanziari, quali, ad esempio prestiti, gestione del risparmio ed assicurazioni, caratterizzati da importi unitari molto bassi (equivalenti a pochi o decine di euro) a soggetti che il settore bancario tradizionale considera “non solvibili”; il primo di tali Istituti è stato la Grameen Bank fondata nel 1976 da Muhammad Yunus nel Bangladesh.
E’ stata una grande ammiratrice di Mina, della quale disse: “Per Mina ho scritto il testo di ‘Mi sei scoppiato dentro al cuore’, ma come regista, ovviamente, ho pensato più di una volta a lei, perché mi piace moltissimo, soprattutto per la sua particolare caratteristica di mettere insieme il freddo e il caldo, di unire una notevole sensibilità, una bella voce, una grande abilità esteriore con questa bella faccia da medaglia, con questo aspetto statuario da bella Italia”.
Nel mese di giugno 2019 viene annunciato che Lina Wertmüller riceverà l’Oscar alla carriera; le viene consegnato nel 2020.
E anche noi di Ulisse ci uniamo al cordoglio generale per la perdita di questa grande donna, che ha saputo per circa un sessantennio, non solo farci divertire, ma pure riflettere sulle nostre debolezze e virtù.